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 2016  febbraio 04 Giovedì calendario

Due o tre cose sulla fidanzata di Luigi Di Maio

Un tempo si diceva che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. I tempi son cambiati, per fortuna, e a volte le parti si invertono. Eppure, ogni tanto capita ancora. Bastava essere nella Sala Nassiriya del Senato, il 9 settembre scorso. Sul palco, a parlare di reddito di cittadinanza, Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Quest’ultimo, prima di parlare, vede il cellulare vibrare. È un messaggino. Lo legge, poi parla. E pronuncia esattamente la frase che gli ha appena scritto una donna bruna, che gli sorride a pochi metri: Silvia Virgulti.
Tra i fuoriusciti, è un coro di ironie, ingenerose: «Lui è teleguidato con l’auricolare, come Ambra da Boncompagni». L’arrivo della Virgulti a Roma suscitò un vespaio di invidie. I media si sbizzarrirono: chiamandola «zarina», persino «sexy consulente». Eppure, la ragazza bruna seduta al fianco del vicepresidente della Camera, al teatro Linear Ciak per lo show di Beppe Grillo, è più di un gossip. E molto più di una fidanzata. È una donna di potere.
Arriva alla corte di Gianroberto Casaleggio, sponsorizzata dai fratelli Pittarello, con un curriculum e due documenti: una tesina sulla psicologia e un’analisi degli errori di postura in tv di alcuni parlamentari 5 Stelle. Casaleggio apprezza. Da allora la Virgulti diventa la «coach tv» di alcuni «prescelti», suscitando la rabbia degli esclusi.
Ma da dove arriva davvero la Virgulti? Sul suo conto, corrono leggende. Ma ci sono anche alcune certezze. È nata a Casalmaggiore (Cremona) 40 anni fa, è laureata in Glottologia all’istituto di Romanistica di Vienna. Dichiara di sapere otto lingue. Al corso di inglese, che tiene con la My Life, si presenta come «genio delle lingue». Eccola su Youtube: spigliata (ma non spacca il video), inglese perfetto, camicia limpida. Il suo metodo? «I post-it. Se devi ricordare la frase “I need to sleep over it”, “Ho bisogno di dormirci sopra”, basta appiccicarlo sul cuscino».
La Virgulti ha altri due «skills» importanti: una buona conoscenza della discussa Pnl (programmazione neurolinguistica) e ottimi rapporti con i «poteri forti» statunitensi. Ha collaborato con ambasciate Usa e canadesi. Grillo la chiamò per organizzare il suo spettacolo negli States. E il 4 luglio 2014 era in prima fila nel party a casa dell’ambasciatore Usa, a Villa Taverna.
Dopo Milano, eccola a Roma. Qui i corsi non li tiene in Parlamento, ma a casa sua. Incontra Morra, Di Stefano, Toninelli, Di Battista e molti altri. Si fidanzerà con Luigi Di Maio affrancandosi dal fondatore. Nell’estate 2014, Di Maio è avvistato a Casalmaggiore, davanti a un piatto di bisglon, i tortelli di zucca con mostarda.
Ma la rivoluzione non è un piatto di tortelli. E cominciano le grane. Di Maio la vorrebbe a capo della Comunicazione, al posto di Ilaria Loquenzi. Roberto Casaleggio stoppa tutto. Dai social spariscono frasi inopportune e fioriscono baci e abbracci tra le due. Lei si sente sicura. Spiega a una platea attonita che le Europee sono state perse per colpa del «cappellino di Casaleggio». Lui incassa e tutti si chiedono: perché? Lei esibisce una buona dose di cinismo, incitando a «usare la paura e la rabbia che suscita l’immigrazione negli italiani». Nel frattempo, continua i provini. A Paola Taverna, poetessa sanguigna e parlamentare «del popolo», spiega: «Tu devi diventare la Meloni dei 5 Stelle».