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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Abbiamo nostalgia di Bjorn Borg

Nel mettermi al tavolo, per ricordarmi la vita di Borg, con l’aiuto di fascicoli di miei articoli rilegati, e quattro libri più o meno biografici, mi appaiono alcuni flash, simili a scene di teatro, o di un film, anche se sono prive del fascino di simili inesistenti immagini. Ma mi par giusto farli precedere da una breve scheda anagrafica. Bjorn (Orso) Borg, figlio di modesto negoziante e madre casalinga, nasce a Sodertalje, a nord di Stoccolma, il 6 giugno 1956. Affascinato da una racchetta vinta da papà in un torneo di ping pong inizia il suo tennis, successivamente allo hockey su ghiaccio.Esordisce in Coppa Davis a 16 anni, nel 1972, contro l’esperto neozelandese Onny Parun, e lo batte in 5 set. Prima di aver raggiunto i 18 vince gli Internazionali d’Italia battendovi Nastase 6-3, 6-4,6-2. Due settimane più tardi diviene il più giovane – sino allora – vincitore del Roland Garros, lasciando 2 game negli ultimi 3 set allo spagnolo Manolo Orantes. Non andò oltre i quarti, sui prati, col suo stile di accanito regolarista dal fondo, sino al 1976, quando due settimane di allenamenti sull’erba, e gli insegnamenti del compatriota ex campione Lennart Bergelin, lo aiutarono nell’impossessarsi del titolo di Wimbledon battendo in finale Nastase, in tre set. Rivinse l’anno dopo, nel ‘77, sdraiando fior di erbivori, Gerulaitis e Connors, in 5 set, e ancora nel ‘78 e nel ‘79, superando il gran battitore Usa Roscoe Tanner, e divenendo così il primo, dopo il neozelandese Tony Wilding (1910-13) a infilare un poker verde. Nel frattempo, aveva fatto di Roland Garros la sua abitazione rossa, vincendola 6 volte, dal ‘74 all’80, con l’eccezione del 1976 battuto, guardate un po,’ da Adriano Panatta, e del ‘77 contro Guillermo Vilas.Nel 1980, tuttavia, si fece più pericolosa la presenza di un McEnroe che gli stette ai panni nel più famoso dei tiebreak, il 16 punti a 18 del quarto set, in cui Borg ottenne 6 vani match point, e salvò 5 set point, per poi arrivare al quinto e concludere. Ma, l’anno seguente, fu di nuovo Mac a interrompere e scardinare la catena di 41 vittorie, con un 4/6, 7/6 (7-1) 7/6 (7-4) 6-4. L’anno dopo Mac ripetè il successo, per ottenere quel N.1 che era stato di Borg. Questi, ferito, cessò praticamente di giocare, con 2 sole riapparizioni nei due anni seguenti, due tentativi a Montecarlo, stroncati da Leconte e addirittura da un palletaro, lo spagnolo Arrese. Trascuro, dopo le molte vicissitudine umane, tre anni di tentati ritorni nel 1991, ‘92 e ‘93, ai quali si spinse per disperazione, necessità di denaro e altre ragioni scoraggianti.1° Episodio. Bastad, chiamata la Wimbledon svedese, è una splendida spiaggia, popolata, nei miei ricordi, da bellissime mamme di bellissimi bambini biondi. Più volte vi fui ospite, prima come giocatore, poi come inviato al seguito della nostra squadra di Davis, che vi giocò più volte contro la Svezia. Un giorno, in attesa di un match, stavo parlando con Percy Rosberg, che era stato N.3 svedese, e aveva la bomtà di ricordare una finale del torneo che avevo curiosamente raggiunto per essere malmenato da Sven Davidson, anche lui svedese, e N.3, ma del mondo: la miglior classifica fin lì raggiunta da un suddito di quel felice paese. Forse ce n’è un altro, che farà meglio di Davidson, mi disse Rosberg, e mi guidò verso un campo secondario, sul quale stava correndo un ragazzo. Dico correndo, ma quel tipo pareva un futuro campione dei quattrocento, per scatto e velocità. Quel che mi lasciò ancor più impressionato non fu soltanto la qualità atletica. Come raggiungeva la palla, il ragazzo la colpiva di diritto con una improvvisa torsione dell’avambraccio, per impartirle un lift fin lì sconosciuto. Quel nuovo gesto era addirittura superato dall’insolito rovescio, colpito a due mani. Non come erano usi fare l’australiano Bromwich o l’americo- ecuadoriano Segura, ma con un gesto che mi ricordò quello di un giocatore di hockey.