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 2016  febbraio 09 Martedì calendario

La signorina di 101 anni che insegna ancora

«Centouno anni e signorina». Si presenta così, con un sorriso ironico, la nonnina di Castelvetrano che il 14 febbraio festeggia un secolo e un anno di vita, Pietra Coniglio, professoressa ovviamente in pensione (ha avuto la prima cattedra nel 1939), ma ancora in attività, due studentesse a casa a giorni alterni per latino, greco e tanta Divina commedia, recitata a memoria: «Una vita piena, grazie a Dio, ma destino vuole che festeggi per San Valentino senza avere mai avuto una vera storia, un matrimonio, un fidanzamento. Diciamo che i miei veri amori sono stati la scuola e gli studenti. Ma c’è ancora tempo. O no?». 
Bisogna alzare la voce per fare le domande a questa splendida nonnina ad honorem, ma per il resto, oltre l’udito, minuta, asciutta e ancora agile, è un miracolo della natura, carica di ironia perfino su quel «signorina» ripetuto ammiccando col nipote del cuore, Francesco Bonsignore, vice presidente del Consiglio comunale, la sua ombra insieme con gli altri due nipoti, Leonardo ed Elisa Coniglio. Tutti pronti per la festa con le bottiglie già in frigo e la pasticceria allertata sui grandi numeri perché domenica prossima forse un paese intero si presenterà a casa della professoressa. 
«Un paese che amo, ma anche pieno di ombre e chiacchiere. Tutti qui spettegolano», sussurra. «Quando insegnavo al Classico, evitavo perfino di accettare passaggi in macchina dai colleghi. Tutti tranne uno, Don Riboldi. Era parroco qui negli anni Settanta, prima di diventare vescovo di Acerra. Veniva spesso da noi a pranzo», ricorda la professoressa adesso circondata da alunni diventati «presidi, medici, personalità importanti». Ma con un grande rammarico: «Tanti non ci sono più, mi sento una sopravvissuta. Anche ai miei cinque fratelli. Importante è costruire qualcosa di buono, quando ci siamo. Purtroppo tanti fanno il contrario. Pure in questo paese per colpa di quel bellimbusto di Matteo Messina Denaro che ci rovina la reputazione...». 
Fra latino e greco raccomanda anche alle due studentesse che si alternano, Chiara Calcara e Lina Stella, di «tenere la barra dritta della legalità», come ripete pensando al superlatitante di Cosa nostra: «Adesso che per questi 101 anni rischio di diventare famosa come lui, da figlia di un maresciallo, gli dico di costituirsi. Per colpa sua veniamo etichettati tutti come mafiosi. Pure chi non ha niente da dividere con certi personaggi». E suggerisce come fare: «Accettando il carcere. Unico modo per godersi, anche da recluso, la bella figlia che ha, come mi dicono. Perché così non può manco vederla». 
Si informa su tutto, legge, segue la tv, i cruciverba come relax, la memoria pronta a riproporre le trame di un secolo come tanti film. La sequenza più importante è in bianco e nero, il delitto del bandito Salvatore Giuliano, ritrovato cadavere a due passi dalla sua casa, nel famoso cortile Di Maria, come racconta: «Sì, sono stata grande amica dell’avvocato Gregorio Di Maria. Ogni domenica a pranzo da me. Il film di Rosi si avvicina moltissimo alla vera storia. Ma lui aveva un segreto che, prima di morire, confidò a mio nipote Francesco. La presenza di un’altra persona in casa, oltre Gaspare Pisciotta quando uccise Giuliano. E Francesco non mi dice chi era...». 
Il vicepresidente del consiglio da 15 anni in politica «sempre con lista civica» minimizza e pensa alla festa organizzata con ex allievi della nonnina diventati presidi, come Antonio Ferri, 75 anni, protagonista di battaglie antimafia, e Francesco Fiordaliso, da 2 anni in pensione, 68 anni, un attentato subito, entrambi premurosi con la professoressa che continua a chiamarli ragazzi dalla sua poltrona circondata di libri. Compresi tanti di Camilleri: «La mia passione, chissà quanti ne scriverà ancora, lui è giovane, ha solo 90 anni».