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 2015  ottobre 05 Lunedì calendario

La vittoria di Nibali al Giro di Lombardia

COMO Le prime tre curve le fa in derapata. Il ginocchio sfiora il guardrail, la bici è parallela all’asfalto: ma non cade. Dopo il quarto tornante s’infila nell’infimo cunicolo che separa un muro da una moto di scorta che ha perso posizione e bussola: ma non si schianta. Sulla salita finale paga il conto della fatica e perde terreno: ma non lo prendono. Ieri, per 19’52”, dal momento in cui ha attaccato superando ogni confine del rischio sulla discesa del Civiglio al traguardo di Como, Vincenzo Nibali ha fatto venire la pelle d’oca a milioni di telespettatori.
Il risultato ripaga ampiamente dei brividi: il siciliano porta a casa Il Lombardia, la prima classica di una carriera già straordinaria. Braccia alzate, lacrime agli occhi, sulla maglia una bandierina tricolore – sfuggita a uno spettatore – che il vento ha sovrapposto a quella stampata sul celeste dell’Astana. Una vittoria che vale triplo: primo successo italiano in una «corsa monumento» dopo otto anni di digiuno, fine di una stagione stregata, riconciliazione con la squadra che ieri ha scritto una pagina da manuale di tattica ciclistica.
Dopo aver dedicato la vittoria alla moglie («Rachele oggi compie gli anni») e issato la figlia Emma sul palco, Nibali parte con l’analisi: «Venerdì scorso avevo fatto una ricognizione accurata, controllando metro per metro lo stato delle strade e prendendo i tempi tra ogni salita e la discesa successiva. Volevo vincere a tutti i costi. In corsa i miei compagni, Rosa e Landa in particolare, hanno scatenato l’inferno fin dalla mattina. E io nel punto più ripido della discesa ho fatto quello che avevo pianificato di fare. Rischi? Calcolati. A parte la moto, naturalmente».
Poi il campione italiano parla di motivazioni: «L’espulsione dalla Vuelta, di cui mi assumo ancora la colpa, è stata la miglior cosa che mi potesse capitare: mi ha dato una rabbia pazzesca che per fortuna ho scaricato sulla bici e non altrove». E ragiona sul percorso: «Un tracciato con salite così dure e ravvicinate è l’ideale per un corridore leggero come me». L’impresa di Nibali, che sul traguardo ha preceduto Moreno e Pinot, ha un valore aggiunto: nella specializzazione estrema del ciclismo contemporaneo, la vittoria di un uomo da grandi giri in una classica in linea è rarissima.
L’ultimo trionfatore di Tour a conquistare Il Lombardia è stato Bernard Hinault, nel lontano 1984. E mentre ieri Nibali (che ha cominciato la stagione a gennaio e la finirà questa settimana ad Abu Dhabi) era in corsa e trionfava, i vari Contador, Froome e Quintana si godono da tempo le vacanze. Dopo le sue meritate vacanze, Nibali farà i programmi per il 2016: «Ci divideremo gli impegni con Fabio Aru ed è un bene perché le gare da vincere sono tante». Oggi il Giro d’Italia annuncia il suo percorso all’Expo di Milano. Il siciliano lo farà, per vincere e preparare le Olimpiadi: per la corsa rosa è già una grande partenza.
Marco Bonarrigo