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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Gun, il giornale unico della nazione

Il Giornale Unico della Nazione (GUN) criticava Grillo perché comandava i 5Stelle a bacchetta; ora lo critica perché fa un passo di lato e torna a fare spettacoli. Il GUN attaccava Grillo e Casaleggio perché volevano tenersi tutti il finanziamento pubblico; ora li attacca perché i 5Stelle rinunciano al finanziamento pubblico alimentando il populismo. Il GUN contestava a Grillo e Casaleggio di decidere tutti i candidati; ora li attacca perché fanno scegliere i candidati agli iscritti al blog o ai meetup, che sono troppo pochi (anche per la colpevole assenza di cinesi) e quasi sempre partoriscono carneadi poco telegenici, vedi Milano, o improbabili, vedi Quarto. Il GUN accusava Grillo e Casaleggio di taroccare le consultazioni online per imporre le loro idee; ora li accusa di obbedire alle consultazioni online, anche quando contraddicono le idee di Grillo e Casaleggio, privando gli eletti della libertà di scelta. Il GUN addebitava al M5Stelle il “caos” delle liti interne e dei cambi di casacca; ora addebita loro le multe per evitare le liti interne e i cambi di casacca. Il GUN imputava ai vertici del M5S le continue espulsioni, roba da fascismo; ora imputa loro di aver aspettato troppo a espellere un consigliere colluso a Quarto e di non espellere due dissidenti anti-Pizzarotti a Parma. Il GUN demonizzava i 5Stelle perché vogliono il vincolo di mandato contro l’art. 67 della Costituzione; ora li demonizza perché lasciano libertà di coscienza ai parlamentari su una tipica questione di coscienza, la stepchild adoption. Per farla breve: quando parla dei 5Stelle, il GUN abolisce la logica aristotelica, sostenendo tutto e il contrario di tutto pur di dar loro sempre torto: sia che facciano una cosa, sia il suo opposto. Naturalmente il M5S non è immune da critiche: tutt’altro. Ma bisognerebbe decidere una volta per tutte (e soprattutto per tutti) cosa è giusto e cosa è sbagliato. E poi applicare questi principi a tutti, sempre. Si chiama imparzialità. E coerenza.
Ma il Giornale Unico della Nazione, agendo in nome e per conto del Partito Unico della Nazione, cioè di tutti i vecchi partiti, è talmente strabico e doppiopesista che ha abolito anche l’imparzialità e la coerenza. Ciò che va bene per i partiti non va bene per i 5Stelle. “A prescindere”, come diceva Totò. Un mese fa erano tutti scatenati su Quarto caput mundi. Poi sulla casa del sindaco Pd di Reggio Emilia comprata da un arrestato per mafia e sull’arresto del sindaco di Brindisi già indagato, autosospeso, ma sostenuto dal Pd, tutti zitti.
Idem sulla transumanza di cuffariani, lombardiani e berlusconiani nel Pd. Da giorni partono anatemi forsennati contro il post sul blog di Grillo che dà libertà di coscienza ai suoi parlamentari sulla legge Cirinnà: o, meglio, solo sulla possibilità per il patrigno di adottare il figlio avuto in precedenza dal suo compagno. Apriti cielo: la libertà di coscienza viene spacciata per una retromarcia, come se fosse un ordine di votare no dopo aver sempre detto sì. Balla sesquipedale: deputati e senatori M5S hanno subito dichiarato che il post non sposta di un millimetro il loro voto sulla Cirinnà, nemmeno sull’adozione del figliastro: approveranno l’intero pacchetto alla quasi unanimità, come avevano sempre annunciato, e la legge passerà grazie a loro, a Sel e alla parte maggioritaria del Pd (che conta molti più dissenzienti del M5S), senza bisogno di mercanteggiamenti o mediazioni con gli alfaniani e i verdiniani. I 5Stelle contrari alla stepchild adoption, prima del post, si contavano sulle dita di una mano, e tanti sono rimasti dopo. L’unica differenza è che, senza libertà di coscienza, sarebbero stati probabilmente espulsi per aver contravvenuto alla linea maggioritaria, mentre ora non più. Perché allora Grillo e Casaleggio hanno fatto quel post? Per una mossa politica, criticabile quanto si vuole (noi infatti l’abbiamo criticata), che nasce dai sondaggi: la parte “moderata” dei loro elettori non vuole sentir parlare di bambini adottati da coppie gay. Ma nasce soprattutto dall’identica mossa politica di Renzi, precedente a quella dei 5Stelle e molto più grave: come premier, Renzi promise la legge Cirinnà e, come segretario del Pd, la fece propria; poi, con entrambi i cappelli in testa, fin dal 13 ottobre 2015 annunciò la libertà di coscienza per il Pd e gli alleati di governo, per non scontentare la Curia e gli elettori bigotti (di cui faceva parte pure lui, quando marciò al Family Day del 2007).
Ma, per tenere i piedi in due scarpe, fa molto di più e di peggio: difende la Cirinnà e intanto avalla la partecipazione al Family Day contro la Cirinnà di esponenti del Pd come Fioroni e addirittura di membri del suo governo come Galletti. Infatti al Family Day sfilavano a braccetto esponenti Pd, Udc-Ncd, Ala, Lega, Forza Italia e Forza Nuova. Tutti i partiti tranne due: Sel e i 5Stelle. I quali sarebbero rimasti i soli a difendere una legge targata Pd, regalando voti ai partiti di governo che dicono sì, ma anche no. E se poi l’Ncd e parte del Pd avessero ottenuto lo stralcio della stepchild adoption, si sarebbe arrivati al paradosso supremo: il Pd vara una legge e poi la fa a pezzi, mentre la prima forza di opposizione resta col cerino in mano a difenderla tutta intera, come l’ultimo giapponese nella jungla, ignari che la guerra è finita. Ora la domanda è molto semplice: dov’erano i Francesco Merlo e gli altri censori della libertà di coscienza a 5Stelle quando ad annunciarla era Renzi? Perché la libertà di coscienza del M5S su una legge altrui puzza, mentre quella del Pd su una legge propria olezza di Chanel n. 5? È strabismo di Venere o Pensiero Unico della Nazione?