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 2016  febbraio 06 Sabato calendario

Il grande esodo da Aleppo. Ma la Turchia chiude le frontiere

Dalla guerra di Siria arrivano notizie di un’avanzata sempre più imponente dell’esercito di Bashar el-Assad. Ma anche di una fuga, un vero esodo, di 40mila civili che hanno abbandonato la città di Aleppo prima che sia circondata del tutto dai governativi: uomini, donne e bambini marciano verso il confine turco, dove rimarranno in trappola perché Erdogan ha schierato l’esercito a sigillare la frontiera.
Spinti in avanti dai bombardamenti dell’aviazione russa, sostenuti dai miliziani di Hezbollah e da soldati dell’esercito iraniano (ieri Teheran ha ammesso la morte di un suo generale), i soldati di Assad stanno per chiudere l’assedio su quella che era la seconda città del paese, da mesi occupata dai ribelli. L’avanzata dei governativi ha provocato una fuga in massa che si trasforma in una nuova tragedia.
I video che arrivano dal confine turco già riprendono centinaia di famiglie ammassate a ridosso del posto di frontiera di Bab al Salam, mentre altre sono in viaggio. Tutte le ong umanitarie lanciano l’allarme: David Evans della americana “Mercy Corps” ha detto che «l’assedio di Aleppo sta per chiudersi, ogni via di uscita sta per essere bloccata, in città ci avviciniamo alla catastrofe umanitaria, la comunità internazionale deve reagire immediatamente». Hassan Haj Alì, uno dei capi ribelli della zona, ha detto alla
Reuters
che «gli attacchi russi continuano senza sosta, il regime sta facendo di tutto per espandere la zona sotto controllo, nonostante avesse mandato una sua delegazione a sedersi al tavolo dei negoziati di Ginevra».
Mosca per ora va avanti, approfitta del momento favorevole per provare a consolidare l’esercito di Assad. Ma parallelamente Vladimir Putin ha dato ordine alla sua diplomazia di elaborare i suoi piani: le proposte iniziano a girare, e verranno ufficializzate in una riunione dei ministri degli Esteri del “Syria Support Group” che De Mistura ha convocato l’11 febbraio a Monaco di Baviera. Ieri il segretario di Stato John Kerry in persona è tornato a chiedere una tregua, ma anche ha detto che «i russi hanno proposto alcune idee costruttive su come possa essere sviluppato un cessate il fuoco».
La tattica dei russi in questi giorni è stata chiara: spingere il più possibile Assad a riconquistare posizioni, pronti a incassare un dividendo diplomatico permettendo al momento opportuno a De Mistura di far ripartire il negoziato. E in questo la battaglia per Aleppo è cruciale. Per quasi 3 anni la città è stata divisa fra un’ampia zona controllata ribelli (con circa 350 mila abitanti) e gli altri quartieri ancora occupati da forze del governo. Se davvero Assad riuscisse a chiudere l’assedio anche sui quartieri dei ribelli, sarebbe di sicuro il colpo militare più importante per i governativi in tutti i 5 anni della guerra. Potrebbe essere il momento per decidere davvero di iniziare a trattare. Da una posizione di forza ritrovata.