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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

Si può fare sesso dietro le sbarre? Domani in commissione Giustizia la proposta di legge sul “diritto all’affettività” per i carcerati. Per la prima volta saranno ascoltati via Skype ergastolani e familiari dei detenuti

Mogli, mariti, fidanzati, figli, ma anche amanti, conviventi, “amici": il carcere si prepara ad aprire le porte alle «stanze dell’amore». La proposta di legge per concedere ai detenuti il diritto all’intimità, diritto che in altri paesi europei è già legge, inizierà domani il suo iter legislativo in commissione Giustizia. Il primo firmatario è Alessandro Zan, ex Sel e ora deputato pd di fede renziana. L’accordo politico c’è già. E ci sarebbe, garantisce Zan, anche il via libera del ministro della Giustizia Andrea Orlando.
Per la prima volta nella storia repubblicana verrà audito dai parlamentari della commissione un gruppo di carcerati che stanno scontando la pena nella sezione di alta sicurezza del carcere di Padova. I tecnici della Camera hanno già predisposto la logistica. Il Dap ha dato la sua autorizzazione: Il collegamento verrà effettuato via Skype. Ci saranno anche ergastolani, verranno sentite anche le famiglie, una figlia e una sorella porteranno la loro testimonianza.
Walter Verini, capogrupp del pd in commissione Giustizia rileva il valore «non solo simbolico». Spiega: «Dopo i risultati raggiunti nella lotta al sopraffollamento occorre proseguire l’impegno per rendere le carceri luoghi davvero umani e non barbari, dove la pena significhi formazione, lavoro, recupero, reinserimento. Il tema dell’affettività è centrale in questa direzione: investire in carceri umane vuole dire investire in sicurezza per i cittadini».
PERCORSO AD OSTACOLI
«Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione», sosteneva Voltaire. Se il motto del filosofo francese fosse ancora valido oggi – e lo è – noi italiani non ci faremmo una gran figura. «Viviamo in un Paese civile, il carcere deve essere punizione ma non barbarie – ribadisce il concetto Alessandro Zan, che ha sostenuto la proposta di audizione – è in gioco il rispetto della dignità umana. L’alternativa alla proposta di legge è dare una delega al governo ma si vada fino in fondo. I tempi ci sono».
Si vuole fare sul serio, insomma, mandare avanti una battaglia che in passato fu sponsorizzata soprattutto dai radicali e – fatalmente – s’arenò strada facendo. E intanto accelerare perché il disegno di legge sulle Unioni civili sia approvato entro l’anno. Due strade – pardon due percorsi ad ostacoli – che andranno avanti in parallelo.
INCONTRI DISCRETI
Nella proposta di legge portata avanti da Zan e firmata da 20 parlamentari, non solo democrat, è prevista una visita al mese della durata minima di sei ore e massima di 24 ore «in locali adibiti e realizzati a tale scopo senza controlli visivi e auditivi». Di fatto una modifica della legge 26 luglio 1975, n° 354. La visita potrà avvenire con qualsiasi persona che già effettua i colloqui ordinari. I permessi «di necessità» possono essere concessi non solo in caso di morte o malattia grave ma anche «per eventi familiari di particolare rilevanza affettiva», la nascita di un figlio ad esempio. Il magistrato di sorveglianza potrà concederli solo ai «condannati che hanno tenuto una regolare condotta» ed estenderli come premio fino a un massimo di 45 giorni.
Il diritto all’affettività è un tema già discusso in passato che ha creato sempre polemiche e divisioni tra favorevole e contrari. I primi definiti «buonisti». I secondi «forcaioli». E c’è una terza classificazione: quella morbosa, di chi riduce tutto alle “celle a luci rosse”. «Quando si parla di spazi intimi non si fa alcun riferimento al sesso – chiarisce Ornella Fornero, direttrice di “Ristretti Orizzonti”, l’associazione che ha organizzato l’audizione con i detenuti di Padova e che da sempre si batte su queste tematiche – definirle così avvilente non solo per i detenuti ma anche per le famiglie che hanno diritto a incontri riservati, “normali”».