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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Anche delle semplici polpette di pesce possono generare una guerra. Succede a Hong Kong

La prima notte dell’anno della Scimmia di Fuoco ha trasformato Hong Kong in un campo di battaglia. I media dell’ex colonia britannica l’hanno drammaticamente chiamata “Rivoluzione delle polpette di pesce” perché gli scontri sono scoppiati tra gli ambulanti del popolare street-food e la polizia, decisa a farli sgomberare. Nel quartiere di Mong Kok, cuore commerciale della penisola di Kowloon, il bilancio è pesante: un centinaio di feriti e 54 arrestati.
L’improvvisa esplosione della guerriglia urbana, tra le dieci di sera e l’alba, resta avvolta dal mistero e torna a far suonare l’allarme- stabilità sulla metropoli restituita alla Cina nel 1997, ma dotata di una speciale legislazione democratica fino al 2047. Le autorità assicurano che gli agenti hanno reagito agli attacchi dei cuochi di strada, sparando in aria e bombardando i manifestanti con spray al peperoncino. Fonti indipendenti rivelano invece che la battaglia sarebbe stata preparata. La polizia è intervenuta già in assetto anti-sommossa, picchiando con i manganelli chiunque si trovasse sul suo cammino.
Anche gli ambulanti e i loro sostenitori erano dotati di scudi e mazze, alcuni indossavano la divisa dei movimenti indipendentisti locali e tra gli arrestati figurano leader politici d’opposizione e studenti che nell’autunno 2014 avevano guidato la “Rivoluzione degli Ombrelli” anti-Pechino, chiedendo vere elezioni democratiche. Il tentativo di sgombero dei chioschi alimentari abusivi, tollerati da sempre e amatissimi dagli hong-konghesi in particolare durante le feste del capodanno lunare, potrebbe dunque coprire una provocazione ordinata dall’alto per arrestare potenziali candidati filo-democrazia alle prossime elezioni controllate da Pechino.
A Hong Kong la tensione resta altissima. La scorsa notte il governo ha deciso di non cancellare lo spettacolo dei fuochi d’artificio: la popolazione, ancora traumatizzata dalla rivolta di due anni fa, è però sotto shock. I tafferugli sono esplosi tra Portland e Argyle Street, laterali di Natan Road, principale arteria commerciale di Mong Kok. Mentre la folla festeggiava capodanno per strada, acquistando le specialità cucinate di notte sulle bancarelle, alcuni reparti di polizia hanno cominciato a distruggere i chioschi e ad arrestare gli ambulanti, assicurando che si trattava di abusivi.
Alla resistenza dei cuochi, famosi per offrire le “iyudaan”, palline di pesce piccante cotte alla griglia e infilate su spiedini, si è aggiunta l’opposizione di clienti e passanti. In pochi minuti il quartiere si è trasformato in un fronte di guerra. Centinaia di giovani hanno lanciato sassi e mattoni contro gli agenti, incendiando auto e bidoni delle immondizie. Le forze dell’ordine hanno reagito sparando in aria, per la prima volta a Hong Kong dopo mezzo secolo. I ribelli sono stati presi a manganellate e colpiti con gas irritanti. I festeggiamenti di capodanno sono degenerati in scontri violenti fino alle prime luci del giorno, quando i feriti sono stati portati in ospedale e gli arrestati in carcere.
Nessuno crede che la “Rivoluzione delle polpette” sia un incidente casuale e isolato. Il web rivela che tra i fermati ci sono leader studenteschi, attivisti democratici, giornalisti, politici indipendentisti e portavoce di movimenti “localisti” che si oppongono alla sempre più pesante influenza cinese. La repressione ordinata dalle autorità fedeli a Pechino sarebbe stata causata dall’incubo di un “neo-nazionalismo” urbano, che vede crescere a Hong Kong i movimenti filo-democrazia che si appellano alle tradizioni locali, in opposizione al nazionalismo autoritario della terraferma.
Nei mesi scorsi scontri violenti hanno opposto commercianti e turisti, con i venditori cittadini che accusano i cinesi di fare razzia di generi di prima necessità e di alimentare il mercato nero. Anche lo storico quotidiano indipendente dell’ex colonia, il South China Morning Post, è da poco stato acquistato dal miliardario Jack Ma, fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, vicino ai leader cinesi. La “Rivoluzione delle polpette” minaccia così di trasformarsi in una guerra Hong Kong-Pechino, ben più seria di uno spuntino fuoriorario.