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 2015  novembre 02 Lunedì calendario

Il commento al campionato di Gianni Mura

La Fiorentina s’affianca all’Inter in cima alla classifica. Non aveva un impegno difficile, ma sorprende in positivo l’autorevolezza con cui le seconde linee viola hanno battuto il Frosinone, squadra poco incline alle imbarcate. Quattro gol nel primo tempo e via. Per Paulo Sousa il massiccio avvicendamento era obbligato, perché in Polonia si giocherà una buona fetta del passaggio del turno in Uefa. Può durare, i giocatori li ha (in difesa non molti) e un po’ alla volta riavrà il vero Rossi.
Non proprio al vertice, ma abbastanza vicino, si rivede il Milan. Di criticabile solo la sua assurda divisa. Vincere aiuta a vincere: è un vecchio detto del calcio. Così, dopo aver vinto senza entusiasmare con Sassuolo e Chievo, il Milan vince benissimo in casa della Lazio, ed è la prima volta nella stagione che batte un avversario di un certo rango. Vince talmente bene, il Milan da autorizzare un dubbio. È tutto merito suo o c’entrano qualcosa anche i demeriti della Lazio, che fin qui le debolezze le esibiva solo lontano da casa? Sui primi due gol Marchetti non è innocente, ma la Lazio non è mai esistita in attacco, il gol di Kishna arriva sui titoli di coda e forse Pioli poteva mandarlo in campo prima, ma è difficile che un ragazzo raddrizzi la barca quando le grandi firme, da Biglia a Candreva, da Anderson a Klose, giocano così male, quando Cerci con Lulic fa quello che vuole. Nel Milan è sempre più importante Bonaventura e Mihajlovic pian piano sta arrivando alla squadra-tipo. Con Alex a fianco di Romagnoli, Bertolacci, con Montolivo e Kucka, una sola punta centrale. Più velocità e tecnica, insomma.
Più sono piccole le distanze in classifica più cresce la possibilità, se non la necessità, di cambiare faccia alla squadra. Esemplare, in questo senso, l’Inter di sabato. Giusti elogi a Mancini, non solo perché ha vinto ma perché ha avuto un gran coraggio. Per capire quanto, basta poca fantasia.
Avesse perso lasciando fuori l’unica vera punta sarebbe stato infilato nel tritacarne da tifosi e critica. Ma la vera punta, nonché capitano, aveva fatto commenti sgraditi: quindi, panca per Icardi. Idem ieri Sarri con Insigne. Sembrano punizioni, ma è un modo per insegnare le buone maniere a calciatori che si prendono troppo sul serio e fanno fatica a pensare che ci sono anche gli altri. Mancini, studiando la Roma, ha capito che l’Inter massiccia e ultrafisica sarebbe andata al macello contro avversari molto veloci, quindi bisognava alleggerire la truppa. Di qui il cambio dei terzini, di qui un tridente senza un vero attaccante, studiato per dare fastidio alle manovre di Garcia. Non ci è riuscito del tutto, perché comunque la Roma ha avuto molte più palle-gol dell’Inter, salvata da Handanovic. Ma, oltre alla testa della classifica, penso abbia raggiunto le teste dei giocatori. L’Inter, senza Europa, ha una rosa notevole. Mancini ha fatto capire ai suoi che non ha cocchi, o figli e figliastri. Gioca chi dice lui e come dice lui. Mai visto Ljajic sgobbare tanto in copertura. Né un’Inter, abituata all’irruenza, così attenta nel non concedere calci di punizione molto pericolosi, se calciati da Pjanic. Chiaro che non tutte le partite Mancini potrà impostarle come quella con la Roma, forse non sarà necessario. Ma ha dimostrato, tra Bologna e San Siro, quanto si possa incidere sulla fisionomia e sul rendimento della squadra in una settimana.
La Roma non ne esce rimpicciolita ma solo amareggiata. Garcia dica ai suoi che non sono il Barcellona e si può far gol senza la pretesa di entrare in porta col pallone. Come il Napoli non esce rimpicciolito da Marassi, assurdo parlare della solita frenata contro una piccola. Intanto perché il Genoa di piccolo, al momento, ha solo la classifica, ma da metà campo in su è squadra da Uefa. Poi perché il Napoli, pur interrompendo la serie di vittorie, ha giocato una buona partita. Infine, fa piacere che Donadoni, dopo gli incubi di Parma, sia ripartito con il piede giusto. E, da signore, abbia dato buona parte del merito a Delio Rossi.