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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Intervista a Harrison Ford, che prova in tutti i modi a risultare noioso

«Ho sempre considerato il lavoro di un attore simile a quello di un falegname: plasmare il legno per me è più che un hobby artigianale» dice Harrison Ford, 73 anni. E quando gli fanno notare l’orecchino al lobo sinistro, spiega: «L’ho messo a 50 anni: l’età giusta per reinventarsi».
Per anni, Ford non ha mai parlato del privato, del suo primo matrimonio con l’amore del college Mary Marquard, del secondo con la sceneggiatrice di E.T., Melissa Mathison. Fa parte del suo carattere tenere la vita lontana dai riflettori mediatici anche se è sempre disponibile a parlare della sua passione per il volo e dell’incidente aereo accadutogli nel marzo del 2015 mentre era al comando del suo velivolo d’epoca. Come Indiana Jones, riuscì a compiere un atterraggio miracoloso (bacino e caviglia rotti) e la prima domanda che fece riavutosi in ospedale fu: «Ho provocato vittime?».
Dal 1973, quando debuttò con American Graffiti, sono oltre quarant’anni di carriera. Una star di Hollywood, non solo per il suo Indiana Jones (del quale è in preparazione un nuovo capitolo) o per Blade Runner (si parla di una ripresa del suo ruolo di Rick Deckart nel sequel), ma per il suo Jack Ryan dai libri di Tom Clancy in Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo.
Tiene a ricordare che molto gli è piaciuto anche interpretare «commedie intelligenti» come Working Girl di Mike Nichols e che resta legato a due film da lui amatissimi: Witness e Mosquito Coast di Peter Weir.
A differenza di molti colleghi, lei è attivissimo nella piena maturità della sua carriera. Cosa si aspetta ancora dal cinema?
«Belle storie, copioni capaci di interessare più generazioni, caratteri ben disegnati di personaggi».
Dicono che lei faccia parte del Guinness dei primati per le sue ricchezze e per tutti i suoi film. Per i quali non ha mai avuto un Oscar ma solo una nomination per Witness – Il testimone …
«Non ho mai lavorato per i premi, ma perché sceglievo e ancora scelgo ruoli che mi interessavano con registi che stimavo. Recitare è una fertile passione e intendo continuare a coltivarla».
La fantascienza le ha dato molto. Quali libri legge?
«Non proprio quelli di fantascienza, ma, piuttosto, libri di storia, sull’ambiente e di ricerche scientifiche».
Alcuni suoi film non hanno avuto un riscontro di pubblico: Sabrina, Hollywood Homicide, Cowboys & Aliens.
«Sono state esperienze interessanti che mi hanno permesso di essere diretto da registi come Sydney Pollack, Ron Shelton e altri autori. Non sai mai se un film avrà successo oppure no. L’importante per me è sceglierlo».
Come è cambiato il cinema da quando ha iniziato a recitare?
«Le tecnologie danno molto allo schermo, ma per me resta importante il disegno di un personaggio ben inserito in un copione, in un ambiente».
Perché Star Wars e la saga di Indiana Jones sono diventati fenomeni globali?
«Contengono avventure, pura immaginazione e suggerimenti scientifici: i film sono sempre stati diretti dai loro registi con una passione capace di nutrire l’immaginazione di padri e figli. Non ho mai interpretato un film per essere un supereroe anche se tutti i ragazzi del mondo amano i supereroi».
Crede al motto «che la forza sia con te?».
«La prima volta in cui Lucas mi disse queste parole ironizzai, ma è uno slogan che continua a conquistare gli spettatori quando vanno a vedere una puntata di Star Wars. I film che solleticano il senso dell’avventura hanno sempre elementi molto cinematografici, ma io non cerco l’adrenalina di un ruolo. Lo studio piuttosto in ogni particolare, a cominciare dal giubbotto di cuoio di Indiana Jones e passando anche per i suoi aspetti fedeli a certi codici etici, morali. Ai suoi sogni».
Ha sempre rifiutato di schierarsi, spesso ha detto che sia i Repubblicani che i Democratici l’avevano delusa e che lei era e sempre sarebbe stato contrario a ogni guerra.
«Tutto vero. Oggi più che mai sono impegnato nella lotta per l’ambiente. Distruggere le risorse naturali è uno dei più gravi danni sociali che gli esseri umani possano fare. Sono contrario al pubblico esibizionismo di ogni vita privata, sono in prima fila per ogni battaglia sull’ambiente e per un cinema multietnico, di spettacolo e contenuti».