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 2015  novembre 27 Venerdì calendario

Torna l’emergenza Aids. Mai così tanti malati negli ultimi dieci anni

Non ci sono molte altre spiegazioni: appena si è abbassato la guardia, appena dai social e dai mezzi d’informazione si è smesso di parlare di Aids e HIV, appena è sembrato inutile preoccuparsi di contrarre il virus, la malattia è tornata a diffondersi. Dal 2005 a oggi, segnalano l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), il numero di nuove diagnosi in Europa è aumentato continuamente.
E ora ha toccato un livello mai visto neanche negli Anni ’80: il sistema di sorveglianza ha registrato per lo scorso anno 142mila nuove infezioni nei 53 paesi della regione europea dell’Oms, di cui circa 30mila nella sola Unione Europea.
Nuove diagnosi
Si tratta della cifra di malati più alta mai visto da quando è iniziato il conteggio. E a poco serve pensare che grazie ai sempre più efficaci farmaci disponibili si può convivere con il virus. «Dal 2005 le nuove diagnosi sono più che raddoppiate in alcuni paesi Ue, e diminuite del 25% in altri – sottolinea Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc – ma complessivamente l’epidemia non vede grandi cambiamenti. Questo testimonia che la risposta al virus non è stata efficace nell’ultimo decennio». Secondo il rapporto sono in aumento le nuove infezioni legate a rapporti omosessuali non protetti: erano il 30% nel 2005 mentre ora sono il 42%. Quelle connesse a rapporti eterosessuali sono circa il 32%. Marginale invece l’apporto di nuove infezioni da parte di tossicodipendenti che usano droghe iniettabili, appena il 4,1%. L’11% delle infezioni avviene nella fascia tra i 15 e i 24 anni e il tasso tra gli uomini è 3,3 volte superiore a quello registrato tra le donne.
«L’Europa – afferma Ammon – deve aumentare gli sforzi per raggiungere il gruppo degli omosessuali, anche valutando le nuove forme di intervento come la profilassi pre-esposizione». È la «prep», ovvero l’assunzione di farmaci preventiva alla possibile infezione: una tecnica che ridurrebbe del 90% il rischio di contrarre l’HIV tramite rapporti sessuali, e del 70% in chi si inietta droga, ricorda uno studio del Center for disease control (Cdc) di Atlanta. Ma che non è molto conosciuta neppure dai medici statunitensi, tanto che oltre un terzo non ne ha mai sentito parlare.
Lo scenario
Purtroppo in questo scenario europeo allarmante l’Italia non fa eccezione, come segnalano sia i dati dell’Istituto Superiore di Sanità che quelli dell’associazione dei microbiologi italiani (Amcli). Sono soprattutto i giovani tra i 25 e i 29 anni i bersagli preferiti dal virus dell’HIV nel nostro paese, afferma il Centro Operativo Aids dell’Iss. E incredibilmente, nonostante anni di campagne informative, nell’84% dei casi il contagio avviene attraverso rapporti sessuali senza preservativo, che avvengono nel 40% casi tra omosessuali maschi. Il mancato calo delle nuove diagnosi, unito comunque alla bontà delle cure per chi scopre di avere un’infezione, fa sì che nel nostro paese ci siano 140mila sieropositivi, il numero più alto d’Europa. Secondo i dati dei microbiologi, addirittura un quarto delle persone infette in Italia non è consapevole di avere contratto l’infezione.