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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

Riforma costituzionale, seduta «impegnativa» ieri al Senato per Grasso, offesissimo per essersi preso del «Byron Moreno» da un grillino. L’ostilità alla riforma è riuscita addirittura a saldare in un fronte comune d’opposizione FI, Lega, M5S e Sel: rinunciando ad Aventino e ostruzionismo hanno scelto la resistenza passiva, ma si riservano di appellarsi a Mattarella. La maggioranza finora ha tenuto, ma non si escludono sorprese sulle disposizioni transitorie

Agli insulti delle opposizioni Pietro Grasso è abituato, al punto che non reagisce quasi mai. Ma ieri, quando il grillino Gianluca Castaldi lo ha paragonato all’arbitro ecuadoriano Byron Moreno, dandogli in sostanza del venduto, il presidente del Senato ha messo su una faccia nera e ha replicato offeso: «Trovo il suo accostamento altamente offensivo». E poi, rivolto a Maurizio Santangelo, cinquestelle col pallino del calcio: «Se lei è un arbitro, sa cosa significa quell’espressione». A sera Castaldi si è scusato. Ma la tensione resta così alta che Sergio Mattarella, a distanza, ha riconosciuto a Grasso di aver presieduto una seduta «impegnativa».
Esasperate dalla determinazione della maggioranza e frustrate dal «canguro» che spazza via a migliaia gli emendamenti, le opposizioni hanno abbandonato l’ostruzionismo e scelto la via della resistenza passiva. I capigruppo di FI, M5S, Lega, Sel si sono chiusi nella stanza di Paolo Romani e hanno provato a saldare i rispettivi maldipancia. C’erano anche la Bonfrisco per i fittiani e il centrista Mauro, che rivendica la paternità del rassemblement antigovernativo. L’idea di uscire dall’Aula e salire sull’Aventino è stata abbandonata, perché le minoranze non rinunciano alla suggestione di un gol a fine partita, sull’articolo 39. Resta la tentazione di scrivere a Mattarella per chiedere un incontro e denunciare che «Renzi si «cambia la Costituzione da solo». La decisione verrà presa oggi dopo una nuova riunione dei ribelli, uniti nel protestare contro Boschi, Zanda e Finocchiaro, accusati di ignorare ogni apertura al dialogo. «Il Quirinale apra gli occhi» ammonisce Gasparri e fa notare come la maggioranza rischi di diventare minoranza: «A voto segreto sono scesi quasi a 150...». La protesta del fronte unitario anti Renzi ha fatto precipitare l’Aula in un silenzio surreale, ritmato dalla voce monocorde di Grasso: «Siamo al volume 34, tomo 1, emendamento 10.269.320/c...». Un’atmosfera che stride con le risse verbali e gli insulti sessisti dei giorni scorsi. Ma paradossalmente la prima conseguenza dell’inedita alleanza tra grillini e azzurri, leghisti e sinistra, è che il treno della riforma costituzionale si è messo a correre. Schivata la trappola dell’ultimo voto segreto su un emendamento Calderoli, è passato anche l’articolo 10 sul procedimento legislativo. I voti contrari alla «mina» leghista sono stati 153 appena, il risultato più basso incassato sinora dal ddl Boschi. Eppure la maggioranza regge e spera persino di chiudere prima del 13 ottobre.
Approvati gli articoli 7 con 166 sì e 10 con 165, adesso a preoccupare il governo sono le disposizioni transitorie, ultima occasione per le minoranze di segnare un punto. Il ministro Boschi ha incontrato in segreto i mediatori della sinistra pd, Chiti e Migliavacca, per cercare un’intesa complessiva, senza la quale l’accordo tra Renzi e Bersani sugli emendamenti Finocchiaro risulta scritto sull’acqua. Mucchetti crede che una soluzione si troverà, ma poiché non si sa mai avverte: «Se vogliono tirarci un bidone sul 39 rischiano, perché i numeri sono dalla parte di chi vuole modificarlo». Già, il fronte unito delle opposizioni – più i 25 senatori della minoranza dem – è in grado, sulla carta, di ribaltare i pronostici. «Se non ci danno assicurazioni noi votiamo i nostri emendamenti e la riforma si blocca» spiega Mucchetti, augurandosi che l’unità ritrovata non si incrini. E Fornaro: «Le norme transitorie non possono non tener conto della scelta dei cittadini». Resta il nodo dell’elezione del capo dello Stato e il sottosegretario Pizzetti non chiude: «Lo affronteremo».