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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

L’inutilità delle telefonate fra potenti

Se telefonando si potessero evitare guerre fredde o calde, la prima frase comunicata da Graham Bell al proprio assistente Watson nel 1876 in un’altra stanza per dirgli alla cornetta soltanto di andare da lui, l’invenzione ormai esplosa nei gadget mobili sarebbe stata il perfetto strumento di pace.Anziché comunicare attraverso corrieri a cavallo, nastri del telegrafo o messaggi soggetti a malintesi, se le teste regnanti d’Europa si fossero telefonate nel 1914 – pronto, Keiser? Sono lo Zar. Mi senti Imperatore? Qui Giorgio V da Londra – per fermare la mobilitazione a catena delle truppe, il XX secolo avrebbe consciuto meno orrori. Ma il telefono oggi usato fra Obama e Putin per cercare di capire le reciproche intenzioni in Siria è solo un mezzo, che può ovattare gli equivoci, non produrre soluzioni. Il “telefono rosso” installato fra la Casa Bianca e il Cremlino nel 1963 dopo la roulette russa nucleare attorno a Cuba e che telefono non era affatto, ma una telescrivente sempre collegata, fu un cerotto su una ferita rimasta aperta. Certamente, la mitologia della “telefonata” rimane efficace e celebrata in colloqui famosi, come la chiamata di Nixon ai suoi ragazzi sulla Luna o quella del guardiano dell’Hotel Watergate che avvertì la polizia di un possibile furto e fece partire l’inchiesta che avrebbe demolito proprio Nixon. C’è qualcosa di antiquato, di obsoleto, anche in questa telefonata Mosca-Washington, che dovrebbe rassicurarci proprio nel suo anacronismo, ma in fondo ci inquieta. Come quel telefono che squillava nella notte in casa.