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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Ci sono tre italiani che ricordano tutto

Avere una memoria di ferro, e sentirsi normale. I forzati dei ricordi a lungo termine selezionati per scoprire i segreti di chi non dimentica, per capire quali modificazioni funzionali subisce il cervello mentre gli ipertimesici, così si chiamano, estraggono dal passato dettagli precisi. Esempio. Alla domanda cosa è accaduto il 3 maggio 1981, rispondono elencando particolari di cronaca e della loro giornata.
Possedere un’arma straordinaria, una memoria di ferro, e sentirsi normale. Marco Pietrantuono la vive così, con allegria e atteggiamento scanzonato: «A scuola non ero il primo della classe. Favorito nell’imparare tabelline o poesie di Leopardi? Macché. Io sfrutto la mia dote in modo spontaneo, mai a comando».
Ha 37 anni, un viso simpatico, di Tivoli, uno dei tre campioni selezionati da un team di ricercatori per scoprire i segreti dei ricordi a lungo termine. Venerdì due di loro si sono ritrovati all’istituto di riabilitazione Santa Lucia, a Roma, per sottoporsi a risonanza magnetica. Servirà a capire quali modificazioni funzionali subisce il cervello mentre gli ipertimesici estraggono dal passato dettagli precisi. Esempio. Alla domanda cosa è accaduto il 3 maggio 1981, rispondono elencando particolari di cronaca e della loro giornata personale.
Valerio Santangelo, psicologo all’università di Perugia, è uno degli studiosi del progetto assieme alla fisiologa della Sapienza Patrizia Campolongo e a Simone Macrì, Istituto superiore di sanità: «Noi lavoriamo sulla memoria autobiografica, legata alle emozioni, diversa da quella che ad esempio aiuta a fissare nozioni». L’obiettivo è trarre indicazioni utili a comprendere certi meccanismi e in futuro correggere i difetti patologici tipici di malattie come le demenze». È la prima ricerca del genere al mondo. Il pioniere americano James McGaugh si è infatti concentrato su una metodologia diversa.
Pietrantuono vive a Lucerna, in Svizzera, dove lavora per la Ruag Aviation. Ingegnere elettronico, si occupa di installazione in aerei ed elicotteri di apparecchiature per la navigazione. «Mi sono candidato a testare le abilità mnemoniche per curiosità. Ho superato la selezione telefonica con un punteggio pari al 60%. La percentuale media raggiunta da chi ritiene di avere una memoria di ferro è inferiore al 10%».
Nella vita privata e professionale non dimenticare è sempre un vantaggio? «L’ingegnere deve padroneggiare i concetti, conoscere le formule non basta. Per gli amici era un divertimento mettermi alla prova perché riuscivo a rievocare dettagli che loro avevano cancellato. Mia moglie scherza e dice che quando litighiamo sono un osso duro, le rinfaccio episodi che crede finiti nel dimenticatoio». Ma il passato doloroso che ritorna è un boomerang: «L’ideale sarebbe avere una super-memoria che filtra le esperienze positive».
A differenza di Pietrantuono, pare meno incline a prenderla col sorriso Giovanni Gaio, 32 anni, di Feltre, ingegnere energetico e insegnante di scuola serale, secondo ipertimesico arruolato nello studio. «I vantaggi? Smascherare gli ipocriti: ricordare come certe persone erano con me e come sono cambiate ora che sono popolare grazie alle interviste. Ho stampato nel cervello ciò che ha suscitato in me delle emozioni, il resto non lascia traccia. Un esempio. Detesto le leggi italiane, contraddittorie e ingannatrici. Basta una virgola per rendere diverso il contenuto. Non c’è empatia, le scordo».
Santangelo racconta che dopo l’annuncio del via alla sperimentazione la collega Campolongo è stata contattata da decine di sedicenti superdotati. Una ventina verranno sottoposti a test. Si spera di arrivare a 6 candidati. I risultati preliminari del progetto dovrebbero arrivare dopo la primavera. «Non illudetevi – avverte lo psicologo —. In molti credono di avere una memoria eccezionale ma messi alla prova falliscono».