Corriere della Sera, 2 novembre 2015
Brindisi, giovane di 19 anni travolto e ucciso da un’auto che correva troppo
Stavano rientrando a casa dopo aver festeggiato la notte di Halloween. Passeggiavano sul marciapiede di via Vespucci, nel rione Casale, a Brindisi, all’altezza della curva accanto alla Lega navale. Una specie di belvedere che dà sul porto. Due giovani, lui diciannovenne diplomato al liceo scientifico, lei una studentessa di soli sedici anni. In pochi secondi, la tragedia. Un’auto è spuntata dalla curva a forte velocità, ha perso il controllo, ha travolto il muretto che separa la strada dal piazzale dove si trovavano i due giovani e ha abbattuto i loro corpi. Andrea De Nigris è morto sul colpo. La 16enne, A.L., è stata più fortunata: se l’è cavata, si fa per dire, con numerose fratture al corpo. Ora è ricoverata in ospedale, la situazione è critica ma non è in pericolo di vita. I dottori l’hanno giudicata guaribile in trenta giorni.
Il conducente dell’auto, una Suzuki Swift, pure lui diciannovenne, e reduce da un’altra festa di Halloween, è risultato positivo all’alcoltest, sia pure con un livello di poco superiore ai livelli previsti dalla legge. Ferito lievemente, è stato dimesso dall’ospedale subito dopo. Adesso è indagato per omicidio colposo. L’incidente si è verificato attorno alle tre del mattino. È stato lo stesso conducente dell’auto a chiamare i soccorsi. Sul posto sono intervenute le volanti della questura di Brindisi, i vigili del fuoco e gli uomini della Stradale. La vettura è stata sequestrata.
Andrea studiava all’università del Salento, aveva una sorella gemella, Claudia, che chiamava «la parte femminile di me», e un fratello maggiore. Il suo corpo non è ancora stato restituito alla famiglia, in attesa che il magistrato inquirente, Pierpaolo Montinaro, decida il da farsi e se disporre l’autopsia. I testimoni hanno raccontato di aver sentito rombare l’auto già in lontananza, di aver ascoltato lo stridere dei pneumatici contro l’asfalto fino al botto finale. Non è il primo incidente che si verifica in quel punto della città, in quella «strada maledetta», stretta e tortuosa, che va in salita a senso unico, e che prima di arrivare al «belvedere» sbuca nel curvone. Basta andare oltre il limite di velocità per uscire dalla carreggiata e ribaltarsi. La zona poi è frequentata dai numerosi ragazzi che la sera si fermano davanti ai chioschetti che vendono cibo. A nulla sono valse in passato le denunce dei cittadini per sottolineare la pericolosità di quel tratto rettilineo che conduce al quartiere Casale, dove risiede la famiglia del ragazzo morto.
Sui social intanto s’è fatta sentire la rabbia degli amici della vittima. Parole di dolore. «È una cosa che poteva essere evitata, è questo che non riesce a darci pace». In Italia, dicono le statistiche dell’Istat, il 25% degli incidenti che coinvolgono giovani tra i 18 e i 24 anni sono attribuibili all’alcol.