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 2015  dicembre 28 Lunedì calendario

Natale a casa Tutino, «lo sbiancaculi»

A Natale è apparsa su Facebook una foto di Matteo Tutino e della sua famiglia intitolata: «Sopravvissuti!!!». A postarla è stata la sorella Marika, come lui medico nell’ospedale palermitano Villa Sofia. Matteo, uno dei più noti e brillanti chirurghi plastici della Sicilia, era stato arrestato lo scorso 29 giugno con l’accusa di truffa, falso ideologico, peculato per una decina di operazioni estetiche mascherate da interventi funzionali. Amante dei capi firmati e delle palestre per quasi sei mesi è rimasto chiuso in casa e ha dovuto accontentarsi di dare qualche bracciata in una piscinetta di plastica montata in terrazza. Il colpo di grazia, però, per lui è giunto il 16 luglio 2015, quando l’Espresso ha annunciato un’intercettazione fantasma in cui Tutino avrebbe detto al governatore siciliano Rosario Crocetta che l’assessore alla sanità Lucia Borsellino andava «fatta fuori come il padre», il magistrato Paolo, totem della lotta alla mafia. Immediatamente le più alte cariche dello Stato, senza verifica alcuna, hanno levato cori di sdegno per tanto sfregio. Il medico era già ai domiciliari, ma quel presunto scoop lo ha ulteriormente sepolto sotto dieci metri di fango. «Purtroppo l’immeritata fama di certa stampa ha fatto considerare Vangelo quella notizia. Non mi sono suicidato solo grazie al pronto intervento del procuratore Francesco Lo Voi che ha subito smentito l’esistenza di quell’intercettazione. E, secondo me, devo ringraziare anche la Madonna che scioglie i nodi a cui sono devotissimo e che ho tanto pregato». Lo scorso 9 dicembre Tutino ha lasciato i domiciliari.
Dottore, quasi contemporaneamente il gip di Palermo Gioacchino Scaduto non ha escluso che lei possa aver pronunicato «l’espressione incriminata o altra simile», magari con soggetti diversi da Crocetta.
«La procura ha negato l’esistenza di quella telefonata e ha depositato tutte le conversazioni intercorse tra me e il governatore. In più l’Espresso era stato chiaro: io avrei detto quella precisa frase a Crocetta e non qualcosa di simile a qualcun altro. Il resto sono elucubrazioni che cercano di spostare l’attenzione dal clamoroso errore del settimanale».
Quali sono i suoi attuali rapporti con Lucia Borsellino?
«Adesso non ho più alcun tipo di legame. Prima però le ero vicino. Ho sofferto inmensamente quando alcuni giornali hanno fatto intendere che le fosse stata data la scorta per proteggerla da me, che sono un medico, uno che salva le vite! Quella è stata proprio la botta finale».
In quei giorni tribolati lei è stato coinvolto anche in una surreale polemica politico-intestinale: è vero o no che ha sbiancato l’ano di Crocetta a spese del servizio sanitario nazionale?
«Incredibile! Per tutti io adesso sono solo quello che sbianca i culi o che li rifà alla brasiliana. Sono arrivati a questo per denigrarmi. Ma io a Crocetta ho fatto, pri-va-ta-men-te, solo la rinoplastica e ho ridotto il grasso addominale, molto pericoloso per un diabetico come lui».
Nelle intercettazioni parlate anche di qualche ritocchino al viso. Lei consiglia a Crocetta il fard per nascondere l’ecchimosi lasciata da un intervento e, scherzando, gli chiede di non attribuire il segno a un “succhiotto” del suo medico…
«Anche quell’operazione è stata fatta a spese sue: le fatture parlano chiaro».
Come si è ficcato dentro a questi guai?
«Per colpa dell’invidia di alcuni colleghi, in particolare quelli di un sindacato, e di qualche politico che mal sopportavano il ruolo che avevo conquistato nella sanità pubblica siciliana. Hanno persino detto e scritto che non avevo i titoli. Ma io ce li ho, eccome. Se vuole le spedisco il mio curriculum…».
Lasci stare, non serve. Chi è stato secondo lei l’untore nella vicenda dell’intercettazione? I giornalisti hanno parlato di un capitano dei carabinieri…
«Io di quell’ufficiale ho la massima stima, anche se mi ha fatto arrestare. Non credo che a divulgare la falsa notizia sia stato lui. Sospetto, invece, che il colpevole sia un politico e per compenderne il motivo basterebbe andarsi a rileggere le denunce per diffamazione che ho presentato nel 2014 negli uffici della Digos di Palermo. Per smascherare i mandanti di quel falso scoop bisognerebbe indagare su chi avesse interesse a far cadere Crocetta. Sono certo che il dossieraggio contro di me mirasse unicamente a demolire la sua azione di governo».
Dunque ritiene che dietro ai cronisti dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, indagati per calunnia, ci fosse qualcun altro?
«Non ho dubbi: l’opera di discredito e diffamazione del sottoscritto e del presidente è cominciata da tempo e quei due giornalisti hanno solo fatto da portavoce a persone che da due anni conducono una campagna denigratoria nei miei confronti utilizzando una pagina di Facebook con oltre 700 “amici”, tra cui gli stessi Messina e Zoppi».
