Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Quanto fa bene sospirare

«Mai più sospiri», esortava Shakespeare, rivolgendo-si alle mogli di mariti infedeli. Ma guai se le donne, tradite o no, lo avessero ascoltato. Sospirare almeno una volta ogni cinque minuti è infatti operazione vitale. Talmente vitale che i primi apparecchi per la ventilazione artificiale, pensando che i “respironi” fossero solo materia da romanzi rosa, con il loro ritmo sempre uguale facevano perdere progressivamente funzione ai polmoni dei pazienti. I respiratori più moderni, oggi, sono dotati di software sofisticati per variare il volume di aria e aggiungere una bella inspirazione profonda all’incirca una volta al minuto.
Accade infatti che gli alveoli dei polmoni – i minuscoli sacchetti che si gonfiano d’aria e cedono ossigeno al sangue – ogni tanto si ripieghino su loro stessi, costringendo i loro vicini a espandersi oltre il dovuto. Sospirare, facendo entrare un volume d’aria doppio rispetto al normale, fa riaprire gli alveoli collassati riportando nei polmoni l’equilibrio. Tutto questo avviene circa 12 volte all’ora in condizioni normali, ma più rapidamente in caso di stress, ansia e squilibri psicologici.
Ecco perché Dante, di fronte alla sua Beatrice, pensava che il sospiro nascesse dall’anima. E se la sede dell’anima è il cervello, quel che gli scienziati hanno fatto oggi non è stato altro che confermare l’intuizione del poeta. I neurobiologi delle università di Stanford e della California a Los Angeles hanno infatti individuato i neuroni che innescano il meccanismo del sospiro, pubblicando il loro studio su Nature. Non è sorprendente che a una funzione tanto importante corrisponda un circuito cerebrale ad hoc. Il respiro e le sue variazioni – sospiri, sbadigli, singulti, scoppi di riso e pianto – sono infatti gestiti dalla coscienza in maniera solo parziale. E per farli funzionare anche quando siamo distratti, nel cervello si sono formati degli interruttori specifici.
Il sospiro, innescato da solo duecento neuroni, è secondo il neurobiologo dell’università della California Jack Feldman, uno degli autori dello studio, «il meccanismo regolato dal più piccolo numero di neuroni, fra quelli fondamentali per la vita». Il “grilletto” del sospiro scatta quando un’inspirazione normale si è conclusa. Anziché farla seguire da un’espirazione, l’interruttore spinge i muscoli del diaframma e del torace a fare una seconda inspirazione consecutiva, raddoppiando il volume dell’aria. Il bottone del sospiro, oltre a essere stato individuato all’interno del cervello, è anche stato isolato, estratto (apparteneva a un topolino da laboratorio) e fatto funzionare per un periodo molto breve in vitro. A cadenze regolari, si è visto, i neuroni del respiro continuavano a inviare i loro impulsi ai neuroni del movimento, incaricati di mettere in atto il sospiro profondo. E bloccando le sostanze chimiche responsabili della comunicazione fra i neuroni del sospiro, i topolini smettevano del tutto di spalancare i polmoni.
La “centralina della respirazione” si trova in un’area molto interna del cervello, il tronco encefalico. «Oltre a regolare il ritmo, controlla anche il tipo di respiro che facciamo», aggiunge Mark Krasnow, biochimico di Stanford. «Ogni gruppo di neuroni sovrintende a una funzione. Esistono interruttori per il respiro regolare, per i sospiri e probabilmente anche per lo sbadiglio, l’atto dell’annusare, la tosse e forse perfino riso e pianto».
Le ragioni per scomodare scrittori e poeti non mancheranno dunque. Ma per il momento di fronte alla vera natura del sospiro d’amore gli scienziati allargano le braccia. Il meccanismo emotivo che fa scattare gli sbuffi d’amore, dolore o sollievo resta infatti sconosciuto. «Sappiamo che in condizioni di stress i respiri profondi diventano più frequenti», spiega Feldman. «Può darsi che i neuroni nelle aree che processano le emozioni rilascino i trasmettitori chimici che innescano i sospiri. Ma non sappiamo ancora nulla di questo».