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 2015  novembre 23 Lunedì calendario

Il commento al campionato di Gianni Mura

Nell’Inter che allunga (2 punti su Napoli e Fiorentina) alcune novità, nessuna negativa. Per la prima volta segna un gol nella prima mezz’ora di gioco, solo il Verona fin qui non c’è riuscito. Per la prima volta vince a San Siro segnando più di un gol. E per la prima volta si può parlare di non saltuari momenti di bel gioco. Il Frosinone gioca un’onesta partita, crea qualche problema a Handanovic (bravo in avvio su Soddimo), si dissolve nel finale ma basta guardare le formazioni e le panchine per capire che poteva andare solo così. Mancini ha scelto un 4-2-3-1 non speculare al 4-4-2 di Stellone. Una delle tante Inter possibili. Non solo perché segna il primo gol ma per le sue caratteristiche (dribbling secco, altra velocità) azzardo che Biabiany possa essere una delle colonne del futuro, in ogni caso è bello rivederlo dopo che sembrava perso per il calcio. L’Inter ha ancora qualche amnesia difensiva e Jovetic- Ljajic non funzionano come a Firenze. Kondogbia perde troppi palloni a centrocampo, bene invece Melo. Più che un avviso al Napoli, i quattro gol di ieri sono un brindisi vitalizzante per l’Inter. Essere in testa dopo aver giocato una buona gara: visto che si può? E non è forse meglio?
Delle due rallentate in zona alta, più pesante la frenata della Fiorentina. Vatti a fidare dei cugini di campagna. All’Empoli Giampaolo ha proseguito linearmente il lavoro di Sarri. Per nulla intimorito da un impegno in casa della prima della classe l’Empoli per tutto il primo tempo le dà una lezione di calcio: due gol (il primo in fuorigioco però) e un rigore possibile su Saponara. Gioco fresco, ispirato. A una squadra così non si possono regalare Badelj, Ilicic, Bernardeschi, Kalinic. Tant’è che con l’uscita di Rebic e Suarez e l’ingresso di Bernardeschi e Kalinic si vede un’altra partita e un’altra Fiorentina. In cui Kalinic (due gol e una traversa) è indispensabile.
Anche perché a volte Babacar dà l’impressione dell’abatone: grandi mezzi fisici ma difficoltà a imporli. Il Napoli è forte e calmo, in lunghissima serie positiva. A differenza di Sousa, quasi obbligato agli avvicendamenti dalla fondamentale partita europea di giovedì, Sarri ha fatto giocare i titolari perché la qualificazione ce l’ha in tasca. Con l’Inter, lunedì, saranno freschi perché in Belgio giocheranno i panchinari. Vincere con l’unica squadra che ancora non ha vinto, il Verona, non è un’impresa, d’accordo. Difesa e disperazione, uniche note positive per Mandorlini l’esordio del giovane Checchin e il ritorno di Toni. Calmo perché consapevole di essere forte, il Napoli non ha fatto da subito una partita aggressiva. Ha cercato molto il tiro da fuori, ha scrollato l’albero aspettando che cadessero i frutti. Sono caduti grazie ai tiri da dentro l’area. S’è acceso il fischiatissimo Insigne, un gol e un assist per Higuain. Hamsik ha cucito come sa, non rinunciando a pungere. Attualmente il Napoli non sarà una squadra perfetta, ammesso che la perfezione nel calcio esista, ma è quella con meno carenze, la più solida, forse anche la più matura. Lunedì ne sapremo di più.
Tre squadre non avevano ancora pareggiato: Fiorentina, Lazio e Bologna. Hanno pareggiato tutte e tre. Il punto è meritato dal Bologna, che Donadoni ha rianimato in tempi brevissimi. Su una cosa ha ragione Garcia: la partita non doveva nemmeno cominciare. Curiosamente chi s’è adattato meglio alla palude è il peso piuma Giaccherini. La Juve ha effettuato un sorpassino sul Milan, può riuscirgliene un altro sul Sassuolo, ma sul quartetto in fuga resta lontano. Può darsi che si tolgano punti tra di loro, e tutte e quattro devono ancora giocare in casa della Juve, ma dovrà crescere molto il gioco perché arrivi in zona-Champions. Ieri, turno favorevole ad Allegri. Due flash da Marassi per Conte: Pavoletti ha tutto per essere il Pellè di riserva e Berardi, purtroppo, ogni tanto sbrocca.