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 2016  febbraio 06 Sabato calendario

«Vent’anni fa mi sono duramente dopata. Tutte noi dell’armata di Ma siamo state costrette a farlo». Dalla Cina un nuovo scandalo per l’atletica

Cold Case e Lanterne Rosse. Dopo il caso Russia, si apre il caso Cina. L’atletica non corre più, ma inciampa. «Vent’anni fa mi sono duramente dopata. Tutte noi dell’armata di Ma siamo state costrette a farlo». Wang Junxia, ex mezzofondista cinese, aveva fatto coming out nel ’95 con una lettera, rimasta segreta, che però è stata pubblicata ora da Tencent Sports. Si dichiara colpevole, lei e le altre. In nove firmano la loro ammissione: «Ci dispiace infangare il nome del nostro paese, ma il nostro coach ci obbligava a drogarci». Ufficialmente, era merito della zuppa di tartaruga e di funghi miracolosi, ricordate?
Non è una qualsiasi Wang Junxia, ritiratasi nel ’97. Infatti detiene ancora il primato mondiale dei 10 mila metri. Il suo strabiliante 29’31”78 dura dal ’93, da 23 anni. Fu ottenuto negli stessi giorni di settembre ‘93 in cui la Wang stabiliva per due volte anche il record dei 3000. Una capace insomma di togliere 41 secondi ai 10 mila e 10 secondi ai 3 mila in poche ore. È stata oro (5000) e argento (10000) ad Atlanta ’96. Altro che lunga marcia, l’armata di Ma Junren abbatteva ogni avversario: 68 record, nazionali e internazionali, in un anno. Ora si capisce meglio come: «Ci costringeva a usare massicce dosi di stimolanti, avevamo dolore al fegato, le mestruazioni cessavano, ma recarsi all’ospedale era proibito, così iniziammo a buttare via un po’ di pillole».
Il miracolo cinese degli Anni Novanta non era altro che un incubo imbottito di sostanze proibite. La Iaaf, federazione internazionale di atletica, fa sapere che indagherà sulla veridicità della lettera. Brava, è il minimo, ma sarebbe anche il caso di interrogare le atlete che si sono denunciate e che sono oggi fuori dallo sport. Oppure tutte perdonate, perché è stato tanto tempo fa. E come si fa per le medaglie e per i record? Verranno riassegnate e cancellati? Perché ufficialmente la Wang, che è anche nella Hall of Hame dell’atletica (vogliamo scolorarla?) ha sempre passato i controlli antidoping. Risulta pulita, pulitissima. Si è goduta la sua gloria e i suoi vantaggi. Le avversarie invece no: sono state uccise nelle loro speranze, a loro è stato tolto il momento emotivo più bello: quello quando tagli un traguardo per cui hai fatto tanti sacrifici. L’azzurra Roberta Brunet, bronzo ad Atlanta nei 5 mila metri, vinti dalla Wang, avrebbe ora il diritto di avere la medaglia d’argento. Ma come, con un pacchetto anonimo che ti arriva di mattina per posta?
Chi uccide nella vita, se trovato colpevole venti anni dopo, paga la pena. Chi nello sport toglie illegalmente agli altri l’esistenza atletica, la fama, i premi, una riconoscibilità gerarchica, invece rischia poco. Un buffetto: non dovevi farlo, dacci indietro la medaglia, ah se non la trovi pazienza. E soprattutto gode ancora del primato, discusso, chiacchierato, ma che sta ancora lì, in alto, nel ranking delle migliori prestazioni e fa sembrare asini tutti quelli e quelle che non riescono a sfiorarlo. Vogliamo dirlo? L’atletica ha almeno 20 record mondiali che nessuno da 30 anni riesce ad avvicinare: 1’53”28 sugli 800 metri della cecoslovacca Kratochvilova, datato 1983; 47”60 nell’85 della tedesca est Koch sui 400; 86,74 metri nell’86 del martello del sovietico Sedykh; 2.09 nell’alto della bulgara Kostadinova, realizzato nell’87. Senza dimenticare nell’88 il 10”49 e il 21”34 nei cento e duecento me- tri dell’americana Flo Jo Griffith, morta in circostanza misteriose a nemmeno 40 anni (attacco di epilessia notturno). Sono record puliti? Si presume di no, ma prodotti dell’ex mondo comunista e capitalista, che sporcavano vene e fegati, e che non hanno ancora smesso di farlo. Americhe, Russia, Africa, Asia: sono tutti coinvolti. L’atletica russa è attualmente squalificata, quella keniana sotto osservazione, quella turca anche, quella giamaicana è sospetta, gli Stati Uniti ogni tanto inciampano in un nuovo caso Balco, la Cina, soprattutto quella del nuoto, è dubbia.
Fino a quando il passato marcio sta lì a brillare come una stella cometa sarà difficile avere un orizzonte pulito. Helmut Diegel, tedesco, allora vicepresidente Iaaf, propose prima del 2000 di azzerare tutti i record e di iniziare il millennio riscrivendo la cronologia dei record. Non garantiva il pulito, ma si toglieva molto sporco. E soprattutto si ricominciava senza la zavorra di vecchie prestazioni chimiche. Niente, l’idea non passò, troppo eversiva, denudava tutti. Un paio di anni fa le fast women della Giamaica chiesero di cancellare i record dello sprint di Flo Jo Joyner. «Sono più che sospetti e soprattutto ridicolizzano tutti i nostri forzi. Un primato mondiale ti porta gloria, sponsor e soldi. Ma noi non riusciremo mai ad arrivarci perché quel limite è irraggiungibile». L’atletica mondiale ha Coe, un nuovo presidente. Quello vecchio è indagato. Nessuno pretende una Norimberga dello sport. Ma provare a ricominciare?