Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Un’altra giornata nera per le Borse • Oggi pomeriggio in Senato si arriva al voto sulle unioni civili • Giulio Regeni è stato preso sotto casa • A Hong Kong esplode la rivolta delle polpette • È allarme meningite in Toscana • Le donne al comando fanno crescere gli utili delle aziende

Borse 1 Ancora una giornata difficile per le Borse europee: le vendite hanno colpito Madrid (-2,3%) e — ancor più — Milano (-3,2%). Londra ha lasciato sul terreno l’1%, Francoforte l’1,11%, Parigi l’1,69%. Wall Street invece ha chiuso intorno alla parità. Il conto finale è di 130 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati. Piazza Affari, da sola, ne registra il 10%: 13 miliardi. L’estrema volatilità ha come corollario la crescita del valore dell’oro, percepito come bene-rifugio: è salito a oltre 1.200 dollari l’oncia ai massimi da sette mesi (Savelli, Cds).

Borse 2
Tra i titoli più colpiti del listino milanese soprattutto Ubi Banca (-8,87%), Banco Popolare (-8,63%) e Bpm (-8,35%). In netto ribasso anche Unicredit (-7,91%) e Intesa Sanpaolo (-6,21%). Non è un caso che i titoli più penalizzati siano quelli degli istituti di credito. L’assenza di una garanzia europea sui depositi e le norme comunitarie che obbligano a colpire gli investitori e i risparmiatori se c’è aiuto di Stato sono le “micce”, i detonatori, delle vendite. L’attacco alle banche italiane ha costretto ieri il premier Matteo Renzi a intervenire: «Ci saranno presto misure per consolidare il sistema e incoraggiare i processi di trasformazione e fusione — ha detto — perché il punto chiave è che il sistema bancario deve trasformarsi» (ibidem). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del Giorno]

Unioni civili 1 Si arriva al voto sulla legge sulle unioni civili omosessuali oggi nel pomeriggio al Senato e non un tassello del puzzle sembra andato al proprio posto. Non il «patto d’onore» sugli emendamenti. Non la mediazione sulla stepchild adoption. E nemmeno la decisione di concedere o meno il voto segreto sull’emendamento che impedirebbe il passaggio al voto del provvedimento, l’ultima mina vagante sul cammino della legge Cirinnà (Arachi, Cds).

Unioni civili 2 Nel pieno della battaglia sulle unioni civili, Matteo Renzi interviene per fissare tre punti. Primo, «basta melina, la legge è a un passo avanti». Secondo, la stepchild adoption non è «il punto principale» del ddl Cirinnà. Almeno, dice il premier nella sua Enews settimanale, «non lo è per me». Allora è giusto che «il Parlamento si pronunci anche su questo con il voto». Un modo per stemperare il clima e far capire che questo tema caldissimo non può trascinare nel baratro il resto della legge. Terzo punto, giusto il no all’utero in affitto: è opportuno rilanciare una «sfida culturale» contro questa pratica che porta al «mercimonio» del corpo delle donne (ame. lam, Sta).

Regeni Giulio Regeni è stato rapito a due passi da casa sua, vittima di un agguato da parte di qualcuno che puntava direttamente a lui. Ad avvalorare questa ipotesi c’è il fatto che il cellulare del ricercatore dell’Università di Cambridge, prima di spegnersi alle 20,25 del 25 gennaio scorso, ha agganciato la cella telefonica della zona in cui abitava, il quartiere al-Dokki del Cairo. Il buco nero che lo ha inghiottito è compreso in un lasso di tempo di 20 minuti. L’ultima persona che ha parlato con lui è il suo tutor Gennaro Gervasio, docente di scienze politiche all’università britannica del Cairo rientrato l’altro ieri in Italia: «Ho parlato al telefono con Giulio alle 19,40. Mi ha detto che si sarebbe mosso da casa verso le 20 per raggiungere la fermata della metropolitana di Dokki e poi avrebbe fatto un pezzo a piedi fino al ristorante». Qui avrebbero festeggiato il compleanno di un oppositore al regime. Non vedendolo arrivare, Gennaro alle 20,18 telefona all’amico. Squilla a vuoto, lo stesso succede alle 20,23. Mentre al terzo tentativo di Gervasio, alle 20,25, il telefono di Giulio è muto. Non sarà mai più riacceso e mai ritrovato. Con molta probabilità, dunque, alle 20,18 Giulio era già nelle mani dei suoi rapitori che per nove giorni lo hanno picchiato, torturato e infine ucciso prima di abbandonarlo sul ciglio della strada tra il Cairo e Alessandria (Longo, Sta).

