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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Espulsioni, minacce e punizioni. Così il Movimento mette in castigo i suoi eletti

«Sorvegliare e punire», come s’intitola il celebre saggio di Michel Foucault, sembra diventato il programma minimo e la ragion d’essere del MoVimento Cinque Stelle. Sorvegliare, punire e nel frattempo diffidare. Di tutti, certo. Ma specialmente degli stessi eletti in quanto passibili, come tanti altri dissidenti fuoriusciti, di vendere le proprie convinzioni, compromettere gli ideali e dunque perdere l’indispensabile purezza. Di qui lo stillicidio di grillini cacciati a tutto spiano in giro per l’Italia; di qui le dimissioni e le sanzioni preventive per gli eurodeputati e i candidati a Roma; di qui l’enorme peso assegnato in Parlamento allo Staff di Comunicazione, a sua volta selezionato e nominato di autorità da Grillo e Casaleggio, detti “i Garanti”; e di qui infine, e più in generale, quel clima mefitico e balordo che l’altra settimana deve aver spinto i suddetti comunicatori a smentire con sussiego una palese assurdità, e cioè che il possibile candidato premier Di Maio partecipa ai dibattiti in tv con l’auricolare per poter essere teleguidato in nome e per conto del Verbo Unico e Proprietario.
Da questo punto di vista, che esula dalle proposte e dai programmi – anche se ormai purtroppo fino a un certo punto – la faccenda dei controlli e degli allontanamenti è insieme semplice e complicata. Semplice perché, dagli e dagli, dal povero senatore Mastrangeli alla povera sindaco di Quarto, appare chiaro che lì dentro vige uno stato di evoluto totalitarismo che nessuna piattaforma digitale – promessa, ritardata o fallita riesce ad attenuare, anzi. Dalle ricadute tecno- settarie si salvi chi può, come sempre succede nei movimenti messianici e/o apocalittici.
Ma la faccenda è anche complessa perché nel tempo de La democrazia del leader (così s’intitola il recentissimo saggio di Mauro Calise, Laterza) gli intermittenti ukase di Grillo e le stabili pretese della Casaleggio Associati si collocano in un quadro in cui non c’è leader, appunto, o partito che possa rivendicare di avere la coscienza a posto. In altri termini: la cultura democratica si è generalmente, rapidamente e praticamente estinta.
Tale scomparsa ha poco a che fare con il fascismo o con il bolscevismo. Anche nei partiti comunisti si cacciavano i dissidenti senza processi e si facevano firmare le dimissioni in bianco agli eletti. Ma il modello post-democratico grillino ricalca piuttosto quello della Lega Nord, riveduto e corretto alla luce della concezione aziendal-padronale berlusconiana, con qualche apporto personalistico e divistico della sinistra.
Se non sono i soldi a dettare legge, al dunque, sono i cerchi magici, o peggio. Ma a pensarci bene, ciò che fa del M5S una macchina «divoratrice di uomini» e perciò anche «decervellatrice», è che né Grillo, né Casaleggio esprimono mai dispiacere, né mai sembrano provare dubbi o rimorsi nei confronti di coloro che hanno «tradito». Loro li hanno fatti, è il messaggio implicito, e loro li disfanno. Sempre per la Causa, s’intende. Ma sono loro ad averli creati, e solo loro possono consumarli, dopo aver installato una sorta di Panopticon, o auto-Panopticon, carcere che consente di spiare tutti.
Quel che non si dice – ma chi deve capire capisca – è che i dispositivi di questo potere disumanizzante possono sempre applicarsi anche ai danni dei giovanotti del Direttorio. E così, senza troppe chiacchiere, si esaurisce e insieme si applica la dinamica.
Che vive di esami ai candidati ribattezzati «graticole»; che impone ai parlamentari di rescontare in pratica la loro vita quotidiana e di chiedere allo staff il permesso per le interviste; che prevede chat di privilegiato scorrimento con gli uffici di Casaleggio e i suoi «vociferanti corridoi», come li ha designati Patrizia Bedori, capolista a Milano.
Per cui i grillini diranno anche cose giuste, e alcuni di loro in Parlamento già lavorano bene, ma l’atmosfera che sempre più respirano, oltre alle tecniche dei castighi di Foucault, ricorda i grandi autori del filone delle utopie negative del secolo scorso, George Orwell e Aldous Huxley. Premi e punizioni, colpe e pene. Decisivo è rivolgersi a chi non ha ancora compiuto il «delitto».