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 2015  novembre 27 Venerdì calendario

Putin e Hollande trovano un accord contro l’Isis • La Russia e le ritorsioni contro la Turchia • Quanti sono i musulmani in Italia • Papa Francesco in Kenya parla di terrorismo e clima • Chi sono gli angeli custodi del pontefice • Nuove regole sulle intercettazioni • Sette poliziotti indagati per il caso Shalabayeva • Si dimette il consiglio di amministrazione di Ferrovie • All’asta i gioielli di Imelda Marcos


Siria Hollande ieri sera al Cremlino ha trovato l’accordo con Putin: «Francia e Russia si coordineranno» per selezionare gli obiettivi dei bombardamenti contro l’Isis in Siria. Durante la conferenza stampa finale, Hollande ha indicato i punti nei quali si precisa l’accordo: l’intensificazione dei bombardamenti contro l’Isis, «in particolare quanto ai trasporti di petrolio»; aumento dello scambio di informazioni tra i servizi di intelligence francese e russo; coordinamento nella definizione degli obiettivi «per evitare doppioni o incidenti», ha aggiunto Putin. Hollande ha dichiarato inoltre che «le forze che lottano contro l’Isis non devono essere bersaglio dei nostri bombardamenti». Sarebbe una svolta nella politica della Russia, che soprattutto nelle prime settimane del suo intervento in Siria ha privilegiato i raid contro i ribelli moderati, e non contro l’Isis, allo scopo di difendere il dittatore amico Bashar al Assad aggrappato al potere a Damasco. Putin ha ribadito che «l’esercito di Assad è un alleato». Ma ha anche dichiarato che la Russia scambierà informazioni «sulle zone dove si trova l’opposizione sana, non terrorista, e non le colpiremo». La Germania ha deciso di partecipare allo sforzo militare contro l’Isis in Siria con gli aerei Tornado in missione di ricognizione e l’invio di una nave in appoggio alla portaerei Charles de Gaulle. Invece il colloquio con Renzi, ieri mattina alle 8, non ha portato per il momento a un impegno militare italiano in Siria. La Francia ripone più speranze in David Cameron, favorevole ai bombardamenti, che ieri ha cominciato l’opera di persuasione dei deputati laburisti. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Ritorsioni La Russia reagisce all’abbattimento del loro aereo militare da parte della Turchia con ritorsioni economiche. Per esempio ha invitato tutti i turisti Russi ad abbandonare il paese avversario: i quasi cinque milioni di turisti russi del 2015 rappresentavano il 46% cento del mercato alberghiero turco. Poi c’è stata la sospensione di tutte le joint venture stipulate tra colossi russi e turchi. Bloccata, dunque, la costruzione da parte della russa Rosatom della centrale nucleare di Akkuiu, e congelato l’inizio dei lavori per il Turkish Stream, l’oleodotto che avrebbe dovuto collegare la Turchia e l’Europa meridionale al petrolio russo. Tagli anche nell’edilizia: molte abitazioni russe di fascia media sono state finora realizzate da imprese turche. Gran parte della nuova Mosca, della periferia di San Pietroburgo, della ricostruita capitale cecena Grozny sono opera di società e maestranze turche adesso rimandate a casa. Poi ci sono i pretesti: il governo russo ha scoperto ieri che il pollame e la carne che arrivano dalla Turchia «sono a rischio per la salute», con imminenti proibizioni. I doganieri hanno cominciato a trovare irregolarità mai viste prime nei carichi in arrivo da Ankara, respingendo tir e voli cargo, e costringendo a lunghe attese alla frontiera i prodotti deteriorabili. Infine, pareva vicina una moltipicazione delle vendite di armi russe alla Turchia (tra cui anche missili anti aerei): vendite da ieri sospese (Lombardozzi, Rep).

Musulmani I musulmani in Italia sono più un milione e 650mila, pari al 33% del totale degli stranieri. Sunniti per il 98%. La maggior parte di loro proviene dall’Albania (495mila), dal Marocco (454mila), dal Bangladesh (111mila), Tunisia (97mila) ed Egitto (96mila). La provincia con più musulmani è Milano (118mila), seguita da Roma (89mila) e Brescia (73mila). La maggior parte si trova nel Nordovest d’Italua (39%), poi Nordest (27), Centro (21), Sud (9%) e isole (4%)(Cds).

Papa In Kenya papa Francesco ha parlato contro il terrorismo: «Il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace. Il suo santo nome non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza». Poi ha affrontato uno dei temi che gli sta più a cuore: la difesa dell’ambiente e il rischio clima, con esplicito riferimento al vertice sull’ambiente che si svolgerà a Parigi il 7 e l’8 dicembre: «Sarebbe triste e, oserei dire, perfino catastrofico che gli interessi privati prevalessero sul bene comune e arrivassero a manipolare le informazioni per proteggere i loro progetti». Oggi il trasferimento in Uganda, seconda tappa africana.

