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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Ritorno nello Spazio, questo è l’anno giusto

«Morirò su Marte, e non per un incidente» dice Elon Musk. Il fondatore di SpaceX ha progettato una colonia di 80mila abitanti sul pianeta rosso. Costo del biglietto: 500mila dollari. Fantascienza? Eppure SpaceX è stata la prima azienda privata a far arrivare un cargo sulla Stazione spaziale internazionale, al soldo della Nasa, quando nessuno riteneva possibile ereditare l’aura di mito degli Space Shuttle andati in pensione 5 anni fa. Oggi i progetti di Musk si allineano al nuovo sogno celeste dell’umanità: Marte. Abbastanza vicino da permetterci di immaginare il salto. Abbastanza lontano da caricare di brividi il pensiero del viaggio.Per la Nasa, il nuovo grande balzo dell’umanità avverrà negli anni ‘30. L’Agenzia spaziale europea (Esa) lancerà a marzo una sonda che farà scendere sulla superficie marziana un modulo, sperimentando le tecniche di atterraggio (missione ExoMars). Nel frattempo le ultime scoperte – dal bosone di Higgs alle onde gravitazionali – insieme alle capriole di Samantha Cristoforetti sulla Stazione spaziale, ci fanno ritrovare una passione per lo spazio che era sopita da qualche decennio. Il cinema – con l’aiuto della scienza – di un viaggio su Marte aveva d’altra parte previsto tutto con The Martian: da come produrre acqua a come far crescere ortaggi. E come tappa intermedia, con un progetto che è scientifico ma potrebbe essere scambiato per una scenografia, l’Esa ha studiato un “villaggio lunare”. Dei robot al polo sud gonfieranno un modulo abitabile, che sarà rinforzato con cemento realizzato in loco, prima di essere raggiunto dagli astronauti, ha spiegato Johann-Dietrich Woerner a luglio dell’anno scorso, appena arrivato alla guida dell’Esa.Di cosa stupirsi, d’altronde, in un’epoca in cui il Big Bang è stato riprodotto in laboratorio (l’esperimento Alice al Cern ha ricreato la zuppa primordiale di cui era composto l’universo pochi miliardesimi di secondo dopo la nascita), le onde gravitazionali appena catturate ci hanno fornito la prova diretta dell’esistenza dei buchi neri, e un kolossal come Interstellar viene scritto in parte da un fisico teorico (Kip Thorne, protagonista anche dell’osservazione delle onde gravitazionali)? E in cui, lavorando agli effetti speciali del film, Thorne fa a sua volta una nuova scoperta sui buchi neri, pubblicata sulla rivista Classical and Quantum Gravity.«Andremo su Marte. Non servono condizionali». Ne è convinto anche Marcello Coradini, che per più di vent’anni ha guidato l’esplorazione del sistema solare all’Esa e oggi è associato all’Agenzia spaziale italiana (Asi). «Ma non con i budget attuali. Quel che potevamo raggiungere con i soldi che abbiamo è stato già raggiunto». La sonda New Horizons l’estate scorsa ha sorvolato l’ultimo pianeta (o ex pianeta) del sistema solare, e ci sta ancora inviando immagini di Plutone. La presenza di acqua è stata confermata sulle lune di Saturno e Giove e – con tutta probabilità – anche sulla superficie di Marte (l’annuncio della Nasa è avvenuto in contemporanea con l’uscita di The Martian, a ottobre 2015). Il telescopio Hubble in 25 anni di vita ci ha regalato le immagini più spettacolari dell’universo (e la Nasa ha già pronto il suo erede, il telescopio spaziale James Webb che sarà lanciato nel 2018). «Ma l’aurea mediocritas in cui navighiamo non ci consentirà grandi salti», spiega Coradini. Il budget della Nasa per il 2017, proposto il 9 febbraio dal presidente Usa, è di 19 miliardi di dollari: il più alto dell’amministrazione Obama, ma inferiore di 260 milioni rispetto a quello concesso dal Congresso per il 2016. Crescono i fondi per monitorare l’inquinamento della Terra. Viene confermato il progetto di catturare asteroidi e sfruttarne le risorse minerarie. Ma calano i fondi per le missioni preparatorie per Marte. Niente a che vedere, nel complesso, con il “moonshot”: il soprannome del Progetto Apollo. «Guerra e spazio sono nemici», spiega Coradini. Quando le spese militari sono alte, come oggi, resta poco per lo spazio, anche se abbiamo idee magnifiche e supporto popolare».«Ma su Marte andremo anche se il costo previsto è di mille miliardi», sostiene Roberto Battiston, presidente dell’Asi. «L’uomo ha bisogno di sfide difficili. Sono i momenti in cui dà il meglio di sé. La corsa alla Luna sembrava una missione impossibile. Ma ha regalato agli Stati Uniti decen- ni di supremazia tecnica e industriale». Il viaggio su Marte avrà ricadute positive sugli equilibri della Terra: «È uno sforzo troppo grande per un’unica nazione. Tutti i Paesi dovranno collaborarvi. In pace» sottolinea Battiston. «Né – sostiene Coradini – saranno i privati a portarci su Marte. Loro cercano un profitto. E per ora nello spazio il mercato non arriva».Il pianeta rosso, rispetto alla Luna o alla Stazione spaziale internazionale, ci impone però un cambio di mentalità. «Gli oggetti che oggi mandiamo nello spazio – spiega Battiston – sono troppo costosi». Devono infatti essere sicuri al 100% ed essere dotati di pezzi di ricambio. Ma per raggiungere Marte, dove il solo viaggio di andata dura 7-8mesi senza possibilità di interventi da Terra, «dobbiamo trovare tecnologie che si autoriparino, esattamente come il corpo umano», spiega Battiston. «Come riuscirci? Osservando la natura, che non butta tutto ciò che si rompe come facciamo noi sulla Terra». L’incidente che su Marte non possiamo permetterci è quello capitato all’astronauta Luca Parmitano durante una passeggiata fuori dalla Stazione spaziale, nel luglio 2013: il suo casco cominciò a riempirsi d’acqua fino quasi a soffocarlo.In cambio, su Marte, troveremo forse il segreto della vita. «Sul pianeta – spiega Coradini – c’erano un tempo condizioni simili alla Terra, e un ciclo dell’acqua con pioggia, neve, tempeste. Forse c’è stata vita, forse la troveremo. Ma quando arriveremo sulla sua superficie, dobbiamo stare attenti a non distruggerla».