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 2016  febbraio 10 Mercoledì calendario

Ieri, stessa solfa. Milano -3.2, Londra sotto di quasi un punto, Francoforte -1.11, Parigi -1.69 eccetera

Ieri, stessa solfa. Milano -3.2, Londra sotto di quasi un punto, Francoforte -1.11, Parigi -1.69 eccetera. Tokyo, che fa la politica espansiva e riconosce un tasso negativo sui titoli a dieci anni (primo caso nella storia), ha perso addirittura il 5.4. Accontentiamoci del fatto che, mentre scriviamo, Wall Street, incapace di decidere, non perde e non guadagna. Registriamo il coro secondo il quale l’Italia, nel caos generale, c’entra poco o niente, nonostante la situazione delle nostre banche e la scarsa dimestichezza con i problemi di finanza del nostro premier. Padoan ieri ha promesso che alla fine di quest’anno il nostro debito risulterà più basso. Promessa che ha commosso molto poco i venditori scatenati.

Cina.
C’è andata bene che il capodanno cinese ha tenuto chiuse quelle Borse. Ma riaprono oggi e il giudizio del mondo su quello che hanno fatto le autorità di Pechino per fronteggiare i crolli è impietoso: si tratta di dilettanti che non sanno quello che fanno. In cassa hanno molti meno soldi di prima (li hanno adoperati per comprare azioni delle loro aziende decotte e fermare il precipizio delle quotazioni) e una gran parte dei capitali in fuga verso gli Stati Uniti vengono proprio da qui.  

Germania.
Due problemi grossi come una casa. Il primo si chiama Deutsche Bank. Ha perso il 40% dall’inizio dell’anno, il 50% in sei mesi, ha chiuso il 2015 con un rosso di 6,8 miliardi, il 75% degli utili precrisi è stato distrutto dalle cause provocate dalle manipolazioni su cambi, derivati, mutui subprime. Ha più di sei miliardi di debiti ed è quotata al 40% del valore del suo capitale. Stiamo parlando della prima banca tedesca, che l’altro giorno ha dovuto giurare con un comunicato di avere abbastanza soldi in cassa per rimborsare, eventualmente, i suoi acquirenti di bond subordinati. Secondo problema tedesco: gli stessi parametri di Maastricht impongono che nessun paese della comunità abbia un surplus commerciale (export meno import) superiore al 6%. I tedeschi stanno sopra il 6% da cinque anni consecutivi e nel 2018 hanno addirittura segnato un +8,9. La loro forza schiaccia tutti gli altri e li obbligherebbe a redistribuire sul resto d’Europa il loro avanzo, ma non ci pensano nemmeno.  

Grecia.
Il Pil greco s’è ridotto di un quarto, il debito è al 185% del Pil, c’è il problema delle pensioni da tagliare (la minima, dopo appena 15 anni di contributi, deve scendere a 384 euro al mese), la disoccupazione è al 25,1%, non ci sono indennità di nessun tipo per chi ha perso il posto. I cinquantamila in piazza Syntagma dell’altro giorno dicono che il governo Tsipras è in pericolo, mentre la Troika non può cedere su nessun punto dato che qualunque concessione alla Grecia dovrebbe subito essere estesa a polacchi, danesi, svedesi, ungheresi e chiunque lo richieda. Accanto al caso Grecia metterei anche il caso Portogallo che ha presentato un bilancio in aperta violazione delle regole europee.  

Italia.
L’Italia ha il debito, e gli affanni complessivi delle banche, per le quali peraltro ha sborsato finora solo 1 miliardo, contro i 240 miliardi tedeschi messi sul tavolo fino al 2014. E poi c’è il nostro sistema lobbistico, mafiosetto, iperburocratizzato, paralizzato, soffocante. Qualcuno dice che i litigi sulle unioni civili o sui cinesi di Milano mentre il mondo ha ripreso a venir giù somigliano al valzer che si ballava sul Titanic poco prima della fine. Speriamo che non sia vero.