Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Da inizio anno le banche italiane hanno bruciato in Borsa 35 miliardi

Seduta funesta per Piazza Affari che scivola molto più delle altre Borse europee e tocca i minimi dal settembre 2013. Il Ftse/Mib ha chiuso la seduta a quota 17.412 con una flessione del 2,85%, arrivando a perdere durante le contrattazioni anche il 4%. Quasi tutto in rosso l’indice delle blue chips, tra scambi elevati per 3,32 miliardi di euro di controvalore. Pochissime le eccezioni, tra cui Ferragamo +1,38%, Tod’s +0,76% e Tenaris +0,34%.
A trainare i ribassi hanno contribuito ampiamente le vendite piovute sul settore bancario, con diverse sospensioni per eccesso di ribasso nel corso della seduta. Gli istituti italiani hanno perso molto di più della media europea in generale del settore (-3,36%) e delle banche della zona Euro (-4,13%). Certo non ha aiutato il taglio di target price su diversi titoli del comparto da parte degli analisti di Citi. Il tonfo peggiore è stato quello del Banco Popolare (-10,02%), ma anche gli altri istituti di credito hanno registrato perdite ingenti: Ubi ha lasciato sul terreno l’8,99%, Bper l’8,29%, Mps il 6,67%, Unicredit il 5,93%, Bpm il 5,71% e Intesa il 5,25%. In forte calo, inoltre, gli istituti a minore capitalizzazione con Carige che ha ceduto il 7,27%), Creval il 5,41% e Popolare Sondrio il 4,31%. Da inizio anno il comparto ha visto un calo della capitalizzazione pari a 35 miliardi, con 11 miliardi a testa solo per Intesa Sanpaolo (-24%) e Unicredit (-37%).
Tornando alle decisioni degli analisti di Citi, pubblicate ieri, il prezzo obiettivo di Unicredit è stato rivisto al ribasso da 6,15 a 4 euro per azione, del Banco Popolare da 15 a 10.10 euro, di Ubi da 7,10 a 4,90 euro, di Bpm da 1 a 0,85 euro, di Bper da 8,70 a 6,80 euro e di Mediobanca da 11,20 a 9 euro. Eppure solo il giorno precedente Morgan Stanley aveva sottolineato come i ricavi del quarto trimestre 2015 per le banche italiane dovrebbero registrare un incremento del 3% nel complesso, grazie alla positiva stagionalità soprattutto delle provvigioni. Allo stesso tempo, comunque, gli analisti di Morgan Stanley esprimono cautela per il margine di interesse, che dovrebbe vedere una flessione dell’1%. Il focus, naturalmente, resta su i non performing loans, per cui è atteso un marginale incremento nel periodo. Sullo stesso tema, sempre martedì, Standard & Poor’s ha pubblicato un report in cui sottolinea come l’accordo raggiunto dall’Italia con l’Unione Europea, sia «una misura, sebbene positiva, non sufficiente di per sé a innescare una significativa pulizia di questi prestiti. Di conseguenza non stimiamo di rivedere le nostre aspettative sulla qualità degli asset delle banche italiane nel 2016 e nel 2017». Nessuna revisione del rating sugli istituti di credito italiani, quindi, all’orizzonte.
Più in generale a Piazza Affari ieri, le vendite non hanno risparmiato anche altri settori. Fra i titoli del lusso ha sofferto in particolar modo Yoox (-8,29%), Brunello Cucinelli (-3,17%) e Luxottica (-0,83%), in un panorama europeo che ha visto il comparto in controtendenza grazie ai buoni risultati riportati dal colosso francese Lvmh (+4,5% ieri a Parigi). In sofferenza a Milano anche le azioni Fca, sospese durante la seduta in asta di volatilità per eccesso di ribasso, hanno terminato le contrattazioni con un pesante -4,01%, facendo peggio dei competitor europei, mentre Ferrari (-0,15%a 32,95 euro) ha chiuso vicino alla parità dopo aver toccato un rialzo del 4% a 34,44 euro. Il titolo resta, comunque, ben sotto il prezzo di debutto a Piazza Affari di inzio anno di 43 euro (-23%).