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 2015  novembre 01 Domenica calendario

È battaglia per il mezzo milione di eredità di Margherita Hack

La badante astuta, l’anziano perso nell’Alzheimer, i randagi di Trieste traditi insieme con le ultime volontà di Margherita Hack. Oppure: l’amicizia e la dedizione che si trasformano in affetto e quasi in famiglia e un cerchio magico di amici e gattari un po’ furbacchioni. La contesa sull’eredità della scienziata italiana si può leggere in due modi opposti, come tutte le vicende umane.
Siamo alle porte di una causa. Che parte dal testamento della Hack: stabiliva che la casa e patrimonio andassero al marito Aldo De Rosa. Il documento andava oltre, dando indicazioni su cosa fare dopo la morte del marito: la casa «a Tatjana Gjerco» – la donna che si è presa cura dei due anziani negli ultimi anni della loro vita lavorando in casa loro – con una donazione di circa 100 mila euro. Il resto del denaro, che lei quantifica in 500 mila euro circa, diviso in diversi lasciti, parte a sette amici (elencati per nome e cognome), parte a tre associazioni che si occupano di cani e gatti trovatelli, la grande passione di Margherita. Anche questi elencati con precisione: «Gattile, Astad ed Enpa».
La scienziata muore il 29 giugno 2013. Pochi giorni dopo il 5 luglio, Aldo fa a sua volta testamento. E scompiglia le carte, destinando «tutti i miei beni alla signora Tatjana Gjergo», senza cenni ai lasciti. Quando lui muore, nel settembre del 2014, Tatjana Gjergo diventa la sua erede universale.
A quel punto però la battaglia era già cominciata. Aldo era malato di Alzheimer, tra gli amici c’era chi non vedeva di buon occhio Tatjana. Di qui ai dubbi sulla lucidità e sulla capacità di intendere di De Rosa il passo è stato brevissimo. Tra le voci triestine si può ascoltare anche quella di segno opposto: che Aldo si fosse stufato delle amicizie della moglie e delle continue richieste di denaro, che negli ultimi mesi di vita di Margherita, quando questi si presentavano a casa, si facesse accompagnare al piano di sopra dalla fidata Tatjana.
Sia come sia, un gruppo di amici si era rivolto al Tribunale di Trieste chiedendo un amministratore di sostegno per De Rosa. Il Tribunale aveva accolto la richiesta, ma non aveva interdetto De Rosa: il quale, tra l’altro, aveva già fatto il suo testamento. Eppure, quando la Gjerco decide di prendere possesso del denaro, la banca le chiede un documento che attesti la non validità del testamento di Margherita Hack. La donna lo chiede al Tribunale e il giudice glielo rifiuta: ci vorrà una causa per stabilire come procedere, dice.
Alfredo Antonini, il legale che difende Enpa e Gattile, spiega: «Abbiamo cercato un accordo con la signora Gjergo, chiedendole di onorare le volontà di Margherita Hack con una donazione. Ci ha risposto di no». Ora la faccenda si complica: «De Rosa – continua il legale – è morto senza altri eredi. Dunque, a parte la signora Gjergo, solo lo Stato ha interesse nella successione. Serve un intervento dell’avvocatura dello Stato. Che io auspico».
Dall’altra parte c’è Tatjana. E una storia nella storia: la donna arrivata dall’Albania vedova e con una figlia di un anno, Eda. La piccola appassionata di scienze, che scrive una lettera alla Hack. La scienziata che vuole conoscerla e dà il via al rapporto sempre più stretto con lei e con la madre. Don Pierluigi Di Piazza, parroco e amico intimo degli Hack, la difende: «Sono sicuro che Aldo De Rosa è stato assistito dalla signora Gjergo costantemente e nel modo migliore. E che le volontà testamentarie di Margherita sono state rispettate».
L’eredità più preziosa, intanto, l’ha raccolta Eda. Nel 2007 ha firmato con Margherita Hack il libro «Così parlano le stelle, il cosmo spiegato ai ragazzi», oggi fa l’astrofisica – studia e lavora negli Stati Uniti -, domani chissà: la Hack aveva indovinato, la ragazza ha talento da vendere. Tatjana invece non parla di questa storia: non è facile combattere una battaglia così, e ancora meno se porti un nome albanese e sei classificata come badante. «Non sono una professionista della legge, e non voglio lasciarmi trascinare nei pettegolezzi. Posso solo dire che sono molto addolorata. E che Margherita e Aldo non mi hanno mai trattata come una badante. Per loro io e mia figlia eravamo persone di famiglia, così ci trattavano. E così noi trattavamo loro».