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 2015  dicembre 29 Martedì calendario

Dopo il Natale i musulmani mettono al bando anche il Capodanno. Dal Kuwait alla Somalia hanno tutti paura dell’Isis

Non bastava il Natale, adesso a finire al bando è anche il Capodanno: che siano feste religiose o non, poco importa, tutto quello che non ha a che fare con quanto contenuto nel Corano non deve essere celebrato: nell’islam un suo inizio d’anno c’è, il primo giorno del mese di muharram, e soltanto quello deve essere festeggiato. Ed è per questo che nei Paesi musulmani, sia africani che asiatici, è tutto un fioccare di divieti con questa spiegazione: celebrazioni pubbliche del Capodanno proibite nel timore di attacchi da parte dei più ortodossi (leggi jihadisti),che vedono come il fumo negli occhi questa ricorrenza. È il caso del Kuwait, piccola e ricchissima, di petrolio, monarchia del Golfo, uno dei principali alleati degli Stati Uniti nella regione dove hanno una delle più grandi unità di terra in Medio Oriente. Le autorità kuwatiane hanno diramato un avviso in cui si vietano festeggiamenti “selvaggi” per il nuovo anno, così come riferito dal quotidiano Arab Times. In particolare, saranno monitorate le celebrazioni nelle tende, utilizzate per feste “miste”, cioè uomini e donne insieme, e altre attività illegali, come il consumo di alcol. Controlli anche nei lussuosi alberghi delle catene internazionali, dove pure lì è tassativamente proibito servire bevande alcoliche (anche agli occidentali) e il brindisi si può fare soltanto con una gazzosa. Non è chiaro se verranno ispezionate anche le abitazioni private, quel che è certo è che i controlli scatteranno prima della mezzanotte e per tutto il resto della nottata e chi non sarà trovato in condizione “normale”, ovvero sobrio, verrà portato via dalla polizia. La scusa è dunque quella religiosa, relativa all’alcol e alla promiscuità, la realtà è chele autorità di Kuwait City temono un attacco dell’Isis, così come peraltro è già successo quest’anno proprio nel centro della capitale. Dal Golfo al Corno d’Africa il divieto non cambia, così che anche la Somalia ha emesso un divieto quasi identico a ridosso di Natale, bandendo pure quello. Proibiti i festeggiamenti di capodanno nel timore che questi possano attrarre gli attacchi degli islamisti, in particolare dial Shaabab, ilgruppo jihadista più attivo nel Paese. «Tutti gli eventi sono contrari alla cultura islamica e possono danneggiare la fede delle comunità musulmana», ha detto il direttore generale degli Affari religiosi di Mogadiscio, sceicco Mohamed Khayrow, aggiungendo che le forze di sicurezza hanno l’ordine di interrompere eventuali celebrazioni. E sempre con la motivazione che «è contrario all’islam», il capodanno è proibito anche in Tagikistan, ex repubblica sovietica dell’Asia centrale a maggioranza islamica, dove sono già stati messi al bando gli alberi, i regali, i biglietti di auguri e persino i dolci tipici di Natale in scuole e università. Non solo: a Dushanbe hanno vietato i festeggiamenti per il nuovo anno, con controlli in ristoranti e locali pubblici. In questo le autorità tagike sono ben preparate, poiché il presidente-padrone Emomali Rahmon, musulmano praticante al potere dal 1992 con vari titoli, ha imposto una legge (nel 2007) in cui si proibiscono celebrazioni pubbliche di matrimoni, compleanni e funerali. C’è poi il caso emblematico dell’ Indonesia, il Paese musulmano più popolato del mondo: sull’isola di Bali, induista e da sempre meta di migliaia di turisti europei, americani e australiani, il capodanno sarà celebrato senza avarizia di divertimenti, mentre a Banda Aceh l’arrivo del nuovo anno è stato vietato perché “haram”, cioè proibito nell’ islam. La città è il capoluogo dell’Isola di Sumatra e della provincia autonoma indonesiana di Aceh, dove vige una rigorosissima applicazione della sharia, la legge coranica, con pene come la flagellazione, la lapidazione e l’amputazione di mani e piedi. Secondo l’amministrazione comunale, il capodanno «non fa parte della cultura islamica e i musulmani non devono celebrarlo». Altro Paese spaccato è la Nigeria, dove nel nord musulmano il gruppo jihadista Boko Haram (ora affiliato all’Isis) fa strage della minoranza cristiana. In tre stati, la Nigeria è una federazione, sono stati proibiti – per ragioni di sicurezza – i fuochi d’artificio. Sono tutti nel sud a maggioranza cristiano: Abia, Osun e Lagos, dove si trova l’omonimacittà, principale centro economico.