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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

In Turchia trionfa Erdogan • La Libia accusa l’Italia di aver sconfinato con tre navi da guerra • Il jet russo si è spezzato in volo • Tavecchio contro ebrei e gay • Il business dei veterinari che tagliano code e orecchie ai cani • Negli Usa è boom di animali clonati

  Turchia Con circa il 50% dei voti, l’Akp, il partito della Giustizia e dello sviluppo fondato dall’attuale presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, nel 2001, conquista la maggioranza assoluta in Parlamento con 316 seggi, 40 in più di quanti gliene occorrono per un governo monocolore, retto dal vincitore ufficiale di queste elezioni: il primo ministro Ahmet Davutoglu. Provati dalle stragi del 20 luglio a Suruc (più di 30 morti) e del 10 ottobre ad Ankara (102), e dalla ripresa delle ostilità tra esercito e Pkk ai confini orientali, i turchi hanno votato per la sicurezza. «Sia lodato il Signore» è stato il primo tweet del premier Davutoglu. negli stessi momenti, a Diyarbakir, la principale città curda nel sudest del Paese, venivano domate con idranti e gas lacrimogeni le proteste scoppiate appena è stato chiaro il trionfo dell’Akp. E un’auto è esplosa a Nusaybin, nella provincia di Mardin, causando numerosi feriti, anche se ieri sera non era chiaro se si trattava di incidente o attentato (Rosaspina, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

 Libia Il governo di Tobruk accusa l’Italia di aver fatto entrare tre navi da guerra nei pressi di Bengasi, a Daryana, «senza autorizzazione», avverte che «utilizzerà ogni mezzo» per proteggere la sua sovranità, invita l’Italia «a rispettare i trattati firmati tra i due Paesi» e definisce «l’ingresso delle navi italiane come un atto contrario a tutti gli accordi internazionali ratificati dall’Onu». Dalla Difesa è arrivata però una secca smentita a quanto sostenuto dai libici: né le unità militari di «Mare sicuro», la missione italiana per il controllo e l’assistenza ai migranti, né le navi di «Eunavformed», la missione europea di sorveglianza al largo delle coste libiche contro i trafficanti di esseri umani, hanno violato le acque territoriali libiche. Il ministero della Difesa bolla la notizia come «falsa». Segni di ostilità nei confronti italiani si sono registrati anche a Tripoli dove al potere c’è un governo islamico. Ieri è stato vandalizzato il cimitero cattolico italiano «Hammangi», che ospita le salme di 7.800 connazionali. La notizia è stata data dalla presidente dell’Associazione italiana rimpatriati dalla Libia (Airl), Giovanna Ortu che ha ricordato che è il terzo atto vandalico in meno di due anni (Iannuzzi, Sta).

 Jet Il volo 9268 precipitato nel Sinai s’è spezzato in due mentre volava. Per un’esplosione, forse. O perché stava insieme con lo sputo. Più la ricerca dei resti dell’areo s’allarga a un’area di 20 chilometri quadrati — il corpo d’una bambina è stato trovato a otto di distanza — più ristrette si fanno le ipotesi. Escluso l’errore umano del pilota: il comandante Nemov era molto esperto. Meno credibile un razzo da terra: nessun jihadista del Sinai ne possiede di paragonabili a quello che abbatté il jet malese in Ucraina. Resta la depressurizzazione per un guasto tecnico, più probabile per gli egiziani. Oppure la bomba a bordo e il sabotaggio, se si crede alla rivendicazione dell’Isis: anche Emirates ha cancellato il Sinai dalle sue rotte. «L’area dei rottami è così vasta — dice Alexander Neradko, dell’agenzia aeronautica russa — da far pensare che l’Airbus si sia rotto in due ad alta quota». «Questo suggerisce non un collasso meccanico — commenta Michael Clarke, esperto di sicurezza intervistato dalla Bbc — ma un’esplosione a bordo». un funzionario egiziano, che aveva ispezionato l’aereo Metrojet sulla pista di Sharm el-Sheikh, sostiene d’averlo trovato «in buone condizioni»; la vedova del co-pilota Sergei Trukachec, Nataly, racconta in lacrime che il marito poco prima del decollo s’è lamentato al telefono perché «le condizioni tecniche dell’A-321 lasciavano molto a desiderare». Nel 2001, quando portava i colori della Mea libanese, l’Airbus aveva subìto un danno pesante alla coda mentre atterrava al Cairo: proprio quella coda che s’è staccata, tutt’intera, al momento del disastro . All’obitorio cairota di Zeinhom arrivano i campioni di Dna per le identificazioni dei 163 corpi trovati finora: chi fa le autopsie, cerca anche tracce d’esplosivo. Mancano ancora 61 cadaveri. Putin ha mandato nel deserto una squadra di cento uomini (Battistini, Cds).

