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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

Kostner e Schwazer. Parlano i due ex fidanzati dello sport, dopo essere stati squalificati dopo lo scandalo del doping presto potranno tornare a gareggiare. Giusto in tempo per Rio

  Per lei è come rinascere. Ha «cuore e anima alleggeriti». Dopo aver provato sulla propria pelle le conseguenze dell’amore, Carolina Kostner torna alle gare. Grazie alla sentenza del Tas di Losanna che ha allungato a 21 mesi la squalifica della pattinatrice per la complicità nell’affaire- Schwazer, ma ne ha retrodatato l’inizio al 1° aprile 2014 (a causa di lungaggini procedurali che ritardarono il giudizio), consentendole di poter tornare agli allenamenti il prossimo 1° novembre e alle competizioni dal 1° gennaio 2016. Assistita dall’avvocato Gallavotti, Carolina ostenta un dolcissimo sorriso: «La sentenza mi restituisce serenità, mi consente di essere libera, di guardare al futuro. È stato un periodo durissimo, io che sapevo sempre quale direzione prendere mi sono trovata senza riferimenti… Mi sono mancate le gare e il mio sport, perché io adoro quello che faccio. Ora torno a respirare».
E non commetterebbe più certi errori, vero?
«Ne ho commesso uno, lo riconosco, ne sono consapevole, ma ho la piena certezza di averlo fatto in buona fede. Il doping non va tollerato, bisogna combatterlo e io lo combatterò. Mi sono resa disponibile col Coni e con la Wada per diventare testimonial dello sport pulito (l’iniziativa è stata presa di concerto con il Coni e inviata al Tas, ndr), perché i veri valori sono sempre pazienza, disciplina, passione, amore, energia, e quelli voglio trasmettere».
È cambiata in questo periodo, Carolina?
«È stato un periodo di grande crescita e maturazione. Di solito la vita ti fa cadere, prima di insegnarti la lezione, non è mai il contrario. I miei genitori mi sono stati vicini, come il mio staff. L’unico modo per uscirne è rimettersi in gioco, accettare le critiche costruttive, fare esperienza camminando. Ora mi godo questa bellissima sensazione di cuore leggero, di aria pulita, di tutte le porte che si aprono davanti ame».
Ovviamente partendo dal ritorno alle gare, no?
«Il desiderio c’è. Sono felicissima di poter tornare a dedicarmi alla mia vita professionale al 100%».
Ha nel mirino i mondiali di Boston 2016 e le Olimpiadi del 2018?
«Anche, certo, ma vedremo pian piano. Un atleta non è un coso che premi play e va… Ci sono tante cose da valutare, tanti passi da compiere. Posso garantire che sto molto bene, anche se di recente ho ascoltato ipotesi fantasiose sul mio stato di salute. Se lo staff rimarrà lo stesso? Anche questo farà parte delle valutazioni del caso».
Preoccupata di dover affrontare avversarie agguerrite e più giovani?
«Non sono quella di due anni fa, ma nemmeno quella di 10 anni fa. Senza le esperienze degli ultimi anni non sarei qui oggi. Ogni gara è un punto di partenza, ti rimetti in gioco. La mia sfida poi va oltre, è contro me stessa… Sto pensando di proporre programmi nuovi. Vorrei mettere a frutto l’esperienza degli spettacoli (il prossimo all’Arena di Verona, per ‘Intimissimi on ice’, 9-10 ottobre), lì ho imparato la spontaneità, il non dover essere per forza fedeli al canovaccio... Lo sport, come l’arte, è rinnovo, invenzione, creatività. Vorrei coinvolgere tutti, vorrei condividere le mie stesse emozioni».
Alex Schwazer l’ha più visto, sentito?
«I contatti si sono interrotti. Una storia così ti segna, ovvio, ma le cose si superano, e questa è superata. Gli auguro di tornare presto a fare il suo lavoro».
Nuovi amori all’orizzonte?
«No. Non ho paura di trovarne un altro e neppure lo programmo, perché se dovessi pianificare anche questo sarei finita… Ma lasciamo spazio alla vita di sorprenderci».
Andrea Sorrentino
 