Su quel sito lei è soprannominato Salomé, con pesanti allusioni al suo rapporto con “Saro La Qualunque”, alias Crocetta…
«Se è per questo hanno pubblicato anche fotomontaggi sconci. Io non ho nulla contro i gay, ma rivendico la mia eterosessualità, sebbene non sia machista come sostiene il presidente. Da quel pulpito aveva l’abitudine di attaccarmi pure un consigliere comunale dell’Idv che mi risulta abbia rapporti preferenziali con uno dei giornalisti dell’Espresso. Il 19 giugno 2014 è stato lo stesso politico a comunicare di trovarsi a Catania presso la sede di “Tweetpress”, dove lavorava Zoppi. Dopo qualche giorno, casualmente, sono usciti articoli contro di me e contro il presidente sia sul quotidiano online che sul settimanale romano».
Un altro giornale siciliano aveva svelato che negli ambienti politici si favoleggiava di intercettazioni in cui si parlava di “far fuori politicamente Lucia Borsellino”. In quel caso la fonte era un deputato regionale del Pd…
 «Ho capito solo ora quello che anche dentro al partito veniva detto e fatto alle mie spalle».
Negli sms agli atti lei chiama Crocetta “amato presidente”, lo bladisce con frasi come “ti voglio bene”, “sei il mio ideale di libertà”, “per te darei la vita”. Lo ha contattato persino mentre la stavano arrestando…
«Quel linguaggio confidenziale è típico della cultura siciliana. Io credevo ai suoi ideali di rivoluzione e lo chiamai solo per prepararlo alla polemica mediatica. Non mi aspettavo favori né me ne ha mai fatti. Da allora non l’ho più sentito né visto. Tuttavia la lontananza non cancellerà mai il rapporto di stima e di amicizia».
Avrà pur un difetto “Kim Jong-un” Crocetta?
«Fuma troppo».
Chi votava prima di diventare un ultrà del governatore piddino?
«Sono un uomo di centro, legato agli ideali cattolico democratici, ma preferisco mantenere il segreto, non vorrei inimicarmi ulteriormente i tanti politici che hanno frequentato il mio studio».
Ho letto che a presentarle Crocetta è stato Antonio Ingroia, un suo vecchio paziente. Nelle intercettazioni il governatore le consiglia più volte di rivolgersi a lui per un consulto legale…
«Antonio è un mio caro amico, lo conosco da circa 20 anni e gli voglio un gran bene, capisco che dopo la famosa intercettazione che non esiste, dire di conoscermi è pregiudizievole. Comunque non è stato lui a presentarmi Crocetta. Più banalmente il governatore si è rivolto a me per la fama che avevo come chirurgo plastico. A Villa Sofia ho portato numerose innovazioni: reimpianti delle dita amputate con tecniche di microchirurgia e l’endoscopio per i traumi cranici. Nel 2014 ho eseguito la ricostruzione del volto in un paziente con un tumore raro. Purtroppo i miei delatori hanno utilizzato il frutto di alcuni miei brevetti e invenzioni per coprirmi di ridicolo. Da questo sono nate tutte le dicerie sullo sbiancamento anale...».
Ma è vero che lei ha inventato una cremina che toglie tutte le macchie e che spopola nei salotti? L’ex moglie di Alain Elkann, Rosi Greco, ha dichiarato a un giornale: “Per la pelle uso i prodotti Tutino: fanno miracoli"…
«Vista la mia attuale situazione preferisco non fare i nomi dei miei pazienti, ma non rinnego quelle invenzioni e quelle tecniche. Purtroppo è bastato l’Espresso per rovinare la mia esistenza professionale, sociale e familiare».
Che cosa intende?
«I miei figli si vergognano a uscire di casa. Il secondo ha lasciato Medicina. Il mio primogenito si è presentato a un esame e quando il professore ha fatto il suo nome nell’aula è calato un silenzio irreale. Lui ha reagito e ha preso 30 e lode. Ma la situazione più difficile è quella della mia piccola Lauretta, 12 anni, che non voleva più andare a scuola. Per lei Lucia era un’eroina. L’aveva conosciuta personalmente a un compleanno di Crocetta e la Borsellino si era addormentata sulla sua spalla. Poi è successo quello che sa e a casa hanno iniziato ad arrivare lettere con dentro carta igienica sporca».
A suo carico non c’è solo l’intercettazione bufala: la procura di Palermo le contesta pure una decina di operazioni estetiche mascherate da interventi funzionali e rimborsati con denaro pubblico…
«La giustizia con me è stata durissima: penso di essere l’unico medico ad essere stato arrestato con l’accusa di peculato per l’energia elettrica usata durante sei operazioni e per aver falsificato delle cartelle cliniche. Ma anche questa incriminazione è incredibile: infatti successivamente si è scoperto che quei documenti non erano stati compilati né firmati da me e che nel periodo sotto esame, da febbraio ad aprile 2013, non ero nemmeno primario. Consideri anche che mi hanno mandato ai domiciliari per 3 rinoplastiche, 2 ginecomastie e una lipodistrofia, ma in Sicilia negli ospedali convenzionati, tra il 2012 e il 2014 di quei tre tipi di interventi ne sono stati realizzati 4.263. Mi domando: solo i miei erano di natura estetica? Trovo allucinante che io sia stato arrestato per tre nasi, due mammelle maschili e una pancia».