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 2015  ottobre 07 Mercoledì calendario

Raid aerei italiani in Iraq, il ministro della Difesa Roberta Pinotti conferma che «si stanno valutando possibili ulteriori ruoli» per i nostri cacciabombardieri, ma la decisione finale dovrà passare «al vaglio del Parlamento». Molto critici Sel e M5S, Grillo invoca Mattarella e i pacifisti

Davanti alle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, riunite ieri sera in seduta congiunta a Palazzo Madama, il ministro della Difesa Roberta Pinotti scandisce bene le parole, leggendo la sua relazione, quando arriva al punto che tutti, deputati e senatori, stanno aspettando da ore: l’impiego futuro dei nostri Tornado per bombardare le postazioni dell’Isis in Iraq. Sono le 21.30. Il silenzio in aula è assoluto. Dice il ministro: «In ordine alla situazione operativa sul campo, alle richieste della coalizione internazionale e alle necessità del governo iracheno, si stanno valutando possibili ulteriori ruoli per i nostri velivoli impegnati in teatro e quando avremo preso un preciso orientamento, com’è scontato – fatemelo dire – che sia, il governo riferirà in Parlamento».
La conferma, dunque, è arrivata: «Si stanno valutando possibili ulteriori ruoli» per i nostri cacciabombardieri, finora impiegati nei cieli iracheni solo per la ricognizione e «l’illuminazione» – come si dice in gergo – degli obiettivi jihadisti. Comunque sia, la decisione finale dovrà passare «al vaglio del Parlamento», ribadisce il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. «Non si può non passare dal Parlamento», le fa eco il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il governo di certo non prenderà decisioni «di nascosto», conferma il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, anche lui ieri sera davanti alle Commissioni riunite in seduta congiunta.
Così, l’anticipazione del Corriere – i cacciabombardieri italiani pronti ad entrare in azione – ha avuto l’effetto di accelerare i tempi. E il dibattito, in Parlamento è iniziato già ieri sera, a Palazzo Madama, dopo le relazioni dei ministri, con Sel e M5S molto critici nei confronti della politica «mai così aggressiva» del governo.
La riunione era stata programmata una settimana fa per occuparsi di missioni internazionali (temi in scaletta: Afghanistan, Libano, Balcani). Fatalmente, però, l’agenda è cambiata e il ministro Pinotti l’ha riconosciuto subito, all’inizio del suo intervento in diretta streaming su Senato Tv: l’Iraq prima di tutto. Le opposizioni, però, annunciano battaglia. Il leader dei Cinque Stelle, Beppe Grillo, durissimo sul suo blog: «L’Italia non può entrare in guerra senza che prima non ci sia stato un dibattito parlamentare, un’approvazione da parte del Parlamento e da parte del Presidente della Repubblica». E ancora: «Mattarella dove sei? Pacifisti con le bandiere arcobaleno dove siete finiti? A girare le frittelle con Verdini e il Bomba (in nomen omen) alle feste dell’Unità?», si legge nel post. Il presidente della Repubblica, in realtà, ha indicato giusto ieri la strada maestra da seguire contro la minaccia del terrorismo fondamentalista: «È necessaria la collaborazione di tutti – ha detto il Capo dello Stato, intervistato dall’agenzia di stampa russa Tass –. Iniziative unilaterali non riescono a risolvere e ad affrontare adeguatamente il problema. Occorre una collaborazione internazionale con strategie e azioni comuni. Perché il pericolo è molto grande...». E il leghista Giacomo Stucchi, presidente del Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) non nasconde la sua preoccupazione: «Se i caccia italiani iniziano a bombardare in Iraq occorrerà elevare ulteriormente il livello di allerta».