Corriere della Sera, 28 novembre 2015
«Non ho mai studiato tanto. Ma vuoi mettere: chi ne sa di più, uno che si diploma in 5 anni o uno che va avanti per 9?». Fiorello torna a teatro
Più di due ore senza nessuna tentacolare iDistraction a portata di mano: con Fiorello il mondo torna alla sua dimensione analogica, niente realtà virtuale ma piuttosto lo sguardo ironico sulla società che ci circonda. Inizia subito a togliere dalle mani agli spettatori i cellulari e a fotografare sconosciuti, «così vi riempio la memoria». Ma nel mirino c’è anche la vanità di una generazione sempre in posa per una fotografia che nessuno sta scattando: lo showman ironizza sul mito dell’eterna finta giovinezza che ha in Milano e nei milanesi la sua rappresentazione plastica – gente che si sente aggiornata dicendo «raga» e «ape»: «Ma ormai, giunti a una certa età, bisogna usare le parole del proprio tempo: tipo ernia o cervicale».
Ne sa qualcosa lui – 55 anni, ma sempre in forma, grazie alla ZenPasta: «Fa schifo, non sa di niente, ma 100 grammi sono appena 28 calorie», ride divertito in camerino prima di andare in scena. E non si sottrae nemmeno alla domanda che gli fanno sempre tutti: ma la tv? «Chi me lo fa fare di tornare? Adesso faccio in teatro quello che voglio mentre se andassi in tv e facessi 5 milioni direbbero che sono pochi, ma forse pure 8 milioni non basterebbero. L’ultima volta sono arrivato al 50% di share, che posso fare di più?». C’è anche un altro aspetto: «Sono tremendamente pigro. Ormai mi basta uno smartphone per fare un programma in radio o mettere in piedi @edicolafiore. Il teatro mi dà il contatto con la gente, arrivo in città sempre un giorno prima, giro per le vie, colgo spunti comici». Lui è sempre acceso, ma la tv rimane spenta.
Oggi il palcoscenico di Fiorello è L’ora del Rosario, lo spettacolo che sta portando in giro nei teatri e che in questi giorni fa tappa a Milano. La sua vena comica si nutre anche del contesto: «Avete esportato la moda dell’ape in tutta Italia, state sempre a fare aperitivi, a tutte le ore: anche alle medie i bambini non fanno la merenda, fanno l’ape». Propone la sua idea per il dopo Expo: «Il cardinal Bertone sta cercando una casa in campagna con ampio giardino». Anche il Bosco verticale, il pluripremiato grattacielo «rivestito» di alberi, gli appare un controsenso: «Io ho due fili di edera in terrazzo e ho milioni di insetti, lucertole, zanzare, figurati nel Bosco verticale che c’è: i coccodrilli. Verticali, per altro. Meno male che l’ortomercato invece l’hanno fatto orizzontale».
Monologhi e battute alternati a canzoni e imitazioni, duetti virtuali – l’unica concessione vagamente tecnologica – con Mina e Tony Renis. La parola showman che sembra poco cool e fa tanto varietà anni 60 è l’unica appropriata, si ritaglia su di lui come un abito perfetto e unico: Fiorello sa cantare, sa imitare, sa far ridere. Che cosa volete di più? Non c’è un vero e proprio filo conduttore, ma continui spunti, salti, guizzi, la capacità di guardare la realtà e coglierne il lato comico. Come quando – come un cecchino dei tic – restituisce al pubblico il marchio di riconoscibilità dei cantanti. Vasco biascica e si capisce poco, Jovanotti e i suoi inciampi con la «esse» («Poteva scrivere “tasche piene di pietre”, invece ha scritto “tasche piene di sassi”»), l’urlato di Al Bano («O è lui o è un’ambulanza»), Mengoni che canta miagolando come un gatto, le mosse di Tiziano Ferro («Lo riconosci subito: o è lui o è uno zombie di The Walking Dead»).
Scherza sugli altri ma anche su se stesso: «Non ho mai studiato tanto. Ma vuoi mettere: chi ne sa di più, uno che si diploma in 5 anni o uno che va avanti per 9? E poi c’è anche l’aspetto economico da non sottovalutare: “Se sei promosso ti regalo il motorino”, “Papà, quest’anno si risparmia”». Elogia il genio italico: «Archimede era di Siracusa. Il suo principio è famoso nel mondo: un corpo immerso nell’acqua riceve una spinta verticale... Poi in Sicilia l’abbiamo rivisitato: un corpo immerso nell’acqua se riemerge è un lavoro fatto male».