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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Giustiziato a 72 anni dopo aver trascorso metà della sua vita nel braccio della morte: è successo ieri in Georgia, Stati Uniti, Occidente

Tutti gli appelli sono stati vani e ieri mattina Brandon Astor Jones, 72 anni, il più anziano condannato alla pena capitale della Georgia, è finito davanti al boia.
Dopo aver trascorso esattamente metà della sua vita nel braccio della morte per l’omicidio, nel 1979, di un commesso di un negozio durante una rapina, Jones è stato ucciso con un’iniezione letale nel penitenziario di Jackson quando anche l’ultimo appello alla Corte Suprema è stato respinto. Si è trattato della prima esecuzione dell’anno in Georgia – la quinta in America per il 2016. Non è stato nemmeno tenuto conto della potenziale anticostituzionalità del metodo utilizzato: quel cocktail mortale che, dopo che la difficoltà a reperire negli Usa i sedativi necessari a produrlo, ha rimesso in discussione l’intero sistema degli “omicidi legali”. Lo Stato del Sud aveva sospeso temporaneamente il boia l’anno scorso per accertare che l’iniezione preparata per una donna, Kelly Gissendaner, l’unica nel braccio della morte in Georgia, fosse «sicura». Poi ha ripreso la procedura, portando a termine cinque esecuzioni. La Georgia – con il Texas, l’Oklahoma, la Virginia, la Florida e il Missouri – è uno dei maggiori responsabili degli “omicidi legali”. E ci sono pochi dubbi che andrà avanti quest’anno con l’esecuzione di alcuni dei 75 condannati at- tualmente nel braccio della morte. Secondo il Dpic, il Centro di informazione della Pena di morte Usa, l’esecuzione di martedì suscita grande preoccupazione anche per gli altri significati che porta con sé. Questo caso, infatti, «solleva questioni di proporzionalità e di applicazione discriminatoria della pena capitale», sostiene l’organizzazione di Washington, ricordando che «Jones e il co-imputato Van Roosevelt Solomon – morto sulla sedia elettrica nel 1985 –, entrambi afroamericani, erano stati condannati a morte per aver ucciso il commesso bianco in una stazione di servizio durante una rapina. Ma, Jones ha sempre negato di aver sparato e la procura non ha mai determinato chi fosse stato a sparare».
Ignorate dal tribunale, inoltre, sia le prove sulla malattia mentale di Jones, sia gli abusi sessuali subiti da bambino. Tutti elementi che avrebbero potuto scagionarlo. Va registrata, comunque, una maggiore attenzione al problema dei possibili errori giudiziari. Negli ultimi anni sono state create di varie task force impegnate a identificare e correggere condanne errate, il cui numero è quasi raddoppiato dal 2011. Un rapporto del “Registro nazionale degli esoneri” ha appena rilevato che, l’anno scorso, il numero di sentenze “ribaltate” ha toccato il record negli Usa: quasi tre alla settimana. In più di due terzi dei casi, si trattava di persone appartenenti a minoranze.
Secondo un progetto della scuola di giurisprudenza dell’Università del Michigan – che dal 1989 ha contato 1.733 persone scagionate –, nel 2015, ben 149 (dieci in più dell’anno precedente) sono state scagionate dopo essere state condannate ingiustamente e aver trascorso mediamente 14 anni in carcere. Nel 40% dei casi, l’accusa era di omicidio, seguito dal possesso di droga.
Dei 58 individui dichiarati inizialmente colpevoli di omicidio, 19 avrebbero dovuto affrontare l’ergastolo, cinque la pena capitale, e 44 di tali sentenze risultano essere state comminate nonostante la cattiva condotta delle autorità. Non stupisce che il più alto numero di sentenze annullate (54) si sia verificato in Texas, uno degli Stati più popolati d’America, dove, sebbene la quasi totalità delle condanne errate riguardassero droga, almeno due individui trovati colpevoli di omicidio erano stati condannati a morte e all’ergastolo.