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 2015  dicembre 28 Lunedì calendario

Come Giuseppe Cruciani è diventato uno stronzo

Il suo bar è chiuso. «Ma questi non lavorano mai?». Inconcepibile, per uno che in radio ci andrebbe anche a Natale, se potesse. Cerchiamo un altro bar, e mentre cammina squarcia avidamente un pacco che il portiere gli ha appena consegnato. Ne sfila un libro: Il grande bisogno. Perché non dobbiamo sottovalutare l’ultimo tabù: la nostra cacca, di Rose George. Si ferma, lo palpeggia, lo sfoglia, «stupendo», me lo mostra. «Mi sto compulsando anche La Storia del bidet», aggiunge. Già, perché a La Zanzara, ora, Giuseppe Cruciani ha scatenato opinionisti più o meno autorevoli sui seguenti temi: cacca e bidet, appunto. L’ultimo coup de théâtre di un provocatore per vocazione, di uno che in uno stacco campionato riproposto assiduamente in diretta si autodefinisce compiaciuto «uno stronzo». Di un conduttore radiofonico accusato spararla sempre più grossa «per finire su Dagospia» (copyright di Andrea Scanzi, sul Fatto, in un recente commento di rara acredine a lui dedicato).
Una replica?
«Non per snobismo, ma su questa storia non ho nulla da dire».
Non ti ha fatto incazzare neppure il paragone con Capezzone?
«Ognuno scrive quello che vuole. Di sicuro ho notato che Scanzi la mia trasmissione la segue. Ma nel suo articolo c’è un’idea di fondo sbagliata: dice che è tutto costruito a tavolino. Sbaglia, è tutto vero, così come viene».
Niente da aggiungere anche sulla querelle tra Facci e la Lucarelli che ne è seguita?
«Mah... Filippo ha fatto questo articolo neppure troppo tenero nei miei confronti. Lo conosco, siamo amici, mi vuole portare a fare le ferrate in montagna...».
Ok, ok. E su Selvaggia?
«No comment».
La senti ancora?
«Non sono particolarmente interessato: non mi ispira alcun tipo di discussione. Sulla mia relazione con lei mi sono ripromesso di non dire mai una parola. Lei ogni tanto ne parla, ma chissenefrega».
Lista Zanzara per le amministrative. A che punto siamo?
«Io non posso mica candidarmi, ma se qualcuno vuole una specie di benedizione, tra il serio e il goliardico, e utilizzare un nome che è sul mercato io ci sono».
Dimmi un capolista.
«Vittorio Sgarbi. Potrebbe correre a Milano. In verità c’è già un simbolo con la scritta “Sgarbi sindaco” e un riferimento a La Zanzara. Lo hanno creato loro, eh, non c’entro nulla».
Il programma.
«Zona a luci rosse, una grande azione per il decoro cittadino, requisire gli spazi comunali occupati, lotta senza quartiere agli assembramenti notturni. Pensa... si vota in 1.600 comuni. Sarebbe straordinario vincere in una piccola città: il Cooomune della Zzzanzaraaa».
Se a Milano la “tua” lista non si presenta per chi voti?
«Del Debbio. Se alla fine corre non ho dubbi».
Boschi. Si deve dimettere?
«Per le posizioni prese da Renzi prima che diventasse premier, penso alla Cancellieri e alla Idem, ti rispondo di sì. Non è solo una questione formale: c’è una banca su cui il governo ha agito e che era il giardino della famiglia Boschi. Renzi ha fatto un casino comunicativo, la gestione è stata opaca: se avesse spiegato prima come stavano le cose e come avrebbe agito, oggi avrei un’idea diversa».
Ipotesi: oggi le politiche. Chi voti?
«Bah, forse 5 Stelle».
Pensavo Salvini.
«Se si allea ancora con Berlusconi... due palle, una noia mortale».
E Renzi? Quello degli esordi ti intrigava.
«Mi piacciono quelli che rompono gli schemi, e lui all’inizio dava l’idea di un cambiamento radicale. Che però non c’è stato, in nessun campo».
Boldrini o Madia: con chi vai a cena?
«Mi dicono che il marito della Madia (il produttore cinematografico Mario Gianani, ndr) sia una persona molto interessante. Meglio lui di tutte e due le signore».
Monti o Fini?
«Con la coppia Fini-Tulliani, ha sempre un suo fascino».
Razzi lo frequenti davvero?
«Assolutamente sì, non lo rinnego. È un personaggio che da un punto di vista mediatico ho creato io, prima di Crozza».
Un aneddoto, prego.
«Più che un aneddoto, una scena, incredibile. Siamo andati a Lucerna a trovare suo figlio Jonathan. Abita in un bilocale in periferia, non ti dico una casa popolare, ma quasi. Lì ti accorgi di cos’è Razzi, delle origini popolari, vivere attorno alla vecchia fabbrica. Si respirava una situazione da proletariato svizzero, è stato quasi surreale».
Donald Trump.
