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 2016  febbraio 06 Sabato calendario

Il gran rito medioevale per Padre Pio

Il selfie non è una pratica ancestrale. Non richiama il passato. Dovrebbe stridere con il tradizionalismo incarnato da Padre Pio. Eppure, in questa scena surreale di un pezzo di religiosità antica, periferica ma radicata nelle viscere dell’Italia profonda e che attraversa il centro di Roma sotto forma di processione dietro il corpo mummificato del santo di Pietrelcina, le asticelle da selfie sono più numerose delle croci. E anche delle lacrime di devozione, che pure non mancano lungo il tragitto tra la chiesa di San Salvatore in Lauro («In questo momento mi sento vicina a Dio», dice una pellegrina calabrese) e la basilica di San Pietro, e delle grida intorno alla teca che contiene le sacre spoglie: «Evviva Padre Pio!». C’è chi agita il fazzoletto celeste, chi un panno bianco, chi le immaginette, e chi dice: «La sua deformità è la nostra bellezza». E in effetti, a guardarlo da vicino, il frate canonizzato nel 2002 da Giovanni Paolo, il Papa di cui aveva predetto l’elezione, ha quel viso arcigno e quasi cattivo, e una smorfia disgustata di fronte al mondo troppo peccatore, che dovrebbe respingere e invece avvicina questa massa di credenti al proprio santo. Il quale incarna ai loro occhi la forza spirituale, che non ha tempo ed è più forte dei concetti di modernità e di storia, e le sue stimmate coperte vengono vissute dai presenti come feritoie aperte sulla luce della grazia. La processione attraversa Ponte Sant’Angelo, quello per cui nel Giubileo del 1300 fu inventato il senso unico: perche la folla che lo solcava era assai imponente. Stavolta, non un marea di popolo. E neppure lontanamente, in piazza San Pietro, questo evento è paragonabile al giorno della canonizzazione del frate di Pietrelcina, il 16 giugno del 2002, a cui parteciparono 300.000 persone.
CONTROLLI
Ora, bonifiche antiterrorismo anche nel Tevere, centinaia di poliziotti che precedono il corteo, gli uomini dei servizi, i cecchini sui tetti e tutto l’apparato di sicurezza fa da cornice alla cornice in cui sono distese le spoglie del santo e sembra che stia passando per Roma un capo di Stato. Invece, si tratta della star di questo Giubileo, la cui celebrazione papa Bergoglio ha deciso fin dall’inizio di giocarsi anche pensando, magari, che potesse servire da doping per un anno santo che sarebbe potuto sonnecchiare. Come infatti è accaduto. Funzionerà il doping Padre Pio, per risollevare le sorti dell’evento? Lo si vedrà già da oggi, calcolando l’afflusso all’udienza generale che terrà Francesco. Nel frattempo, l’aspetto surreale è quello di una processione in onore dell’icona di un tipo di religiosità considerata pre-moderna, che si svolge al tempo del papato che rilancia il modernismo conciliare, ossia l’opposto della predicazione e della rigida spiritualità di Padre Pio; e scorre in una città distratta o che per buona parte vede i pellegrini inneggianti al corpo del santo come un residuo arcaico, distante dai mezzi della ragione, spaesato – ma vivo e vegeto e umilmente orgoglioso della propria fede anche nei miracoli – rispetto a molte delle questioni che si sono imposte nella società. Non è una piazza, questa piazza del santo, neppure troppo parente a quella del Family Day. Qui, in questo popolo minuto, l’espressione «unioni civili» è quasi sconosciuta o comunque marziana. «Il signore non aveva previsto questo tipo di coppia e neppure Padre Pio l’avrebbe tollerata mai», dice una anziana che ha appena finito di pregare. Una professoressa di religione arrivata dal Mugello la mette così: «Siamo noi l’Italia pre-moderna o è invece quella che impedisce il diritto naturale dei bimbi ad avere un padre che sia padre e una madre che sia madre?».
BENEDIZIONI
Ai frati cappuccini che sorreggono o circondano la teca di Padre Pio (c’è anche quella con San Leopoldo Mandic), i fedeli cercano di passare ogni tipo di oggetto da strisciare sul vetro e da far benedire grazie a questo contatto: biglietti d’amore sacro, poesiole, foto di parenti defunti, breviari, guanti, sciarpe. E tutto questo a Roma. Dove c’è la Chiesa che non ha mai amato il frate dei miracoli. E dove ora c’è un pontefice che ha voluto il suo corpo al Giubileo, come simbolo della forza della confessione, ma la distanza tra i due personaggi non sembra colmabile. Padre Pio è per eccellenza, e anche ruvidamente, la Chiesa giudicante. Bergoglio è il cattolicesimo sorridente e allegro e quello del «chi sono io per giudicare». Ma la modernità, notoriamente, è fatta di contraddizioni e di paradossi. Perciò i devoti di Padre Pio possono godersi la festa e Roma, come al solito, può mescolare tutto. Anche senza appassionarsi granchè.