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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Il Rischiatutto di Fazio parte domenica 14

Il revival va, anche se nelle intenzioni di Fabio Fazio, sostenitore dell’impresa, è qualcosa di diverso e di più ambizioso. Parliamo del ritorno di Rischiatutto, sigla storica della Rai, riesumata per passione e convinzione. Si parte domenica 15 (subito dopo la fine del Festivalone) alle 20,30 su Rai 3, con una striscia (come insegnano i talent) dedicata ai provini dei concorrenti. Il 21 e 22 aprile prima serata su Rai 1, poi messa in onda regolare (c’è stato, nei mesi scorsi, un po’ di tira e molla da parte dell’azienda), sulla rete ammiraglia dal 13 ottobre, il giovedì, giorno classico del quiz di Mike Bongiorno, che debuttò il 5 febbraio 1970. Un remake che sa quasi di sfida: cosa succederebbe se, all’improvviso, la Rai (in assenza di grandi idee) cominciasse a riproporre i suoi programmi storici (Lascia o raddoppia, Canzonissima, Il musichiere, Sette voci)?
RISCATTOFazio, però, fa sapere che l’intenzione è altra: usare quel programma come «riscatto della passione e della competenza in un mondo in cui vai in tv se sai cantare una mezza canzone». Guarda caso, a ricordare che cosa fosse il Rischiatutto ci pensa proprio in questi giorni un libro, edito da RaiEri, scritto da Eddy Anselmi e Pino Frisoli con introduzione della signora Mike, Daniela Bongiorno, e una frase sul retrocopertina che si richiama dritta dritta ai propositi di Fazio: «Si sente di nuovo il bisogno di trasmissioni con quiz seri, che insegnino qualcosa». Firmato Mike Bongiorno. E dire che, anche allora, la Rai era titubante. Nel senso che il conduttore di Lascia o raddoppia? era finito all’angolo, nella convinzione che la stagione dei quiz fosse tramontata. Ma Mike aveva la testa dura e, partendo dal format americano, Jeopardy, (anche allora si pescava dai format) aveva messo insieme una proposta a cui non aveva intenzione di rinunciare. Ci mise un po’, compresa un’attesa di oltre due ore alla porta del potente vice direttore generale Giovanni Salvi. Nell’Italia reduce dall’autunno caldo e dallo shock delle bombe di piazza Fontana partì il nuovo quiz della Rai con il suo slogan irresistibile, Allegria (accompagnato dall’immancabile Fiato alle trombe Turchetti!). Al titolo, per la verità, ci pensarono un po’, racconta Paolo Limiti nel libro, fino alla formula definitiva, suggerito dal momento finale del gioco, in cui il concorrente si giocava tutto. Una fase che fece guadagnare al programma anche l’accusa di essere un gioco d’azzardo. Nell’Italia del monopolio già a doppio canale, il programma si fece largo in modo clamoroso, (nel 1972 ebbe una media di 22 milioni di telespettatori e una punta di quasi 32 nella finale), con la sua lunga serie di personaggi dalla signora Giuliana Longari, a Massimo Inardi, a Enzo Bottesini, a Ernesto Marcello Latini, al signor no Ludovico Peregrini, alla valletta parlante, quella Sabina Ciuffini che introdusse, nella Rai bacchettona di allora, la minigonna, segno inevitabile dei tempi al giro di boa. Avrebbe potuto segnare un’altra innovazione, decisamente più televisiva, il Rischiatutto: l’introduzione del colore nella nostra televisione. Nelle finali del ’72 a Milano le apparecchiature c’erano, ma le luci dello studio non erano sufficienti. L’anno successivo, il governo decise di dare uno stop alla sperimentazione.
A distanza di quasi mezzo secolo, stavolta, non ci sono dubbi, il quiz sarà a colori. Daniela Bongiorno, con la quale la Rai ha dovuto trattare i diritti, che curiosamente non appartenevano all’azienda, assicura che Mike «sarebbe entusiasta della nuova edizione». Fazio promette di aggiornarla fino a farla diventare «quasi un reality senza tradirne la storia».
Funzionerà? La prima risposta è venuta dai 1600 aspiranti concorrenti. La pattuglia finale sarà di 50, ma ci sarà spazio per l’amarcord con quelli storici. La nostalgia, categoria assai contemporanea, farà parte del gioco.