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On the road again, come in una vecchia, mitica canzone di Willie Nelson. Sulla strada, di corsa ma al modo dei marciatori, inesorabilmente ma con garbo, Alex Schwazer sta provando il difficile ritorno a se stesso, prima che alle gare. Per quelle, confermato il no alla riduzione della squalifica da parte del Tna, si dovrà attendere maggio, il piano B dell’altoatesino, che avrà un’occasione sulla 50 e una sulla 20 per prendersi Rio.
Poco, molto o abbastanza, Schwazer?
«Un’occasione per gara è poco, ma è sempre meglio di nulla, certo non potremo sbagliare niente, avvicinamento, approccio, forma, e poi dipende dalla Fidal: trattandosi di Coppa del Mondo nel primo caso, dovrò meritare la convocazione».
Il presidente federale Giomi ha detto: «Si faccia trovare pronto e forte al momento giusto».
«So qual è il mio percorso, stiamo lavorando per ritrovare confidenza con la fatica, con le gare, anche se non è facile dopo 4 anni di inattività. Donati è un martello, mi segue, mi sprona, non mi molla mai».
Cosa c’è dietro il suo ritorno? Voglia di dimostrare cosa e a chi?
«Ho voglia di estrarre da me stesso ciò che la natura mi ha donato. E di mostrarlo al mondo. So cosa ha pensato durante questi anni la gente di me, è normale. Ora lavoriamo per far cambiare loro idea. E nel quartiere di Montesacro, dove ho vissuto negli ultimi mesi, ho trovato persone speciali, incoraggiamento, la spinta che mi serviva a capire che la strada intrapresa è quella giusta. Durante i miei allenamenti ci sono tantissime mani pronte ad applaudire, voci amiche, questo è l’effetto che faccio, mi sono detto, ma davvero?»
Si è detto: va bene, ma la marcia si fa con i giudici, che controllano qualità e regolarità del gesto. I tempi di Tagliacozzo e del test su strada di domenica scorsa, entrambi chiusi con tempi strepitosi (quarto risultato all time sui 10 km, una prestazione che sarebbe valsa l’oro mondiale a Pechino nella 20) che valore hanno?
«Nella marcia conta solo la gara, i tempi, pur ottimi e incoraggianti, non sono troppo significativi. Però la gamba c’è, mi diverto, sento delle ottime sensazioni. La squalifica, nella marcia, arriva se il movimento di sospensione o di sbloccaggio del ginocchio è percepibile a occhio nudo. Siamo molto attenti a questo aspetto, del resto non ho mai avuto problemi tecnici dal punto di vista della qualità del gesto. Chi dice che ho corso, anziché marciare, nei due test non dice il vero e lo dice basandosi sul nulla. Qui si sta lavorando seriamente e duramente».
Anche i controlli sul sangue che svolge regolarmente dicono di parametri largamente nella norma.
«Siamo tranquillissimi, tutto è pubblico e consultabile in qualunque momento. Non mi esporrei così tanto se avessi qualcosa da nascondere».
Si è mai chiesto dove potrà arrivare il secondo Schwazer e se sarà migliore del primo?
«No, e non lo so, il mio obiettivo è l’Olimpiade, se non ci sarà, farò altre gare e starò tra i piedi di molti, davanti a lottare, questo so, questo voglio. Sono un agonista, mi piace l’odore della gara, la strada è casa mia. A proposito, ora torno a casa, davvero, torno in Alto Adige, stacco per un paio di settimane, mi serviranno per riposare».
Cosa è stata Roma, in questi mesi?
«Un posto di riflessione, di solitudine, di lavoro, ho sommato sudore e pensieri. Era importante per me reinventarmi lontano da qualunque cosa già fatta e vissuta. Donati è stato l’occasione che cercavo. Ma non è una sfida. È un’idea che da qualche parte, presto o tardi, mi porterà».
Cosimo Cito