Polpette A Hong Kong è esplosa la “Rivoluzione delle polpette di pesce”, così battezzata dai media britannici perché gli scontri sono scoppiati tra gli ambulanti del popolare street-food e la polizia, decisa a farli sgomberare. Nel quartiere di Mong Kok, cuore commerciale della penisola di Kowloon, il bilancio è pesante: un centinaio di feriti e 54 arrestati. L’improvvisa esplosione della guerriglia urbana, tra le dieci di sera e l’alba, resta avvolta dal mistero e torna a far suonare l’allarme- stabilità sulla metropoli restituita alla Cina nel 1997, ma dotata di una speciale legislazione democratica fino al 2047. Le autorità assicurano che gli agenti hanno reagito agli attacchi dei cuochi di strada, sparando in aria e bombardando i manifestanti con spray al peperoncino. Fonti indipendenti rivelano invece che la battaglia sarebbe stata preparata. La polizia è intervenuta già in assetto anti-sommossa, picchiando con i manganelli chiunque si trovasse sul suo cammino. Anche gli ambulanti e i loro sostenitori erano dotati di scudi e mazze, alcuni indossavano la divisa dei movimenti indipendentisti locali e tra gli arrestati figurano leader politici d’opposizione e studenti che nell’autunno 2014 avevano guidato la “Rivoluzione degli Ombrelli” anti-Pechino, chiedendo vere elezioni democratiche. Il tentativo di sgombero dei chioschi alimentari abusivi, tollerati da sempre e amatissimi dagli hong-konghesi in particolare durante le feste del capodanno lunare, potrebbe dunque coprire una provocazione ordinata dall’alto per arrestare potenziali candidati filo-democrazia alle prossime elezioni controllate da Pechino (Visetti, Rep).

Meningite La meningite in Toscana sembra non fermarsi più. Nove morti (due quest’anno), 50 casi: 38 nel 2015, 12 in questo inizio di 2016 con un’escalation solo in parte prevedibile e giustificabile dai mesi freddi, quelli preferiti dai vari ceppi dell’insidioso meningococco. L’ultimo caso, un paio di giorni fa, ha colpito un’estetista 50enne di Montelupo Fiorentino che ogni mattina andava al lavoro in treno e che ha costretto a eseguire la profilassi di massa sui pendolari di quel convoglio. Ma ancora prima c’erano stati studenti, impiegati, operai, giovani e anziani anche sopra i 70 anni. E soprattutto un andamento del contagio così anomalo da spiazzare qualunque epidemiologo. Nessuno riesce a capire perché a sud dell’Arno i casi sono limitati, mentre aumentano a nord del fiume e si concentrano su un’area della Toscana centrale, quella che ruota attorno a Firenze, Prato, Empoli e Pistoia. Proprio qui sta partendo una «campagna di vaccinazione intensiva» decisa ieri al termine di un incontro al ministero tra l’assessore alla Sanità della Regione, Stefania Saccardi, e il ministro Beatrice Lorenzin. Si prevedono vaccinazioni gratuite per oltre un milione di persone oltre alle quasi 260 mila che già lo hanno fatto, anche oltre i 45 anni, limite fissato sino a ieri per avere il beneficio del trattamento gratuito. Nelle altre province della regione, anche quelle meno martoriate dal morbo, la gratuità resta sino a 45 anni ma dopo ci sarà una riduzione del ticket (Gasperetti, Cds).

Donne Uno studio del Pearson Institute for international economics di Washington su 21.980 imprese in 91 Paesi (in Italia sono state monitorate 196 aziende) dice che le imprese dove le donne solo almeno il 30% del cda conquistano un incremento del 6% della quota di utile netto (Querzé, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)