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 2015  ottobre 09 Venerdì calendario

Profughi dall’Italia alla Svezia. Partono i primi 19 eritrei, sarà lunga arrivare a 160 mila, ma intanto non siamo più a zero

Cominciano i ricollocamenti europei dei rifugiati. «Pronti a imbarcare i primi 18 eritrei», ha annunciato Angelino Alfano ai colleghi del Consiglio Interni Ue, salvo che ancora in serata era vago il numero dei partenti per la fredda Östersund, nel nord della Svezia. «Si va dai diciassette ai ventidue», ha ammesso un addetto ai lavori non senza imbarazzo. Se però «quel che conta è il pensiero», allora si capisce perché il commissario per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, sarà oggi a Ciampino per vedere i profughi decollare verso una possibile nuova e, si spera, migliore vita.

I primi: 19 eritrei
Perché, dopo tanti eurolitigi e incomprensioni non del tutto sanate, la redistribuzione ha preso il via. Sarà lunga arrivare a 160 mila, ma intanto non siamo più a zero.
«È un problema di nullaosta che non fa quadrare i conti», spiega una fonte diplomatica. «Siate pazienti», aggiunge un alto funzionario della Commissione. Lo conforta il segretario di Stato spagnolo per la Sicurezza, Francisco Martinez. Ha fatto sapere che accoglierà al più presto 50 profughi dall’Italia. Avramopoulos prende nota e parla di «una giornata dal valore simbolico e sostanziale». Alfano esulta e la butta in politica. La redistribuzione degli eritrei gli pare «il simbolo della sconfitta di quanti credevano che l’Ue non avrebbe fatto un passo avanti e di quelli come Salvini».
A fatica l’Unione europea ha definito un pacchetto di 160 mila posti da redistribuire in due anni per i migranti arrivati in Italia e Grecia con diritto alla protezione internazionale. Era il minimo per non far crollare il principio della solidarietà in cui tutti i governi, con enfasi e risultati diversi, dicono di credere.
Oggi i ministri della Giustizia Ue si occuperanno della base legale delle decisioni, mentre i colleghi degli Interni hanno discusso gli altri volani della strategia: l’accelerazione dei rimpatri per i clandestini (solo il 40% degli illegali viene espulso) e l’accertamento che i controlli ai confini, cioè le fotosegnalazioni, siano fatti a dovere.
Alfano ostenta ottimismo. «Abbiamo una strategia chiara – assicura -, da adesso i rimpatri devono essere effettuati dall’Europa». Inoltre, aggiunge, «dobbiamo dire chiaro e tondo ai Paesi africani che, come Europa, diamo i soldi della cooperazione internazionale solo se loro ci aiutano, evitando che partano i migranti o riammettendoli». 
Dal Consiglio Interni svoltosi a Lussemburgo sono uscite indicazioni precise a cui occorre dare un contenuto in fretta, a partire dalla creazione di un Ufficio Rimpatri in seno all’agenzia Frontex. Nello stesso ambito, saranno create delle Squadre di Intervento per il rapido rimpatrio. Segue l’invito a utilizzare con maggiore frequenza il «laissez-passer» europeo, documento standard per le espulsioni.
Si stringe così la morsa per bilanciare la solidarietà con la responsabilità. Oggi Avramopoulos arriva a Lampedusa per controllare l’hotspot e vedere come procede il rafforzamento delle identificazioni. «Dove sono tutti questi centri? Quanta gente c’è per controllata? Dove va? Quando?», ha chiesto in Consiglio il ministro belga. Mentre gli eritrei prendono il volo verso la capitale dello sci nordico svedese, sono domande alle quali bisogna trovare subito una risposta davvero compiuta.