Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

La Ferrari va sempre più giù. Il valore del titolo si è dimezzato, vale solo 30 euro

A Maranello e a Torino non si danno ragione. Quell’espressione «incomprensibile» con cui Sergio Marchionne aveva definito il crollo in Borsa del Cavallino subito dopo la presentazione dei dati 2015 e le previsioni 2016, oggi diventa ancora più forte. Il titolo Ferrari ieri ha toccato i 30 euro per poi risalire leggermente in chiusura. Rispetto alla quotazione di partenza sulla piazza italiana è un calo del 28 per cento. Ma se si fa riferimento al 21 ottobre, data della prima quotazione a Wall Street, il tonfo è ben maggiore: oggi il titolo vale circa la metà dei 60 dollari che toccò nelle ore immediatamente successive al suono della campanella nell’aula della Borsa di New York. E se si sommano i valori di Fca e Ferrari oggi confrontandoli con il valore del titolo Fca alla vigilia dello spin off del 4 gennaio scorso, si scopre che, senza la divisione, oggi il titolo Fca sarebbe passato da 13 euro a poco più di 8. Altro che estrarre valore.
Va detto che il tonfo della Rossa ha molte scusanti. La prima è l’intonazione generale di una Borsa particolarmente colpita in questi giorni dalle vendite. Ma va subito aggiunto che le perdite di Ferrari ed Fca sono superiori, in certi giorni addirittura doppie, rispetto all’andamento della media degli altri titoli. Ieri ha giocato contro le azioni di Torino e Maranello l’annuncio americano della richiesta di indagare su 850.000 autovetture tra Jeep, Chrysler e Dodge che avrebbero un difetto al cambio automatico. E ancora ieri pomeriggio un’associazione di ambientalisti tedeschi ha messo sotto accusa la 500X (insieme ad altri modelli di Opel, Renault e Mercedes) perché non rispetterebbe i limiti di emissione dell’ossido di azoto.
Ma non si tratta certo di vicende di peso specifico tale da spiegare i crolli in Borsa di questi giorni. Né, a una settimana di distanza, possono ancora pesare i dubbi sulle previsioni 2016, sostanzialmente in linea con il consensus degli analisti anche per quanto riguarda l’entità del debito. Inoltre l’annuncio della nuova GTC4 Lusso che sarà presentata a inizio marzo al Salone di Ginevra dovrebbe far sperare in un bilancio 2016 migliore delle prudenti premesse fatte da Marchionne in occasione della conference call con gli analisti.
È probabile che nei prossimi giorni il titolo di Maranello recuperi parte del terreno perduto. Certo nessuno immaginava, il 4 gennaio scorso a Piazza Affari, che l’azione della Rossa, per lunghi anni chiesta a gran voce dagli analisti, avrebbe incontrato nel primo mese e mezzo una strada tanto accidentata in Italia. Ed è paradossale che a questo punto si debba sperare nell’effetto F1 per veder risalire il valore del titolo. Quello che fino a poco tempo fa veniva considerato un rischio, legare il titolo Ferrari alle incertezze di un campionato mondiale di Formula 1, potrebbe al contrario trasformarsi un una opportunità se i piloti rispetteranno la consegna di Marchionne: vincere fin dal primo Gran Premio.