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 2016  febbraio 15 Lunedì calendario

Ci viene chiesto un giudizio secco sul Festival di Sanremo che si è chiuso sabato sera, cioè se sia stato un successo oppure no

Ci viene chiesto un giudizio secco sul Festival di Sanremo che si è chiuso sabato sera, cioè se sia stato un successo oppure no.

Che cosa rispondiamo?
Un successo, senza dubbio, come si evince dai numeri, unico elemento che conta davvero. In termini di ascolto: sommando gli ascolti delle cinque serate si ottiene lo share medio del 49,58%, il più alto da undici anni in qua. Lei ricorda che cos’è lo share medio, che cosa significa questa percentuale? Fatto uguale a 100 il numero di tutti quelli che da martedì a sabato sono rimasti a casa a guardare la televisione, si fa la percentuale di quanti, tra questi cento, hanno Sanremo. Lo share del 49,58 vuol dire che mezza Italia televisiva ha seguito le canzoni, e l’ultima sera c’era pure Juventus-Napoli.  

Già, com’è andata la serata finale con la partita contro?
La partita è costata due punti di share e 600 mila spettatori in meno rispetto all’anno scorso. Il che le fa capire che razza di risultato abbia raccolto Carlo Conti. Senza Juventus-Napoli, avrebbe fatto ancora di più. Detto questo, anche sabato è stato un successone: 11 milioni 223 spettatori, share del 52,52%. L’anno scorso lo share dell’ultima sera era stato del 54,21%, con 11 milioni 843 spettatori.  

E in termini di soldi?
Il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, ha detto che il Festival 2016 è costato 15,5 milioni di euro, cioè mezzo milione in meno del Festival 2015.  «Gli incassi - ha aggiunto - sono pari a 21 milioni netti più un milione di ricavi commerciali legati in gran parte alla vendita dei biglietti, dunque il saldo positivo è per 6,5 milioni. Fino a tre anni fa i costi del Festival superavano i ricavi» affermazione che smentisce quanto la Rai ha sostenuto negli anni passati, ma non importa. Il prezzo del biglietto, aggiungiamo, non era da poco, l’abbonamento alle cinque serate costava 672 euro, e c’è gente che è venuta da tutta Italia per vedersi lo spettacolo. C’è gente che viene a Sanremo tutti gli anni, ho letto di una signora furibonda perché non le hanno fatto comprare i biglietti on line e ne ha concluso che anche per riempire la platea dell’Ariston ci sono i favoritismi, “decidono tutto a Roma” eccetera, il che la dice lunga del clima nel quale viviamo, abbiamo il sospetto che la corruzione abbia inquinato anche il botteghino di Sanremo.  

La politica, mi pare, s’è tenuta alla larga dal Festival.
C’erano due pericoli (per dir così). Il dibattito in Parlamento della legge sulle unioni civili e l’eventuale propaganda al matrimonio omosessuale o magari all’omosessualità tout court. Direi che l’ostacolo è stato aggirato, Elton John, la prima sera non s’è portato dietro neanche il marito per non crear fastidi e sul tema non ha detto niente. I nastrini arcobaleno, di sostegno alla battaglia per l’approvazione della legge, sono stati esibiti tutto sommato sobriamente, anche se ci sarà qualche interrogazione parlamentare, però senza consguenze di nessun tipo. L’altro pericolo era Virginia Raffaele, che non si rimettesse a fare la Boschi col suo «concretamenteeee». Virginia ha fatto la brava, inanellando parodie da questo punto di vista innocue, la Ferilli, la Fracci, la Versace, Belen. Non ha tirato fuori nemmeno la Vanoni, che altre volte aveva minacciato querele («io e te abbiamo mai fatto l’amore?»).  

La Virginia è stata la vera vincitrice del Festival.
No, il vero vincitore del Festival è stato Carlo Conti. Il Festival, per uno showman incaricato anche della direzione artistica, è la più difficile delle prove, specialmente alla seconda volta. Dopo aver fatto bene al primo colpo, cascarono al secondo personaggi come Gianni Morandi, Pippo Baudo, Fabio Fazio. Fabio Fazio, che è comunque un fuoriclasse, fece di media nelle cinque serate del 2014 (suo secondo Festival consecutivo) il 38,5 di share. Carlo Conti, alla seconda prova, ha fatto quasi il 50. Quindi il vincitore è sicuramente lui, che infatti andrà avanti anche per una terza edizione, l’anno prossimo. Il segreto del successo è facile a dirsi, adesso che è tutto finito. Dentro un impianto solidamente tradizionale, il nostro uomo ha introdotto elementi di rottura leggera, rottura cioè sostenibile da un rete moderata come Raiuno. La Raffaele, il grande musicista con la Sla Ezio Bosso, il primo valletto della storia, Gabriel Garko, miope, bellissimo e balbettante, il papillon colorato di Vessicchio. Sono mancate le canzoni, ma a chi interessa che abbiano vinto gli Stadio con la Francesca Michelin al secondo posto? Le canzoni sono lì quasi per sbaglio. Sanremo, ormai da un pezzo, è tutta un’altra cosa.