Tavecchio E’ di nuovo nella bufera il presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio, stavolta per le parole a Massimiliano Giacomini, direttore della rivista Soccerlife, la cui registratazione è stata diffusa dal Corriere della Sera. «Ebreaccio», «gli ebrei è meglio tenerli a bada», dice Tavecchio parlando di Cesare Anticoli, 87 anni, scampato alla Shoah, figura riconosciuta nella comunità ebraica romana, l’imprenditore da cui nel 2008 acquistò la sede della Lega Dilettanti, in piazzale Flaminio. Del caso si occupò L’Espresso: Anticoli comprò l’immobile per 11 milioni a gennaio del 2008 per rivenderlo dopo 22 giorni alla Lega di Tavecchio per 19,7. In un altro passaggio, il n.1 federale parlando di un dirigente omosessuale biascica: «Ma è vero che è...? Io non ho nulla contro, però meglio lontani da me. Io sono normalissimo...». Non è certo la prima uscita spericolata del presidente: in campagna elettorale s’inventò di «Opti Pobà che prima mangiava le banane e ora gioca titolare nella Lazio», e prim’ancora, a Report , spiegò che «finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato...» (Intorcia, Rep).

Ritocchi Nel 2010, con la legge 201, si ratifica la Convenzione europea animali da compagnia del 1987 che vieta «interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non curativi ». In particolare si proibiscono «il taglio della coda, il taglio delle orecchie, la recisione delle corde vocali, l’asportazione delle unghie e dei denti». Però basta presentarsi ai concorsi di bellezza con un certificato veterinario che dichiari i «motivi curativi» delle amputazioni e tutto fila liscio. Centinaia di infezioni, traumi, ferite da aggressione giustificano i bisturi. Ma dal gennaio di quest’anno Fnovi (Federazione nazionale ordini veterinari italiani), Enci (Ente nazionale della cinofilia italiana) e Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari italiani) hanno deciso di controllare i certificati presentati. Adesso 900 certificati “sospetti” sono al vaglio dei 102 ordini provinciali della Fnovi. Francesco Orifici, veterinario dell’Anmvi: «Non voglio considerare colleghi quelli che firmano certificati dichiarando il falso. Si scrive ad esempio che in un orecchio c’è una patologia. Ma perché si taglia anche l’altro? Si dichiara che c’è un otoematoma e si taglia tutto: i veterinari bravi e onesti sanno che si può guarire con un piccolo intervento e non certo con la conchectomia. I 900 certificati raccontano purtroppo che ci sono professionisti che si comportano in modo schifoso. Si vendono per un piatto di fagioli: 150 euro per un taglio delle orecchie, senza terapia del dolore». Carla Bernasconi, vice presidente Fnovi, sta coordinando le prossime mosse degli Ordini. «Se si accerta che l’intervento non è necessario, si rischia la denuncia per maltrattamento o lesioni ad animali. Legge 189, articolo 544 del codice penale. Reclusione da 3 a 18 mesi o multa da 5.000 a 30.000 euro. C’è poi il reato di falsità ideologica in certificazione, con reclusione fino a un anno. Da parte sua l’Ordine può sospendere l’iscritto da 1 a 6 mesi o arrivare alla radiazione. Non tutti i 900 certificati sono autentici. Ci sono timbri falsificati. In compenso, ci sono nomi di veterinari che appaiono in troppi certificati. Occorre fare una vera pulizia » (Meletti, Rep).

Clonazione 1 Un laboratorio sudcoreano, il Sooam Biotech Research Center di Seul, è specializzato nella clonazione di cani: finora ne ha clonati 600 mila, a centomila dollari l’uno. Un’attività simile è stata avviata da altri centri genetici anche negli Stati Uniti. È il caso di ViaGen una società basata in Texas che ha cominciato a offrire la clonazione di cani e gatti a un prezzo molto più basso di quello chiesto dal centro di ricerche di Seul: 50 mila dollari per un cucciolo di cane, 25 mila per un gattino. Il New York Post racconta che ViaGen ha già 30 clienti in lista d’attesa (Gaggi, Cds).

Clonazione 2 Costi a parte, la clonazione pone problemi etici e ha parecchi punti deboli: intanto gli animali replicati sono simili ma non uguali a quello che si tenta in qualche modo di far sopravvivere. In secondo luogo questi cani sembrano essere più fragili degli altri, più vulnerabili alle malattie. Eppoi, per ottenere un clone bisogna fare vari tentativi. Il che significa sottoporre a interventi chirurgici un gran numero di animali, tra donatori e surrogati (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)