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 2016  febbraio 11 Giovedì calendario

La foto in cui si vede l’uomo della Merkel a zerbino davanti a Cameron

Si dice spesso che una foto azzeccata è più efficace e convincente di un articolo di fondo redatto da una grandissima firma. È il caso di questa foto che riprende il mammasantissima della Commissione Europea, il tedesco Martin Selmayr, mentre fa un inchino come non se ne vedevano nemmeno ai tempi della vecchia Costantinopoli.
Piedi uniti, gambe rigide, fascicoli incorporati sul fianco, schiena piegata nonostante la pinguedine e capo piegato a novanta gradi in segno etologico di completa sottomissione e obbedienza.
Ma a chi, Martin Selmayr, rivolge l’appiattita e indignitosa riverenza? Al premier conservatore inglese David Cameron che, come si addice a chi ha il senso del suo ruolo, non presta nemmeno attenzione allo zerbino tedesco in forma umana che si protende sulla sua sinistra. Cameron infatti guarda altrove e tira avanti. Non ha tempo da sprecare.
La situazione, nella sua paradossale assurdità, la si capisce meglio se si tiene presente che Martin Selmayr è il burattinaio del presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker. Quest’ultimo infatti fu imposto al vertice della Commissione Ue da Angela Merkel che non poteva evidentemente mettere un tedesco a capo del governo dell’Unione europea. In questo caso infatti la Commissione sarebbe diventata, nei fatti, ed evidentemente, una succursale di Berlino. In quel posto quindi la cancelliera tedesca ha messo, come controfigura, l’ex presidente del minuscolo Lussemburgo, Junker. Un paravento, appunto. Anche perché Junker è un uomo fedele che, da sempre, gode della piena fiducia della Merkel. Junker infatti non avrebbe mai potuto aspirare a questo ruolo strategico senza poter contare sulla specifica investitura della cancelliera tedesca. Ma siccome, anche in Germania, vale il principio che «fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio», la Merkel non si è accontentata di mettere il debole Junker a capo della Commissione Ue, ma gli ha anche affiancato il suo mastino di fiducia, Martin Selmayr, appunto. Un uomo brutale, che conosce tutti i meccanismi dell’Unione europea e che non fa sconti a nessuno. Salvo se incontra Cameron sul suo cammino. Per confermare la brutalità dell’uomo basti pensare che è stato Selmayr ad aver costretto alle dimissioni, su due piedi, il consulente giuridico della Commissione (che, per sola colpa, aveva quella di essere italiano), il giorno dopo che Matteo Renzi aveva osato sollevare dei distinguo politici sulla politica della Commissione Ue.
Sennonché il feroce titolare dell’ortodossia tedesca nella guida dell’Europa teutonica, si piega come un lacchè d’altri tempi di fronte (anzi, addirittura di lato, per essere esatti) a David Cameron che è l’uomo che, con il referendum da lui indetto sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea (Brexit), si propone di azzoppare l’Europa intera. E che, per evitare di indire il referendum, pone a Bruxelles delle condizioni iugulatorie che se un premier italiano osasse, non esprimerle, ma solo pensarle, verrebbe polverizzato all’istante con una scarica imparabile di spread. Essa, arbitro Napolitano, aveva già raggiunto il suo scopo un’altra volta, tra l’unanime applauso masochistico di coloro che, nel nostro paese, contano. E infatti si vede com’esso è ridotto.
Cameron infatti propone che gli immigrati europei in Uk (sottolineo: europei; che dovrebbero quindi godere del principio della libera circolazione) non fruiscano più, e per ben quattro anni, di nessuna copertura di welfare. Ciò vuol dire, tanto per scendere sui numeri, che 700 mila polacchi che stanno lavorando in Uk,non sarebbero più coperti da nessuna garanzia pubblica mentre il resto dell’Europa ospita senza fiatare e gli garantisce subito il welfare sia che lavori, sia che non lo faccia, a chiunque entri con un gommone o a piedi. Senza contare le centinaia di migliaia di italiani che hanno trovato lavoro e garantito competenze alla Gran Bretagna. Non contento di questo, Cameron, ha proposto, fra l’altro, che il suo paese (che peraltro non aderisce all’euro) abbia il diritto di esprimere il parere (ed eventualmente far sospendere) sulle misure riguardanti l’euro che potessero avere delle conseguenze sulla floridezza della piazza finanziaria di Londra che, non solo non crede nell’euro (che infatti ha snobbato, lasciandolo perdere) ma vuol anche essere protetta dall’ipotesi che l’euro possa avere successo.
A un leader come David Cameron che oggettivamente rappresenta un ulteriore e gravissimo pericolo per l’Europa come è stata costruita sinora, il massimo rappresentante, nei fatti, della Commissione europea (Martin Selmayr, appunto) rende l’omaggio, assumendo l’indignitosa posizione dello zerbino. E poi ci sono fior di editorialisti italiani che, sprezzanti del ridicolo, invitano Renzi a non polemizzare «con l’Europa». Quale Europa, scusate?