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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Il cattivo di destra, il buono radical chic di sinistra e in mezzo Lilli Gruber, faziosa ma onesta

Mi riferisco a una puntata di Otto e mezzo, un talk show che apprezzo, dove, a volte il salotto si fa tinello e viceversa. Il meccanismo è ben oliato. Un personaggio «cattivo», riconducibile in qualche modo alla Destra (preferibilmente grezza) è in studio con uno «buono» della Sinistra colta (preferibilmente radical chic), in collegamento esterno un «diverso». La conduttrice non tenta neppure di nascondere la sua elegante faziosità. Mi piace, perché in Gruber non c’è né trucco né inganno, la faziosità avrà pure i contorni di una filigrana, ma è esplicita, quindi accettabile.
Lunedì scorso c’è stata la puntata perfetta. Il tema era l’immigrazione. L’ospite «cattivo» era Nicola Porro, per storia, preparazione, ruolo, standing, è stato trattato con i guanti bianchi (un compagno che sbaglia, che un giorno verrà ricuperato), i «buoni» erano un duo, assortito con grande sapienza, Corrado Augias e Rassmea Salah. Per rispetto verso Porro, Gruber mai ha utilizzato lo schemino ping pong di sua invenzione: una frase tranchant del «buono» trasformata in immediata domanda per il «cattivo».
Puntata quindi tecnicamente perfetta, è emerso però un problema. Se fossi un autore Tv sarei preoccupato, dovrei trovare in fretta un modello comunicazionale nuovo per affrontare il tema immigrazione, che per i «buoni», da valoriale, sta diventando brutalmente operativo: si preannuncia un disastro. Immediata controprova, appena sente pronunciare le parole Svezia e Colonia il povero Augias precipita nella depressione, balbetta, così l’uso del verbo bombardare rivolto alla Libia, non più quella del laico-laido Gheddafi o dei criminali scafisti, ma paese islamico a tutti gli effetti, irrita la combattiva Salah.
Porro (convinto o giocherellone?) getta ulteriore benzina sul fuoco attaccando, da destra, il cardinale di Milano, Angelo Scola (Papa mancato, ma mente finissima), che si era appena espresso con una spiazzante genialata: «Istituire una festa islamica in ogni scuola». Divertente vedere, da un lato, i contorcimenti del laicissimo filo islamico Augias per trovare una soluzione dialettica perché ciò non avvenga, possibilmente eliminando le feste cattoliche (salvatemi almeno Natale e Pasqua! ndr), dall’altro la soddisfazione della signora Salah, dovendo scegliere fra gli interessi del suo Pd e della sua religione non ha dubbi.
Mi sento vicino agli autori televisivi che si porranno il problema della comunicazione in Tv dopo il radicale mutamento di strategia dei paesi più evoluti dell’Europa verso l’immigrazione. Che piaccia o meno Svezia & Co. hanno fatto proprio San Paolo (Gal 6,10) «Operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede». Spaemann, amico di Ratzinger, lo aveva profeticamente tradotto così: “Se non possiamo aiutare tutti, bisogna seguire un ordine di vicinanza e lontananza».
Drammatico per le nostre élite che questi paesi «faro» del Nord ormai parlino come il duo Marine&Matteo, con una differenza che loro fanno ciò che il duo suggeriva da sempre: tenere solo i rifugiati che ne hanno diritto e «rispedire» al mittente tutti gli altri. Gli autori Tv si rendono conto che migliaia di ore di registrazione della crème de la crème dell’establishment nostrano sono da buttare, anzi, sono diventate imbarazzanti e ridicole dopo le chiusure delle frontiere, dopo l’espulsione dai paesi europei considerati più civili degli immigrati economici, dopo i quattrini dati ai turchi perché gestiscano per conto nostro imbarazzanti campi di concentramento, dopo il rifiuto di Cameron di prendere bambini soli, e così via.
Confesso una certa soddisfazione intellettuale. Ho passato la mia vita a combattere una locuzione consolatoria «problemi complessi richiedono soluzioni complesse», modo elegante per pontificare ma non fare nulla, dagli anni ’60 usata da sociologi d’accatto. Grazie alla Svezia, ai nordici, tutti i «più civili» stanno tornando alla bruta realtà. Si avviano, seppur con sofferenza, e lentamente, a prendere in esame quella locuzione che pratico da sempre «qualsiasi problema ha una soluzione». Questa è politica, questa è leadership.
Ebbene sull’immigrazione una soluzione c’era, quella svizzera, storica: «sì a tutti i rifugiati che ne hanno diritto, sì agli immigrati economici ma solo quelli che servono, no per tutti gli altri». L’Europa ci sta girando intorno, ma, alla fine, le leggi dell’economia imporranno le loro regole, quelle che il «popolino» ha metabolizzato da tempo. Ora, il tema comunicazionale della sinistra, degli autori Tv, dei giornalisti schierati, è solo uno. Quale narrazione per dire con altre parole quello che da anni ha sostenuto il duo Marine&Matteo, con l’appoggio silenzioso del «popolino»? Suggerisco: «ci eravamo sbagliati».