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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

Il bigamo che teneva la seconda famiglia in garage

Una fila di box tutti uguali, con la porta verde metallica, la maniglia nera, un buco di cemento dove infilare l’auto o accatastare cose. Dentro il buco numero 69 c’erano valigie nere, scale di metallo, ramazze. Persino il tubo di scappamento di uno scooter, chissà a cosa serviva. Ma c’erano anche sacchi di vestiti, due coperte, cartoni di latte a lunga conservazione, bottiglie d’acqua, giochi per bambini.
E c’erano soprattutto loro: una madre di 33 anni e tre figli di nove, sette e tre. Tutti di origine egiziana, come l’uomo – un cinquantenne – che li teneva a vivere lì, in mezzo ai garage, sotto un complesso di palazzine rosse della periferia di Monza. Tutta colpa di problemi economici, si è giustificato lui. Che pure si era ridotto a dormire in quello spazio angusto, insieme alla famiglia.
Spazio ridotto
Erano forse una, forse due settimane che padre, madre e bambini erano finiti in quel domicilio impossibile. Dove a malapena entra un’automobile. E dove è difficile credere, immaginare che potessero entrare cinque vite. Anche il modo in cui tutto è stato scoperto ha dell’incredibile.
L’uomo, titolare di una ditta individuale di pulizie, aveva un’altra famiglia. Un’altra moglie e altri tre figli, che vivevano proprio in quelle case rosse, ma al piano di sopra e in un normale appartamento. Quella era una famiglia che non gli apparteneva più: da un anno, denunciato per maltrattamenti, il cinquantenne non poteva avvicinarsi a meno di 500 metri.
Eppure da qualche tempo aveva preso casa nello stesso complesso, nel box numero 69, che condivideva con la nuova famiglia. Quando l’ex moglie l’ha visto, sabato pomeriggio, ha chiamato il 112. Gli uomini della Radiomobile di Monza hanno rintracciato l’uomo nei dintorni, poi sono arrivati al suo angusto rifugio. E davanti hanno trovato la scena che abbiamo già descritto.
Ma ora i carabinieri, coordinati dal capitano Enrico Vecchio, dovranno capire quale sia davvero la situazione dell’egiziano e soprattutto la geometria delle due famiglie. Nel passaggio dalla prima alla seconda moglie pare non ci sia stato alcun divorzio. Potrebbe essere insomma un caso di poligamia, come anche l’età dei bambini starebbe a suggerire.
Oltre il limite
Il cinquantenne è stato deferito, per la violazione delle restrizioni previste nei confronti della prima moglie, per quel limite di 500 metri da non superare. Ma è comunque tornato in libertà, in attesa che la pratica faccia il suo corso. A carico dell’uomo non ci sono per ora altre accuse. Moglie e bimbi – quelli della seconda famiglia – non erano segregati nel box, come in un primo momento era sembrato. Vivevano lì volontariamente, sperando fosse una soluzione temporanea. Sabato, dopo l’intervento dei carabinieri, sono stati visitati all’ospedale San Gerardo: qualche accertamento a solo scopo precauzionale. Ma le loro condizioni erano buone, e sono stati subito dimessi.
Ad occuparsi della famiglia penseranno ora i servizi sociali, che hanno affidato la donna e i suoi bambini a una struttura di accoglienza. La loro storia non è troppo diversa da quella di chi finisce a vivere per strada, o in macchina, senza che nessuno ci faccia caso.
Ma questa volta è successo in mezzo a garage dove i condomini entrano ed escono in continuazione, per parcheggiare o andarsene. È successo sotto pianerottoli puliti e appartamenti riscaldati. Senza che nessuno si sia accorto di nulla, o abbia provato a fare qualcosa.