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 2016  febbraio 09 Martedì calendario

Sedici ragazzi disabili picchiati, insultati e segregati in un centro di riabilitazione psichiatrico a Grottaferrata. Dieci operatori sono stati arrestati

Presi a schiaffi e ginocchiate, segregati in camera e trascinati per i capelli lungo i corridoi del centro di riabilitazione neuropsichiatrico “Villaggio Eugenio Litta” di Grottaferrata, dove spesso erano tenuti nudi, nell’attesa di essere cambiati. È l’incubo vissuto da sedici ragazzi disabili tra gli 8 e i 20 anni, di cui cinque minori di 14 anni, affetti da patologie neuro-psichiatriche e motorie. Umiliati, minacciati di morte, offesi e derisi da dieci operatori e assistenti socio sanitari finiti in manette per maltrattamento aggravato. Uno di loro dovrà difendersi anche dall’accusa di sequestro di persona.
Nei confronti dell’assistente socio sanitario, già sospeso e licenziato dalla struttura, il Gip del tribunale di Velletri, Gisberto Muscolo, ha disposto la custodia cautelare in carcere e per gli altri nove gli arresti domiciliari. La posizione di altre sei persone denunciate è invece ancora al vaglio della magistratura. Quando i carabinieri del Nas di Velletri hanno fatto irruzione nella struttura, convenzionata con il servizio sanitario regionale, tre piccoli pazienti disabili erano segregati nelle loro stanze. Chiusi a chiave con un materasso posizionato davanti alla porta. Un quadro raccapricciante quello che emerge dalle indagini coordinate dal dottor Antonio Verdi della procura di Velletri e condotte dal nucleo antisofisticazione e sanità dell’Arma. «Oggi ti ammazzo, oggi è il tuo ultimo giorno», dice uno degli operatori insieme ad un suo collega ad una ragazzina che chiede loro un palloncino.
LE MINACCE
Un’inchiesta che parte dalla denuncia del titolare e del direttore del centro, anche a seguito dei dubbi sollevati dalle suore volontarie e dai genitori dei disabili. Quelle ferite e quei lividi sui corpicini delle vittime, non sono passate inosservate. Così come a destare sospetti erano i comportamenti dei pazienti, intimoriti e terrorizzati quando qualcuno provava ad avvicinarsi. Rannicchiati in un angolo, con le braccia pronte a proteggersi dai colpi di chi avrebbe dovuto prendersi cura di loro. Le piccole vittime erano spesso costrette a mangiare velocemente e con il rischio di soffocare, mentre gli operatori tiravano loro i capelli per costringerli ad aprire la bocca. Una violenza inaudita.
LE REAZIONI
Una follia che ha trasformato dieci operatori: sei donne e quattro uomini in orchi. «Te pisto. Hai capito che te pisto». E ancora «sei una zozza», strilla una delle operatrici ad una ragazza, mentre le cambia il pannolino. In una delle scene riprese dalle videocamere si vede un’assistente colpire in testa una paziente con il manico di una scopa e poi continuare ad infierire con un oggetto appuntito, fino a procurarle una ferita alla fronte. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, ha auspicato l’approvazione del disegno di legge che aumenta di un terzo la pena per il reato di maltrattamento nei confronti delle persone più fragili. Sulla stessa linea il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, pronto con la Regione a costituirsi parte civile. «Mentre imperversa la lotta sulle unioni civili, la politica si dimentica di quell’infanzia abbandonata, strangolata nei tentacoli della burocrazia che trascina a fondo il già triste destino di molti bambini», il commento dell’avvocato Marco Meliti, presidente dell’associazione italiana di diritto e psicologia della famiglia, Dpf.