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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

La Francia è sempre più debole. Ma Hollande può contare sul quantitative easing di Draghi e sulla disoccupazione che cala

L’ultimo momento di protagonismo europeo la Francia lo ha vissuto il 13 luglio, quando nelle ore drammatiche del vertice europeo decisivo e di un «Grexit» ormai quasi inevitabile Parigi riuscì a trattenere Atene nella moneta comune, nonostante la contrarietà della Germania. 
Il giorno seguente, 14 luglio Festa nazionale, il presidente François Hollande provò a capitalizzare quel successo, evocando il bisogno urgente di creare un Parlamento della zona euro e annunciando una grande iniziativa dopo l’estate per rafforzare il governo economico dell’Europa. Il ministro dell’Economia Emmanuel Macron dichiarava «lo status quo è finito, lo status quo significherebbe lo smantellamento lento e progressivo della zona euro». 
Novembre
Siamo a novembre, e nel frattempo niente si è mosso. La Francia ha una performance economica tra le meno brillanti in un’Europa che sembra timidamente ripartire, e la voce di Parigi continua a farsi attendere. A settembre, nella conferenza stampa semestrale all’Eliseo, Hollande ha ignorato la questione. Un’occasione perduta è stata anche l’apparizione congiunta con la cancelliera tedesca Merkel il 7 ottobre al Parlamento europeo di Strasburgo, per la prima volta dopo lo storico incontro di François Mitterrand e Helmut Kohl nel 1989. Un’occasione solenne che sembrava propizia a un grande rilancio dell’integrazione, ma tutto invece si è risolto in una rituale dichiarazione di principio sulla crisi dei migranti. 
Pochi giorni fa a sottolineare l’evanescenza della Francia a livello europeo è stato l’Institut Jacques Delors, presieduto ad honorem dall’ex presidente della Commissione, uno dei due punti di riferimento ideale di François Hollande (l’altro è François Mitterrand). 
Henrik Enderlein, direttore del think tank europeo, ha ricordato la promessa di creare un ministro delle Finanze europeo per dare alla Banca centrale l’interlocutore di cui ha bisogno. Si tratta della proposta che il ministro tedesco Wolfgang Schäuble ripresenta periodicamente dal 2012, ma manca ancora una iniziativa chiara da parte della Francia. 
Posizioni
Benoît Coeuré, il componente francese del board della Bce, ritiene indispensabile un responsabile unico della zona euro, ma il processo di revisione istituzionale è pressoché fermo: Hollande prosegue con la sua politica di grande temporeggiatore. La Germania sarebbe pronta a cambiare i Trattati, la Francia vede questa ipotesi come un suicidio: il ricordo del «no» al referendum sulla Costituzione europea del 2005 è ancora vivo, e a un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali l’opinione pubblica dà segni di essere diventata ancora più euroscettica. 
Hollande sembra non volere prendere rischi, anche perché la situazione non è poi così sfavorevole alla Francia, soprattutto in prospettiva. Se oggi la crescita francese è inferiore a quella dei Paesi più toccati dalla crisi in passato (Spagna, Irlanda, Portogallo), pochi giorni fa l’Ofce (Osservatorio francese delle congiunture economiche) ha pronosticato una crescita dell’1,8% nel 2016, più dell’1,5% sul quale il governo ha basato la finanziaria 2016. E le nuove cifre della disoccupazione indicano un inaspettato miglioramento, con 23.800 senza lavoro in meno nel mese di settembre: nelle prossime settimane si vedrà se si è trattato di un episodio non significativo o di una vera tendenza. Hollande ha più volte ripetuto che cercherà la rielezione, nel 2017, solo se sarà riuscito a «invertire la curva della disoccupazione» facendola stabilmente diminuire. Un’ipotesi che fino a pochi mesi fa sembrava irrealistica, e che invece adesso non appare più così remota. 
La Francia può contare su una Bce oggettivamente amica. Le nomine sotto la presidenza Sarkozy – Benoît Coeuré nel board e soprattutto l’italiano Mario Draghi come presidente – hanno finito per avvantaggiare il suo odiato successore all’Eliseo, cioè Hollande. Se Sarkozy si è trovato a contenere la crisi del 2008 avendo a Francoforte un Jean-Claude Trichet legato a una politica monetaria rigorista, Hollande può contare sul quantitative easing di Draghi, sui 1100 miliardi immessi da Francoforte nella zona euro. Se non il governo di Parigi, è la Bce a condurre una politica economica che finisce per avere effetti positivi sulla zona euro e anche sulla Francia. Stando fermo o quasi, Hollande evita di commettere errori, e potrebbe cavalcare l’onda fino a una ricandidatura nel 2017.