«Sembra un campione di hockey» mormorai. E il mio amico: «Hai detto perfettamente. Come tutti i ragazzi, nelle scuole, Bjorn ha imparato a colpire il disco con quel gesto. E adesso lo utilizza per il rovescio e….». «Glielo modifichi?» domandai. «Giammai. Sarà la sua seconda forza, insieme al diritto».2°) Da Il Giorno di domenica, 6 Luglio 1980. «…non è l’emozione del momento che mi spinge a scrivere di non aver mai visto, dei mille osservati, un tie-break più eccitante. Mi manca lo spazio per trasferire tutte le note del taccuino, ma mi basterà – e forse non basterà – dire che Mac ha messo undici prime su diciassette, e Borg addirittura quattordici. Alla fine Mac si sarebbe imposto al settimo set point, annullando a Borg qualcosa come cinque match point. ….Erano, in quella, scoccate le 3 ore di gioco. Sarebbe stato un altro miracolo se Mac avesse tenuto un’altra mezz’ora. Bruciava le sue ultime energie, Mac, recuperando da 0-40 nel secondo game.Nei successivi quattro turni di battuta, l’Orso gli avrebbe lasciato un solo punto. Mac sputava sangue per salavare altre tre consecutive palle break nell’ottavo game, si trascinava coi denti al quattordicesimo. L’Orso pareva bello fresco, e soltanto l’aria intenta, quasi accorata, ne tradiva l’interno affanno. Due passanti imprendibili di Borg, e Mac si ritrovava a fronteggiare due nuovi match point. Seguiva a rete, alla brava, volleava la violenta ribattuta di rovescio di Bjorn, e si buttava invano su uno spaventoso tracciante in cross. Baciava il sacro suolo ormai privo dell’erbetta strappata. Avrebbe avuto la bontà di dichiarare che questa è stata, delle cinque, la finale più difficile».3°) Da Il Giorno di lunedì, 31 Gennaio 1983. «Borg si è reso conto di non poter più vincere. e ha scelto la strada più ovvia: che farà con 50 miliardi ?». Due settimane dopo aver vinto il suo quinto Wimbledon nel 1980 Borg legalizzava un lungo sodalizio con Mariana Simionescu, la tennista romena che ne aveva condiviso sin lì la vita con il coach Bergelin. Sembrerebbe impossibile che il matrimonio con una collega possa sregolare una vita ripetitiva, simile al funzionamento di una macchina. Dal giorno del sì, pronunziato in Romania di fronte a folle entusiaste per l’insolito lusso di circa 200 invitati, Borg non fu più lo stesso. Il primo mutamento fu la decisione di diminuire clamorosamente il numero dei tornei, 11 nel 1980, soltanto 9 l’anno seguente. Il ragionamento di Bjorn, e dei suoi gestori della IMG fu: Borg guadagna per una esibizione 50.000 dollari, più che per un torneo. E se gioca meno tornei, la gente desidera di più vederlo. Insieme all’allentamento della disciplina di Bjorn, una malattia renale mise fuori gioco Mariana per un periodo lungo. Nato in un paese di sesso facile, le compagnie che Bjorn prese a frequentare apparvero subito di terz’ordine: non so se si possa classificare tra queste una seconda sposa, Jannike Bjorling, che, oltre a partorirgli un figlio, fu la prima a denunziare, addirittura quale vendetta giornalistica, l’assuefazione del marito alla cocaina.Mentre così viveva, mentre così giocava le esibizioni – perdendo 6 volte su 7 da Connors – Borg deve essersi detto la verità. Aveva finito di voler vincere il giorno in cui era caduto in ginocchio sul Centre Court, dopo aver battuto per l’ultima volta Mac. Tutto il resto era stato un vano equivoco.4) Non ho scritto nulla della più tragica delle vicende di Borg, perché non sono forse un vero giornalista. Ma, così come rifiutai la cronaca nera, all’inizio della mia carriera, preferendole lo sport, mi rifiutai di dare testimonianza ad una successiva vicenda, pur seguendo da vicino quanto avvenne. Borg oscillò dunque tra l’abbandono del gioco, e l’improbabile direzione, per interposte persone, di commercializzazione del suo nome. In una delle frequenti notte bianche, si trovò di fronte, e ne venne sconvolto, ad una cantante italiana di successo, Loredana Bertè. La vita dei due non tardò a mescolarsi con vicende preoccupanti, droga, promiscuità. Sinchè, una mattina, il pronto soccorso ricevette la notizia che Borg era svenuto, nella sua abitazione milanese di via Ariosto 10, e che forse era vittima di un avvelenamento da cibo. Trasportato all’ospedale Policlinico, Borg fu oggetto di un lavaggio gastrico, i medici stabilirono che aveva ingerito una ventina di tavolette di Rohypnol, insieme a preoccupanti quantitativi di alcol. Il nerbo superiore di Bjorn fece sì che riuscisse presto a uscire dal coma, e a salvarsi. Non altrettanto avvenne con la Ditta Internazionale di abiti, il BBDG, Bjorn Borg Design Goup, che, dopo lo scandalo, fallì, e lasciò il campione in una situazione finanziaria preoccupante.Seguirono, agli inizi degli Anni 90, e sino al ‘93, tentativi di rientro, soprattutto a Montecarlo, dove i genitori possedevano un negozio di articoli sportivi, e dove Bjorn tentò di sfuggire alle tasse svedesi. Ma credo che queste altro non siano che informazioni, di un uomo reso celebre, ma al contempo rovinato, da un gioco chiamato tennis.