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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Il traffico delle mozzarelle porta nelle casse della Camorra 15 miliardi di euro

È un business illegale che secondo una stima della Coldiretti vale 15 miliardi di euro, quello del settore caseario e ortofrutticolo. Ci aveva messo le mani anche il clan Moccia, che dai rioni di Afragola era arrivato a Roma. Luigi Moccia, mentre era in “libertà vigilata, manifestava un forte interesse a intraprendere attività ‘imprenditoriali’ nella Capitale, avvalendosi di fittizi intestatari”.
È un passaggio dell’ordinanza che ieri ha portato all’arresto di sette persone, cinque in carcere e due ai domiciliari per reati contestati a vario titolo che vanno dall’intestazione fittizia al trasferimento fraudolento di valori e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
L’inchiesta nasce dopo che a fine 2013 viene aggredito Domenico Di Nardo, grossista di frutta e verdura. Di Nardo dopo un periodo di sospensione aveva ripreso “a fornire alcuni supermercati Conad all’insaputa di Roberto Moccia”, che poi – stando all’ordinanza – lo aggredisce. In un’intercettazione si legge: “Roberto una mattina di queste si svegliò storto… è andato là… senza non leggere e non scrivere e gli ha dato un paio di schiaffi”. Roberto Moccia si chiama Gennaro è non è parente di Luigi Moccia, ma secondo gli inquirenti ne favorisce lo sbarco a Roma.
“Eloquente – scrive il gip – è la conversazione intercettata il 19 giugno 2014”. Roberto è in macchina con la sorella: “Lui abituato che a Napoli non doveva fare e lui quando dice il cognome suo Moccia… si sa che è… chi è, chi sono, chi non sono (…) va beh lui per le conoscenze che c’ha… è andato a parlare proprio con il capo di queste grandi catene di aziende… e lui gli fa piacere Moccia Luigi… cioè ma lei è Moccia Fruit… (ride) … cioè ma veramente io sono il cugino (…) Dice che… a Roma è Moccia Fruit hai capito come … a Napoli è Moccia la camorra”.
Alcuni indagati puntavano al mercato di Barcellona. Mentre Luigi Moccia, secondo gli investigatori, si concentrava anche sul settore alberghiero con l’acquisto di strutture peraltro già sequestrate preventivamente nel giugno 2013 e confiscate nel 2014. Tuttavia, “al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale”, Moccia le intestava fittiziamente o al figlio o a terzi.
Tra questi Riccardo Nardella, finito ai domiciliari, “socio effettivo della Geni (settore lattiero caseario, ndr) e che sapeva che il suo unico socio vero era Moccia Luigi”. Tra le telefonate di Nardella c’è quella “con un uomo dall’accento romano”. I pm non sanno chi sia, ma la scheda del romano è intestata al ministero dell’Interno “e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ufficio di Via Lanza”. Ossia la sede dell’Aisi (ex Sisde), il servizio segreto interno. Un collaboratore dice di sapere della titolarità “da parte di questi (dei Moccia, ndr) di quote occulte nelle società di calcio Lazio e Salernitana”, entrambe di proprietà di Claudio Lotito. Non ci sono conferme.