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 2015  ottobre 06 Martedì calendario

«Esultano come gli ubriachi per una congiura costruita nelle loro teste. Ma posso capire: devono pur campare e l’onestà intellettuale non sanno cosa sia. Io non sono il Gran Burattinaio, non sono l’Uomo Nero. La mia Destra c’è, e pure io. Anche se per qualcuno è un dispiacere». Gianfranco Fini parla dell’Assemblea dei soci della Fondazione Alleanza Nazionale (e non solo)

Presidente Fini, riassumo per i lettori l’esito dell’Assemblea dei soci della Fondazione Alleanza Nazionale: la Meloni ha vinto e si tiene il simbolo, i 180 milioni di euro della Fondazione non possono essere usati da nessuno per fini politici e lei, Gran Burattinaio dei quarantenni più Alemanno, ha perso...
«Mente spudoratamente chi ha parlato di assalto alla cassa. Giurano di aver sventato una manovra che non è mai esistita, se non nella loro fantasia. Esultano come gli ubriachi per una congiura costruita nelle loro teste. Ma posso capire: devono pur campare e l’onestà intellettuale non sanno cosa sia. Io non sono il Gran Burattinaio, non sono l’Uomo Nero. I giovani quarantenni che hanno animato con la loro proposta l’assemblea non sono dei burattini ed è offensivo pensarli così».
Eppure tutti ad evocare l’ex Capo.
«Sono colpito dall’ossessione degli ex colonnelli per me (leggi La Russa, Gasparri, Matteoli, ndr). Mi tirano in ballo quasi a voler esorcizzare il loro senso di colpa».
Lei ha un andamento carsico. C’è o non c’è? Sta lavorando ad un nuovo cantiere o si è ritirato a vita privata?
«Che io ci sia è noto a tutti e per qualcuno è un dispiacere. Cerco ostinatamente di tenere vivo il dibattito, di inserire qualche virus, qualche idea, che contribuiscano alla nascita di una destra aperta e autonoma di pensiero, una destra di governo che non sia subalterna, come lo è stata sovente, al berlusconismo, e nemmeno alla Lega di Salvini».
La sua è una destra sommersa, per il momento.
«Sì, underground, non rappresentata in Parlamento ma sono molti gli orfani che mi interpellano».
Fratelli d’Italia ha l’ambizione di essere il nuovo e adesso può disporre definitivamente del simbolo.
«Giorgia Meloni dice: “La mia non è la destra di Fini” e io sono perfettamente d’accordo. Milioni di italiani votavano An e oggi non votano Fratelli d’Italia. Lo fanno perché non ne condividono i contenuti che sono quasi sempre una fotocopia sbiadita del leghismo di Salvini. C’è una bella differenza tra l’amor di patria e la difesa delle tradizioni nazionali, che erano nel Dna di An, e il neonazionalismo egoista alla ricerca perenne di nemici: l’euro, la dittatura di Bruxelles, gli immigrati invasori. Quando An indicò la Meloni come vicepresidente della Camera e poi ministro, lei non la pensava così. È lecito cambiare ma non si può pensare che tutti siano disposti ad avere la stessa disinvoltura».
E il simbolo?
«Il simbolo non basta da solo, non si illudano, si ricordino le battaglie per il simbolo nella Dc e nella sinistra per la falce e martello. L’elettorato non ragiona come il ceto politico che si muove per conservare se stesso, l’elettorato ha bisogno di contenuti. Il miglior alleato del partito totalizzante di Ren- zi non è Alfano né Verdini, è il centrodestra incapace di essere alternativa di governo. Un centrodestra che non si interroga sulla crisi di rappresentatività di partiti, sindacati e associazioni e preferisce lanciare la battaglia “tutti insieme contro i comunisti”. Un centrodestra che non ragiona a sufficienza sull’assurdità di una riforma del Senato incentrata sul ruolo fallimentare di regionalismo e federalismo e preferisce denunciare presunti pericoli per la democrazia...».
Peccato che all’Assemblea più che ragionamenti son volati altri stracci.
«Credo che un confronto anche aspro sia salutare per l’intera comunità politica di An. Ma devono volare le idee e non gli insulti».