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 2015  novembre 01 Domenica calendario

Bollorè, Niel e la Villa Montmorency, il condominio dei super ricchi di Parigi, dove abitano tutti e due

«Proprietà privata». Il cartello sul cancello parla chiaro. Ma uno ci prova sempre: «Non si può entrare, signore, se non è invitato da uno degli inquilini, non si può proprio. Mi dispiace». Il custode esce dalla sua casetta in mattoncini rossi, gentile tutto sommato. Da lì si intravedono i palazzotti di varia epoca di Villa Montmorency, un complesso su sei ettari, iniziato a costruire a metà Ottocento. Il sole autunnale illumina pioppi e tigli, sui bordi delle stradine interne, dove circolano Smart, Mini e Fiat 500 più che limousine. Perché la parola d’ordine di questo ghetto di ricchi, ai margini del 16°, il più borghese e tradizionalista di Parigi, è discrezione prima di tutto. Abbasso lo show-off.
Sono 114 i proprietari. Due di loro sono balzati alla ribalta delle cronache finanziarie negli ultimi giorni, Vincent Bolloré e Xavier Niel, imprenditori di successo: il primo figlio di ricchi, il secondo venuto dal nulla, ma diventato ricco comunque. Si scruteranno guardinghi su quei vialetti, dopo che Xavier è venuto a rompere le uova a Vincent nel paniere di Telecom Italia ? Se, invece, i due avessero concluso un accordo segreto, di sicuro è successo qui, in una delle memorabili serate molto private di Villa Montmorency.
Dal cancello esce un’anziana signora con un cagnolino, l’unica disposta a parlare. Ma non di Vincent e Xavier. Dice solo che «qui non ci sono miliardari russi o sauditi. Siamo praticamente tutti francesi». Lo ammette con un briciolo di sollievo. Il quartiere è troppo lontano dal centro per attirare i ricchi dei paesi emergenti. Poi intorno neanche l’ombra di una boutique Louis Vuitton o Gucci. Solo piccoli negozi, talvolta desueti (un riparatore di pellicce, quelle vere). E poi la maison Darya (caviale di prima qualità) su rue Poussin e Michel Fouchereau, uno dei migliori formaggiai di Parigi, perché nell’alta borghesia francese, finanziaria o meno, se non sai di formaggi, sei finito.
L’allegra brigata di Villa Montmorency comprende ereditieri di grandi famiglie come Laurent Dassault (industriali del settore della difesa) o Wladimir Taittinger (lo champagne). Poi ci sono imprenditori del calibro di Bolloré, che è presente sui luoghi dal 1983, proprietario di più edifici (vi vivono anche i suoi figli e nipoti). E, rare presenze, qualche outsider, come Niel. Esiste anche una componente artistica, da quando qui visse, per più di vent’anni, André Gide. Dalla fine degli anni Settanta è sbarcato pure un po’ di show biz, vedi Sylvie Vartan. O personaggi legati al mondo del cinema e della televisione, come Tarak Ben Ammar, l’amico di Berlusconi.
Bolloré fa il bello e il cattivo tempo. Sempre presente in prima fila alle assemblee dei condomini: mai un incarico ufficiale ma sempre a «tramare» dietro le quinte. È arrivato a possedervi 3.750 metri quadrati, che non è poca cosa: l’anno scorso un appartamento di 300 mq con giardino di 500, roba da bassa gamma, era venduto a sei milioni di euro. Niel comprò la sua casa nel 2005. Ma nel 2007 ne ha acquistata un’altra subito accanto, dal solito Bolloré. Dicono che Vincent se ne volesse liberare e che fece di tutto per convincerlo, dicendo che stava vendendo a dei russi e poi a degli emiri. Che avrebbero fatto rumore. I due non si amano, né si odiano. Finora si sono solo ignorati.
Niel è riservato, un intruso in questo microcosmo di antica ricchezza, ma che sa rispettarne le regole. Un altro intruso, invece molto rumoroso, è Nicolas Sarkozy. Già nel 2007, in crisi con Cécilia, si trasferì qui temporaneamente dall’amico Dominique Desseigne, degli alberghi Barrière. Ogni volta che faceva il jogging, era tutto un clamore di sirene della polizia: un tran tran insopportabile agli occhi (e gli orecchi) dei vicini. Ora che condivide la sua esistenza con Carla Bruni, è venuto a vivere nell’appartamento di lei, in un palazzo subito al di fuori del muro di cinta del complesso : non proprio inquilini in tutto e per tutto di Villa Montmorency. Meglio così. Le signore con il cagnolino hanno tirato un altro respiro di sollievo.