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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Due anni di Renzi in 24 slide. Dalla disoccupazione al Pil, passando per la Cirinnà

Nel sito del governo fa pubblicare 24 slide che riassumono i risultati raggiunti in due anni, compresi i numeri dei mutui e delle auto prodotte, gli investimenti stranieri e le fatture digitali, tutti indicatori che hanno il compito di raccontare, in 24 mesi, un’Italia migliore, che ha fatto passi in avanti. 
Il secondo compleanno del governo Renzi sarà il prossimo 22 febbraio ma il presidente del Consiglio non aspetta: nel sito di Palazzo Chigi, accanto alle slide, c’è un video che riassume gli ultimi due anni, un bilancio grafico con i provvedimenti più importanti. Seguiranno una lettera agli insegnanti, una alle camere di commercio, un’altra ai destinatari di Garanzia giovani. E ieri era anche il turno della enews, bilancio elettronico e settimanale, a cominciare dal provvedimento sulle unioni civili in discussione in Parlamento. 
«Grande dibattito, in Senato e nel Paese, sul tema delle unioni civili. E un punto è ampiamente condiviso. E ne sono felice! Ovvero che la stragrande maggioranza degli italiani – pare di capire anche in Parlamento – vuole un istituto che legittimi le unioni civili anche per persone dello stesso sesso. È finita la stagione in cui nascondersi: i diritti (e i doveri) sono tali solo se sono per tutti. È un passo in avanti». «Rimangono aperti alcuni punti» del provvedimento, «su cui si confronterà il Parlamento, a partire dalla stepchild adoption: la ratio non è consentire il via libera alle adozioni ma garantire la continuità affettiva del minore», anche se «non è il punto principale di questa legge». 
«È giusto – continua il premier – che su questi temi si voti, dopo anni in cui si è fatto melina. Perché la politica che finge di non vedere la realtà, non è seria». E qui arriva anche un giudizio negativo molto netto sulla pratica dell’utero in affitto: «La stragrande maggioranza degli italiani condanna con forza pratiche come l’utero in affitto che rendono una donna oggetto di mercimonio: pensare che si possa comprare o vendere considerando la maternità o la paternità un diritto da soddisfare pagando mi sembra ingiusto. In Italia tutto ciò è vietato, ma altrove è consentito: rilanciare questa sfida culturale è una battaglia politica che non solo le donne hanno il dovere di fare». 
Quella sulle unioni civili, quando verrà approvata, sarà solo l’ultima di una «quantità di riforme realizzate impressionante», aggiunge Renzi, che poi ritorna sul cavallo di battaglia delle ultime settimane, la sfida a un certo tipo di Europa, «una questione che sta finalmente diventando chiara anche agli occhi dei commentatori più critici. Non significa battere i pugni sul tavolo, ma richiamare l’Europa al proprio destino, alla propria vocazione. L’Europa senza crescita è destinata a svanire, l’Europa senza valori è destinata a morire», temi che venerdì affronterà con il cancelliere austriaco Faymann e la settimana dopo col premier incaricato spagnolo Pedro Sánchez. 
La richiesta italiana «di scegliere i candidati alla presidenza della Commissione attraverso le primarie è un modo per far entrare i politici in contatto con le persone, anziché solo con le tecnocrazie, per riavvicinare i cittadini alle Istituzioni», continua Renzi, «vedremo se questa proposta sarà annegata nello scetticismo dei signori di Bruxelles o diventerà patrimonio condiviso della politica continentale. Io insisto». 
Quasi quotidiana ormai la puntura di spillo ai grillini: «Le primarie sono un grande esercizio democratico. Lo abbiamo visto anche a Milano, la scorsa settimana: 61 mila persone hanno scelto il proprio candidato. E abbiamo visto diluvi di comunicati stampa di critiche di persone che in vita loro hanno preso al massimo 180 clic su una piattaforma della Casaleggio e associati srl. Del resto, se uno vale uno – come dicevano i grillini degli esordi, che ormai sono tutti espulsi, ma erano simpatici – sessantunmila vale sessantunmila. E comunque vale più di 180 clic». 
Le turbolenze finanziarie di questi giorni, i continui crolli in Borsa dei titoli bancari, sono il pretesto per ribadire che l’Italia non è la causa o il centro o ancora l’obiettivo della speculazione: «Il mondo finanziario arranca, ma l’Italia non è l’epicentro della crisi, che purtroppo ha molte cause: petrolio, tensioni geopolitiche, paesi ex emergenti». Oggi il Consiglio dei ministri approverà «ulteriori misure per consolidare il sistema e incoraggiare i processi di trasformazione e fusione. Del resto, al netto delle scelte tattiche sull’immediato, il punto chiave è che il sistema bancario deve trasformarsi. In futuro ci saranno meno sportelli e più digitalizzazione, meno retail e più banche di investimento».