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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche non è ancora nata che è già un gran caos

Un grande lavoro si prospetta per il sen. Mauro Marino, presidente della Commissione Finanze del Senato, per tentare una riunificazione degli 11 disegni di legge concernenti la costituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta l’oggetto della quale già presenta, a seconda dei proponenti, nette divaricazioni: dal sistema bancario, al dissesto delle quattro banche poi salvate; dall’esercizio della Vigilanza bancaria e dell’attività della Consob alle vicende del Monte dei paschi  di Siena, all’operato del Banco di Desio; dal trattamento normativo e di controllo dei sistemi bancari nell’Unione e nell’Eurozona (per verificare la par condicio) alla Popolare di Spoleto, per fornire solo alcuni esempi.
Più in generale, si va da una verifica sulla gestione degli istituti di credito relativamente al periodo gennaio 2000-dicembre 2015 alla non indicazione di termini dell’inchiesta. Se ci si volesse fermare ai testi presentati, sarebbe difficile trovare l’unicità del filo conduttore che risponda alla domanda in modi icastici sul perché dell’istituzione della Commissione e per quali specifiche finalità.
Comunque, il pluralismo non è un dato negativo, anche se in questo caso segnala significative distanze tra diversi di coloro che vogliono l’inchiesta. Ma, prima ancora, si spera che la Commissione possa valutare la convinzione messa agli atti dallo stesso presidente Marino, secondo cui meglio sarebbe affidare questi compiti a una più snella e più mirata Commissione di indagine conoscitiva, considerato che, per la verità, alcune delle proposte presentate, per le questioni che sollevano, si avvicinano di più a quest’ultimo modello. Sarebbe una scelta saggia e la sua accettazione dimostrerebbe realismo e desiderio di risultati concreti, non dell’ esposizione della propria posizione all’elettorato oppure dell’utilizzo della Commissione per un certamen tra parti aprioristicamente contrapposte e per interminabili logomachie. Naturalmente, la riunificazione dei testi non è obbligatoria e, in teoria, ben potrebbe sussistere una proposta di maggioranza e altre proposte di minoranza (nella stessa materia creditizia, la lontana Commissione Sindona docet). Detto ciò, vi è comunque da chiedersi se, appunto, valga la pena avviare un tale lavoro ponderoso e dalla lunga prospettiva o se piuttosto, come accennato, far leva su di una indagine conoscitiva che, magari, integrerebbe e approfondirebbe quella già ben curata al Senato, pure sotto la guida di Marino: una indagine suscettibile di dare risultati abbastanza rapidi e di mettere, poi, in condizione di valutare se promuovere o no ulteriori sviluppi istituzionali. Come abbiamo scritto più volte su queste colonne, un’inchiesta da condurre con i poteri dell’Autorità giudiziaria si candiderebbe a un risultato sterile e creerebbe un intralcio probabilmente alla stessa opera dell’Autorità Giudiziaria. Alla fine non si raccoglierebbe nulla, magari dopo qualche anno di inchieste. Chi scrive ne è fortemente convinto alla luce delle esperienze osservate al riguardo. È sperabile che si ponderi bene ogni passo prima di incamminarsi verso un obiettivo che appare ambizioso, ma che alla fine, come è accaduto in passato, deluderà tutti e farà rimpiangere il non aver voluto promuovere, in alternativa, un’indagine conoscitiva. Sull’argomento, comunque, non mancheremo di ritornare nei prossimi giorni. Intanto, auguri al sen. Marino per il lavoro improbo che gli spetta, sperando comunque che alla fine si affermi, con larga adesione, la conversione nell’indagine conoscitiva.