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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

Tutte le navi, italiane e no, che incrociano al largo della Libia

Le proteste e i toni usati da Tobruk, oltre a spingere l’Italia a una ferma e immediata smentita della violazione della sovranità della Libia, hanno suscitato anche un certo stupore soprattutto tenendo conto dei continui sforzi fatti per pacificare il Paese e contribuire così alla nascita di un governo di unità nazionale che faccia tacere le armi e fermi l’avanzata dell’Isis.
Il ruolo italiano
Davvero improbabile, in un momento così delicato per le trattative sul futuro libico, che le navi militari italiane abbiano operato in maniera illegale e sconsiderata. Né è ipotizzabile un errore. Nel Mediterraneo centrale al momento ci sono due piccole flotte. La prima è tutta italiana. In codice è denominata Mare Sicuro. Ha una missione antiterrorismo, di proteggere le rotte e più in generale gli interessi italiani. In particolare la Marina militare ha avuto incarico dal governo di vigilare sulle installazioni petrolifere off-shore e l’oleodotto dell’Eni che attraversa il Mediterraneo centrale. È una missione che viene equiparata a quella dell’esercito, denominata Strade sicure, che da tempo destina migliaia di soldati a presidiare obiettivi sensibili. Quotidianamente Mare Sicuro garantisce che siano in mare 5 navi e 1000 uomini. Devono però pattugliare in acque internazionali. Capita che siano utilizzate per recuperare profughi in mare. E qualche giorno fa suoi uomini sono stati usati per fermare una carretta del mare dove hanno fermato 19 sospetti scafisti, poi consegnati all’autorità giudiziaria.
La missione Ue
La seconda missione, su base europea ma a guida italiana, è denominata Eunavformed-Sophia. Coinvolge personale di 22 Paesi della Ue. Gli italiani contribuiscono con un quartier generale – a Roma – dove opera l’ammiraglio Enrico Credendino, che risponde del suo operato al Consiglio Ue. In mare, gli italiani hanno la nave ammiraglia Cavour e un sommergibile per l’osservazione occulta. Dalle basi in Sicilia si alzano quotidianamente droni e aerei. Complessivamente sono state assegnate all’ammiraglio Credendino 9 navi per la sua missione, che attualmente è in «fase 2», ossia possibilità di abbordaggio, perquisizione e sequestro qualora vi sia il sospetto di traffico di esseri umani. Ma anch’essa, rigorosamente in acque internazionali.
La flotta impegnata
Al fianco del Cavour vi sono dunque una fregata inglese, la Hms Richmond, e la nave oceanografica Hms Enterprise; le due navi ausiliari tedesche Berlin e Schleisweg-Holstein; la fregata spagnola Canarias, quella francese Courbet, la fregata belga Leopold I, e infine il pattugliatore d’altura sloveno Sns Triglav. Multinazionale anche l’apparato aereo che fa perno su basi italiane, con un aereo spagnolo e un elicottero inglese (oltre gli elicotteri imbarcati sulle diverse navi).
Scopo della missione Sophia è contrastare i trafficanti di uomini, come detto. Non più tardi di 4 giorni fa, due fregate sono state mobilitate per salvare oltre settecento migranti, poi consegnati a una nave della missione europea Frontex (che è la terza flottiglia presente nel Mediterraneo centrale, ma in posizione meno avanzata verso la Libia).