«Lo adoro. Mi piace perché le spara grosse. Niente islamici, bloccare internet: tutto impossibile, ovviamente, ma almeno dietro c’è l’idea di difendere gli Stati Uniti. Vorrei fargli uno scherzo telefonico, ma pare sia inaccessibile».
Bastardi islamici: sei tra i pochi che hanno difeso pubblicamente il nostro titolo.
«Uno dei titoli più belli degli ultimi anni di tutti i giornali mondiali».
Le magliette le hai stampate?
«Siete voi che dovete farle! Fossi il marketing di Libero le farei andare a ruba. A me serve la vostra autorizzazione».
Vedremo che si può fare. Il futuro: si dice che qualcuno ti vorrebbe cacciare dalla radio..
«È normale per il tipo di trasmissione che faccio. Nel variegato mondo di Confindustria c’è qualcuno che non mi sopporta o che pensa che La Zanzara sia una roba innaturale per Radio 24».
Dovevi andare a Radio Deejay, ma poi...
«...ho deciso che non era tempo. Vivo di un sentimentalismo forse eccessivo nei confronti di ciò che ho creato, il nuovo ti lascia sempre un dubbio. Ma tutto ha una fine, insomma vedremo. Potrei anche fermarmi un anno, cercare un’idea nuova».
Chi è David Parenzo?
«Un grande istrione, un saltimbanco che farebbe un errore a condurre un talk show tradizionale. Sarebbe sprecato, almeno secondo me: cioè, lui è più Chiambretti che Floris».
Litigate spesso?
«Sì sì, ogni giorno ci sono aspetti da smussare. È come una convivenza, non è semplice. Ma credo ci sia ancora un pezzo di strada da fare insieme».
Puoi premere un tasto e far sparire dal mondo i vegani integralisti o le religioni: cosa scegli?
«I vegani integralisti».
Ma come! Ci ricami la trasmissione da settimane...
«Mi hai convinto: le religioni».
Hai portato un coniglio morto in diretta e te lo sei mangiato: mi spieghi perché?
«Ho sentito che volevano equipararlo al cane e vietarne il consumo. Allora ho pensato: ne compro uno dal macellaio, lo porto in radio, lo faccio vedere in webcam e dico che a me i conigli piacciono sia vivi che morti da mangiare. Non pensavo facesse tutto questo clamore».
La prossima campagna?
«Un bel distributore di preservativi in ogni parrocchia: straordinario, altro che santini».
Tua figlia ti ascolta?
«Troppo piccola, ha dieci anni».
Tua madre?
«Poco. I suoi amici, ridendo, le dicono che il figlio è diventato volgare».
Sesso: a che età la prima volta?
«Quindici».
Con quante donne sei stato? Voglio cifre iperboliche.
«Come faccio a fare una stima? E poi voi ci fate il titolo».
Numero non stimabile, dunque.
«Ho perso il conto».
Perfetto, sei fregato. Cruciani: «Ho perso il conto delle mie donne». Ecco il titolo.
«Nooo, dai...».
Tra tutte le donne famose al mondo ne puoi avere subito una: chi?
«Non mi piacciono le famose, meglio la barista sotto casa (che in effetti è una bella ragazza, ndr)».
Il due di picche da Eliana Miglio?
«Tutto falso. È una vicenda incredibile, assurda. Non so lei che ruolo abbia avuto nella costruzione di questa cosa. Non ho neppure il suo numero, ti giuro, guarda...».
Ci credo. Senti, Giuseppe: tu eri così cinico anche da piccolo o qualcosa ti ha cambiato?
«Diciamo che la morte di mio padre un’influenza la ha avuta. Era il 2008, mi trovavo in Svizzera per gli Europei di calcio. Mi sono scapicollato, ma sono arrivato che era già morto. Non era prevedibile, o almeno pensavo di avere ancora qualche giorno. In un qualche modo mi sono liberato da una figura a cui dovevo rendere conto di ciò che dicevo e facevo. Però sono sempre stato molto disincantato, ci sono un po’ nato così».
Un gesto buonista che hai fatto nella tua vita. Che ne so: un panettone a un clochard per Natale?
«Mai. Al massimo (ride, ndr) ho dato qualche centesimo di euro a un indiano per farmi mettere la benzina quando fuori fa freddo e non mi va di scendere dall’auto».
L’ultima volta che hai pianto?
«Quando ho lasciato la casa dove abitavo con la mia ex moglie. Mi mancava mia figlia, il contatto carnale con lei. Ecco, la cosa buona che ho fatto è mia figlia».
La tua paura più grande?
«Un incidente stradale».
Qualcosa che ti rimproveri?
«Di non essere stato chiaro nei rapporti con le donne. Fingevo di essere un po’ più affidabile, ora dico subito che non lo sono».
Grande conduttore radiofonico, un seduttore seriale o un cinico stronzo: tra le tre opzioni puoi scegliere come vorresti essere ricordato...
«Come un grande conduttore radiofonico». (E forse, questa risposta, per tutti noi è un po’ una sorpresa).