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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

L’industria tedesca era in crisi già da agosto. Prima ancora che lo scandalo Volkswagen scoppiasse: gli ordini erano calati infatti diminuiti dell’1,8% rispetto al mese precedente, quando erano scesi del 2,2% congiunturale

Frenata inaspettata dell’industria tedesca ad agosto: gli ordini sono calati infatti diminuiti dell’1,8% rispetto al mese precedente, quando erano scesi del 2,2% congiunturale (dato, quest’ultimo, rivisto al ribasso dalla precedente lettura a -1,4%). Gli analisti avevano invece previsto un incremento pari allo 0,5% su base mensile. «Gli ordini provenienti da fuori l’Eurozona sono scesi in maniera considerevole», ha osservato Ralph Solveen, analista di Commerzbank, spiegando che le imprese tedesche «stanno chiaramente soffrendo sempre di più per colpa dell’indebolimento dell’economia dei mercati emergenti».
Anche gli ordini dall’interno sono scesi del 2,6%, più di quelli dall’estero (-1,2%). Meno male che la caduta è stata mitigata dall’aumento degli ordini da Eurolandia, cresciuti del 2,5%, mentre quelli da fuori la zona euro sono crollati del 3,7%. E ad agosto nessuno aveva la minima idea che il mese successivo sarebbe scoppiato lo scandalo Volkswagen, con le conseguenze sulla reputazione del made in Germany ancora tutte da valutare. Secondo lo scenario base elaborato da Credit Suisse, la crisi del colosso automobilistico nel quarto trimestre toglierebbe lo 0,1% al pil di Eurolandia e lo 0,2% a quello della Germania, dove l’industria automobilistica conta per il 16% della produzione manifatturiera e il 3,6% del pil. Il settore vale inoltre quasi un quinto delle esportazioni tedesche, un terzo degli investimenti in ricerca e sviluppo e impiega poco meno di 800 mila persone, il 2,5% dei lavoratori a tempo pieno in Germania, dove il gruppo Volkswagen impiega poco più di 100 mila persone. Gli analisti di Credit Suisse hanno sottolineato che lo scandalo ha sollevato incertezza sulle prospettive del diesel, fattore che, insieme al danno d’immagine, potrebbe generare un calo delle vendite dovuto al fatto che i consumatori preferirebbero rinviare l’acquisto di un’auto nuova per vedere come si evolve la situazione. I richiami e le riparazioni dei modelli coinvolti dallo scandalo dovrebbero però portare a un aumento della produzione in grado di attutire l’impatto negativo dello scandalo. Ma le esportazioni potrebbero cadere se i clienti al di fuori della zona euro preferiranno sostituire le auto Volkswagen, e più in generale tedesche, con veicoli prodotti in altre aree. Come si è visto, è particolarmente preoccupante il fatto che la caduta delle esportazioni verso i Paesi extra-Ue sia già cominciata ad agosto. Lo scenario base di Credit Suisse prevede che nel mese in corso si avrà un calo delle vendite di auto del 25%, seguito da un -20% e un -10% nei due mesi successivi. Metà della diminuzione delle vendite accusate dal gruppo Volkswagen sarà assorbita da altri marchi tedeschi o da auto a benzina. Nello scenario peggiore, Volkswagen vedrebbe a ottobre una diminuzione delle vendite del 50%, seguita da un calo del 20% a novembre e del 10% a dicembre, con sostituzioni nulle da parte degli altri brand tedeschi e delle auto a benzina. In quest’ultimo caso, al pil di Eurolandia nel quarto trimestre verrebbe meno uno 0,3%, mentre quello della Germania sarebbe più leggero dello 0,6%. Nel caso in cui la reputazione del brand Germania venisse intaccata in misura sostanziale nei Paesi al di fuori della zona euro, il pil di Eurolandia rischierebbe di perdere lo 0,5% e quello della Germania lo 0,8%. Se il colosso di Wolfsburg non riuscirà a gestire al meglio il problema della sua reputazione, la Germania, e in minor misura Eurolandia, rischiano di cadere in recessione.