Gendarmi I gendarmi che proteggono il Papa sono dieci, cui si aggiungono due guardie svizzere. Gli uomini sono guidati dal generale Domenico Giani. Prima che il Papa parta, Giani va in avanscoperta: contatta i suoi colleghi in loco, si informa sui movimenti delle organizzazioni da cui possono provenire minacce, perlustra fisicamente ogni angolo di strada seguendo il percorso che il Papa farà, e torna a Roma per discuterne con i suoi collaboratori. I gendarmi, che hanno giacche foderate di armi non visibili, sono devoti a San Michele Arcangelo, il loro protettore, che festeggiano ogni anno con una bella cerimonia nei giardini vaticani. Giurano usando la formula «usque ad sanguinis effusionem», cioè di proteggere il Santo Padre fino all’effusione del sangue. La loro vita è scandita dagli orari del Papa: in questi giorni africani, per esempio, sono i primi a svegliarsi e gli ultimi ad andare a dormire. Se Francesco è solito destarsi alle 4.45 del mattino, i suoi angeli custodi sono in piedi dalle 4. E se il Pontefice si corica alle 9 di sera, loro non vanno a dormire prima delle 10. Un gendarme alle prime armi guadagna 2.500 euro al mese. Provengono quasi tutti da Carabinieri e Guardia di Finanza (Ansaldo, Rep).

Intercettazioni Giuseppe Pignatone, capo dell’ufficio della Procura di Roma, ha emanato una circolare in cui detta nuove regole a polizia giudiziaria e sostituti procuratori in materia di intercettazioni. L’obiettivo è evitare sconfinamenti o usi impropri delle conversazioni, in particolare quelle che riguardano persone non indagate o comunque estranee ai procedimenti penali; ma anche di salvaguardare «un insostituibile strumento di indagine e di ricerca della prova», che rischierebbe di essere intaccato da interventi legislativi improvvisati o poco meditati. Scrive Pignatone: «La polizia giudiziaria e il pubblico ministero eviteranno di inserire nelle note informative, nelle richieste e nei provvedimenti, il contenuto di conversazioni manifestamente irrilevanti e manifestamente non pertinenti rispetto ai fatti oggetto di indagine». Con una «speciale cautela» verso tre aspetti: i «dati sensibili» che riguardano le opinioni politiche o religiose, la sfera sessuale e le condizioni di salute; i «dati personali» di persone non inquisite e intercettate indirettamente sui telefoni o negli ambienti frequentati dagli indagati; le conversazioni casualmente registrate con «soggetti estranei ai fatti d’indagine».

Shalabayeva Il questore di Rimini, Maurizio Improta, e il capo dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia, Renato Cortese, sono inquisiti dalla Procura di Perugia che indaga sull’espulsione di Alma Shalabayeva, moglie dell’esponente politico kazako Mukhtar Ablyazov imbarcata su un aereo messo a disposizione dal suo Paese il 31 maggio 2013, rimpatriata nonostante il marito fosse un dissidente. Sono indagati di sequestro di persona e falso, sospettati di accordi illeciti con i diplomatici del Kazakistan. Con loro, all’epoca capo dell’ufficio immigrazione e capo della Squadra mobile della questura di Roma, sono sotto inchiesta: Luca Armeni e Francesco Stampacchia, rispettivamente ex dirigente della sezione criminalità organizzata e commissario capo della Mobile romana; Vincenzo Tramma, Laura Scipioni e Stefano Leoni, poliziotti in servizio presso l’ufficio immigrazione. Anche il giudice di pace Stefania Lavore, che ritenne legittimo il provvedimento di allontanamento dall’Italia, ha ricevuto un avviso di garanzia per gli stessi reati.

Ferrovie Si è dimesso il consiglio di amministrazione di Ferrovie dello Stato. La convocazione dell’assemblea per l’inizio della prossima settimana sarà il passaggio tecnico per nominare i nuovi amministratori. Per la successione il nome è quello di Renato Mazzoncini, ingegnere elettrotecnico, classe 1968, già amministratore delegato della controllata BusItalia-Sita Nord (trasporti su gomma). Nel 2012, a Firenze (il sindaco era Renzi) Mazzoncini ha curato l’acquisto dal comune della municipalizzata Ataf. Come vicepresidente si fa il nome di Simonetta Giordani, fino a ieri in consiglio di Ferrovie ed ex sottosegretario ai Beni Culturali. A loro spetterà portare in Borsa Ferrovie entro il primo semestre del 2016.

Gioielli Il governo di Manila ha chiesto alle case d’asta Sotheby’s e Christie’s di Londra di rivalutare il patrimonio di gioielli confiscato a Imelda Marcos quando fuggì col marito dalle Filippine, nel 1986. L’ipotesi è di mettere all’asta i beni per devolvere il ricavato a fini pubblici. I pezzi includono un raro diamante indiano rosa da 25 carati che si credeva fosse di cristallo, il cui valore viene stimato in almeno 5 milioni di dollari ma potrebbe fruttarne molti di più (un analogo diamante da 16 carati è stato venduto l’anno scorso da Christie’s a Ginevra per 28 milioni), una tiara di Cartier che si pensava valesse 20mila dollari mentre ne vale probabilmente 100mila, collane di diamanti, alcuni grossi come noci, anelli di tutte le fogge e altre pietre preziose. Quando il nuovo governo delle Filippine recuperò i gioielli da tre delle ville che la coppia Marcos aveva nell’arcipelago, una stima calcolò il valore in 5 o 6 milioni di dollari. Adesso è possibile che l’asta frutti dieci volte tanto (Franceschini, Rep).

(a cura di Daria Egidi)